19 Dicembre 2025
A Gaza 2 gruppi di coloni israeliani legati all’organizzazione ultranazionalista Nachala hanno fatto irruzione nella Striscia piantando bandiere di Israele nei pressi degli ex kibbutz di Morag e Kfar Darom, prima di essere fermati ed espulsi dalle Forze di Difesa Israeliane.
2 gruppi di attivisti coloni dell’organizzazione di insediamento Nachala hanno attraversato Gaza giovedì, segnando l’ennesimo tentativo degli ambienti ultranazionalisti israeliani di imporre una presenza ebraica permanente nell’enclave palestinese approfittando del genocidio.
In serata, diverse decine di uomini, donne, bambini piccoli e neonati appartenenti a uno dei quadri di insediamento del gruppo si sono radunati attorno a una grande bandiera israeliana, come mostrato in una foto diffusa dallo stesso movimento, in una messa in scena dal forte valore propagandistico.
Gli attivisti hanno piantato la bandiera in un sito che l’organizzazione ha dichiarato trovarsi nei pressi dell’ex insediamento di Morag, nella parte meridionale del territorio. In precedenza, un altro gruppo di Nachala aveva attraversato la Striscia e piantato una bandiera che, secondo l’organizzazione, si trovava nel sito dell’ex kibbutz e insediamento di Kfar Darom, nella zona centrale di Gaza.
Le Forze di Difesa Israeliane (Idf) hanno dichiarato di essere intervenute per rimuovere gli attivisti e impedire ad altri di entrare nel territorio, bloccando un’azione che avrebbe potuto aggravare ulteriormente le tensioni già altissime nell’area.
L’ingresso a Gaza e la missione di piantare bandiere rientrano nella strategia di Nachala, che da tempo promuove apertamente la creazione di nuovi insediamenti ebraici nella Striscia e sostiene l’espulsione dei palestinesi dall’enclave. Il gruppo fa campagna per l’insediamento ebraico all’interno di Gaza fin dai primi mesi del genocidio a Gaza.
L’obiettivo dichiarato è la ricostituzione degli insediamenti di Gush Katif, evacuati completamente durante il ritiro unilaterale israeliano del 2005. Secondo osservatori politici, la guerra in corso contro Hamas viene sfruttata dal movimento come occasione per spingere il governo israeliano verso scelte irreversibili di colonizzazione.
“È proprio ora che dobbiamo dire a voce chiara ciò che è ovvio: Gaza appartiene al popolo di Israele”, ha dichiarato la leader di Nachala, Daniella Weiss. “Dobbiamo iniziare a insediarci a Gaza ora”, proseguendo sulla linea genocida.
Poco più di una settimana prima dell’inizio del cessate il fuoco di ottobre di quest’anno, Nachala aveva già tentato un’iniziativa simile senza entrare direttamente nella Striscia, allestendo un accampamento vicino al confine e chiedendo al governo il permesso di celebrare la festività di Sukkot sulle rovine dell’ex insediamento di Nisanit.
Prima della sua attuazione, il gruppo ha definito il piano Trump per porre fine al genocidio “una terribile capitolazione” che, “se attuata, porterà al prossimo massacro”, ribadendo una posizione che esclude qualsiasi soluzione politica o diplomatica.
Nachala ha infine insistito sul fatto che “l’unica vittoria è la conquista di tutta Gaza, l’espulsione del nemico; è già stato dimostrato che tutti i gazawi sono il nemico, e l’insediamento ebraico in tutta la Striscia di Gaza”, una visione apertamente genocida che trova però ascolto in settori del governo israeliano.
Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha infatti definito Gaza “una parte inseparabile” di Israele, mentre altri ministri e parlamentari continuano a spingere per l’imposizione di un governo militare e per il ritorno degli insediamenti, alimentando uno scenario di occupazione permanente e ulteriore escalation.
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