26 Settembre 2023
È stato il “presidente dell’austerità”. Fautore convinto delle politiche di austerity, dei vincoli di bilancio e della privatizzazione della maggior parte dei servizi pubblici essenziali, ma Giorgio Napolitano (scomparso lo scorso 22 settembre a 98 anni), in 9 anni al Quirinale, ha avuto al suo servizio uno stuolo di maggiordomi, segretari, autisti e bodyguard. Tutti per lui (e per i figli). Non proprio una politica di austerity.
“Occorre un grande sforzo”, diceva Napolitano ai tempi della presidenza della Repubblica. “Fatto di sacrifici. Anche per italiani dei ceti meno abbienti”. Sacrifici. Austerità. Fiscal compact. Recessione. “I sacrifici devono farli tutti, a cominciare dai politici”, era il monito di Napolitano. Peccato che lui, politico di vecchia data, non avesse tagliato alcuni privilegi per se stesso. Per esempio l’ex capo dello Stato aveva usufruito di un ufficio 100 metri quadri con 15 persone alle sue dipendenze, con un’automobile a disposizione anche dei figli Giovanni (che vive a Ginevra, in Svizzera) e Giulio, docente di diritto amministrativo all’università Roma Tre.
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