21 Marzo 2024
Andrea Canonico, Head of welfare solutions di Aon, in occasione della prima edizione dell'Aon Wellbeing Week, ha dichiarato a Il Giornale d'Italia:
"“Aon Wellbeing Week 2024: quattro giorni direi per noi entusiasmanti. I primi tre legati a valorizzare quello che per noi è il Wellbeing interno alla nostra azienda con una serie di iniziative per andare a raccontare ai giovani, che sono appena entrati nel nostro mondo del lavoro, ma anche per chi è già in azienda da un po’ di anni, con quelli che sono i nostri pilastri del benessere in azienda, ovvero: fisico, emotivo, psicologico, finanziario. Nella giornata conclusiva, quella di oggi, abbiamo invitato circa 150 nostri clienti ad ascoltarci, per raccontargli quello che facciamo: il nostro business è quello di costruire iniziative di welfare che rispondano alle esigenze e ai bisogni dei dipendenti delle nostre aziende clienti. Perciò quale miglior test se non i nostri 2000 colleghi? Oggi, quindi, è il momento di raccontare a tutti i nostri clienti che cosa facciamo, come ascoltiamo le nostre aziende, come analizziamo i dati e poi come mettiamo in pratica quelle strategie per migliorare il benessere in azienda”.
Cosa significa per voi star bene in azienda?
“Per noi star bene in azienda in realtà è un concetto molto semplice, ma è molto difficile da mettere in atto. Star bene in azienda per noi vuol dire inserire all'interno del capitale umano, quindi dei lavoratori, le giuste iniziative di benessere nel momento giusto e con un timing corretto. Il mondo dei benefit oggi è estremamente variegato, per cui risulta difficile selezionare quelli che sono i servizi che più rispondono ai bisogni e alle necessità dei lavoratori, perciò per noi star bene in questo momento - lo dico da responsabile della divisione Welfare - vuol dire suggerire alle nostre aziende i migliori benefit nel momento giusto. Per noi star bene in azienda vuol dire quello che è forse il concetto più semplice e anche un po’ antico: avere un giusto equilibrio tra vita privata e vita lavorativa. Noi non vogliamo che i nostri benefit siano un modo per far sì che il lavoratore dica «Mi forniscono questi strumenti così lavoro di più», ma anzi vuol dire lavorare meno e star meglio”.
Come concretamente lavorate per raggiungere il benessere aziendale?
“Ovviamente in questo caso la tecnologia per noi è fondamentale: siamo in grado di offrire servizi su tutto il territorio italiano proprio perché ci occupiamo in estrema sintesi di erogare piattaforme. Sono piattaforme per la gestione delle spese sanitarie, piattaforme per la gestione di servizi non assicurativi come flexible benefit, dove i dipendenti possono comprare o chiedere rimborso di servizi secondo quelle che sono le dinamiche del Testo unico delle imposte sui Redditi, questo significa aumentare la capacità d'acquisto dei lavoratori. Come? Creando delle aggregazioni di nostre società clienti che possono consentire ai lavoratori di comprare i loro prodotti a prezzo scontato. Significa creare network di tipicamente studi odontoiatrici, quindi dentisti, ottici, fisioterapisti, strutture sanitarie, per consentire ai familiari e ai dipendenti di accedere a cure a un prezzo calmierato rispetto a quello al pubblico. E significa anche poi costruire piani di wellbeing, come si è detto oggi molto tailor made, per cui ascoltare i dipendenti, ascoltare l'azienda e creare servizi specificatamente per quel territorio, per quella popolazione, e per quello che è il bisogno di quel momento”.
Su cosa ci sarà da lavorare nel 2024?
“È una domanda facile ma la risposta è difficile: oggi quello su cui dobbiamo lavorare di più è la comunicazione. Oggi c'è un grandissimo divario di percezione tra quello che l'azienda è convinta di fare per i dipendenti e quello che è il percepito poi del lavoratore. Facciamo tante analisi di questo tipo, ne cito una: Ho intervistato circa 3000 aziende e altrettanti lavoratori, chiaramente della stessa azienda, aziende che all'88% erano convinte di fare x attività sui nostri pilastri del benessere; Stessa domanda posta al lavoratore solo il 40% dei dipendenti diceva «La mia azienda fa questo per me». Quindi quello su cui ci vogliamo oggi concentrare è modificare lo storytelling delle aziende internamente e modificare quindi anche il nostro storytelling e come poterle supportare per cercare di colmare questo gap”.
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