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Covid, rianimatori contro Arcuri: 'Solo il ventilatore non salva la vita'

Crisanti: "Ci sono competenze difficile da moltiplicare. Perché non si moltiplicano i letti senza utilizzare infermieri e rianimatori".

17 Novembre 2020

Covid, rianimatori contro Arcuri: 'Solo il ventilatore non salva la vita'

"Viene affermato che la pressione sulle terapie intensive sia sostenibile ma in realtà nelle regioni rossi la pressione è quasi insostenibile e in quelle arancioni è molto ma molto pesante. Sostenere che 10.000 ventilatori possano garantire un sufficiente margine per sostenere questa crescita esponenziale di ricoveri in terapia intensiva significa pensare che basti saper accendere un ventilatore per salvare una vita. Purtroppo non è cosi". Così Antonio Giarratano, presidente Siaarti, in un videomessaggio mandato in onda ad Agorà, su RaiTre. La società di anestesisti e rianimatori ha replicato al commissario straordinario, Domenico Arcuri, che aveva affermato che non si registrano pressioni nelle rianimazioni, anche perché i posti sono aumentati fino a 10.000 e attualmente si calcolano circa 3.300 pazienti Covid ricoverati.

"Un posto di terapia intensiva - ha aggiunto il direttore di microbiologia e virologia all'Università di Padova Andrea Crisanti, sempre replicando a quanto detto da Arcuri - non si crea solo accendendo un ventilatore. C'è dietro tutta una struttura, ci sono competenze difficile da moltiplicare. Perché non si moltiplicano i letti senza utilizzare infermieri e rianimatori. Un rianimatore ci vogliono anni a formarlo, e più posti letto segue, più è difficile per lui curare i pazienti". Il professor Crisanti ha poi riportato quello che lui stesso definisce un "paradosso": "più posti aggiuntivi si creano nelle terapie intensive meno pressione c'è e più il virus si diffonde. Così facendo, alla fine della pandemia, si scoprirà che le regioni con più posti in rianimazione avranno fatto più morti".

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