13 Febbraio 2025
Maurizio Landini, segretario CGIL, durante un recente intervento pubblico a Bologna, ha legato la vittoria del Referendum al quesito numero 5 sulla cittadinanza. Delirante ha dichiarato che “vincere significa dare cittadinanza a oltre 2,5 mln di persone che non ne hanno diritto” e si tratterebbe di “produrre un cambiamento sociale in Italia e in Europa”
“Se vinciamo il referendum sulla cittadinanza – ha dichiarato Landini – il giorno dopo il tuo voto avrà garantito questo diritto a 2 milioni e mezzo di persone che altrimenti non lo avrebbero avuto”. Parole che svelano l’obiettivo politico e ideologico del leader sindacale: trasformare il referendum in un grimaldello per estendere la cittadinanza in modo massiccio, aggirando il dibattito parlamentare e spostando l’asse della politica su un terreno fortemente divisivo.
Ma Landini non si ferma qui. Il suo intervento si allarga all’economia, alla natalità, all’industria e persino all’innovazione, con un chiaro invito ad accogliere e integrare flussi migratori per “salvare” il sistema sociale italiano. “Abbiamo bisogno non solo che aumentino le nascite, ma anche di saper accogliere persone che vengono da altri Paesi nel nostro. Abbiamo bisogno della loro intelligenza e della loro competenza”, ha detto, definendo questo processo come necessario per garantire pensioni, sanità e tenuta del tessuto produttivo nazionale.
Un discorso che, nelle intenzioni, vuole apparire come lungimirante, ma che rischia di apparire ideologico, scollegato dalle reali priorità di milioni di cittadini italiani alle prese con stipendi bassi, inflazione, disoccupazione giovanile e servizi pubblici in sofferenza. L’idea che un referendum possa cambiare l’assetto sociale del Paese, addirittura l’intero “modello sociale e politico”, come dichiarato esplicitamente da Landini, è l’emblema di come il voto venga presentato come uno strumento per operare trasformazioni radicali senza un confronto democratico autentico, da parte della sinistra.
Landini ha concluso il suo intervento con un appello militante: “Abbiamo bisogno che ognuno di noi, nei prossimi mesi e nelle prossime settimane, nel lavoro e nel tempo libero, in ogni luogo, svolga questa funzione. Attraverso il voto e quindi attraverso la democrazia, possiamo costruire un cambiamento che aprirà la strada in Italia e in Europa a un nuovo modello sociale e politico”.
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