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Chi è Taleb Al Abdulmohsen, lo psichiatra saudita e anti-Islam di 50 anni dietro l’attacco al mercatino di Natale di Magdeburgo - VIDEO

Il 20 dicembre un’auto, guidata a tutta velocità, si è scagliata contro la folla, uccidendo cinque persone, tra cui un bambino, e ferendo oltre 200 individui, 40 dei quali in condizioni critiche

21 Dicembre 2024

Il mercatino di Natale di Magdeburgo, nella Germania orientale, è stato teatro di un tragico attentato compiuto da un uomo di 50 anni di nome Taleb Abdulmohsen. Il 20 dicembre 2024 un’auto, guidata a tutta velocità, si è scagliata contro la folla, uccidendo cinque persone, tra cui un bambino, e ferendo oltre 200 individui, 40 dei quali in condizioni critiche. Il responsabile, Taleb Abdulmohsen, è uno psichiatra di 50 anni di origine saudita, ha lasciato dietro di sé un quadro complesso fatto di ideologie, problemi personali e contraddizioni.

Il profilo di Taleb Abdulmohsen

Taleb Abdulmohsen viveva in Germania dal 2006, dove era arrivato come richiedente asilo politico, sostenendo di essere perseguitato in Arabia Saudita per il suo rifiuto dell’Islam. «Sono il più aggressivo critico dell’Islam nella storia», dichiarò in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung nel 2019, spiegando che la sua opposizione alla religione lo aveva costretto a lasciare il suo Paese. «Per questo sono stato minacciato: volevano “macellarmi” se fossi tornato in Arabia Saudita», aggiunse.

In Germania, Abdulmohsen aveva costruito una vita professionale apparentemente stabile. Specializzato in psichiatria e psicoterapia, lavorava presso una clinica nella cittadina di Bernburg (Saale), a circa 46 chilometri da Magdeburgo. Era anche attivo nel settore forense, dove si occupava di detenuti con problemi di dipendenza. Bernburg, con i suoi circa 32.000 abitanti, era anche il luogo dove risiedeva.

Nonostante un passato privo di legami con ambienti radicali o estremisti, le analisi post-attentato hanno rivelato una personalità complessa e controversa, descritta dagli esperti come «caotica». Questo termine è usato per definire individui che mescolano motivazioni personali e ideologiche, rendendoli capaci di atti violenti.

Abdulmohsen si era distinto per il suo attivismo, creando una piattaforma online per aiutare donne saudite a ottenere asilo in Europa. Tuttavia, il suo impegno sociale si mescolava a una crescente radicalizzazione retorica. Un presunto profilo social associabile a lui mostra contenuti critici verso l’Islam e accuse contro la Germania, come: «La Germania caccia le richiedenti asilo saudite dentro e fuori dal Paese per distruggere le loro vite» e «La Germania vuole islamizzare l’Europa».

Alcuni post lo collegano anche a posizioni di estrema destra, con dichiarazioni di supporto per il partito tedesco AfD e la diffusione di immagini controverse, come una manipolazione fotografica dell’ex cancelliera Angela Merkel con la scritta: «I destroyed Europe». Il suo profilo mostrava inoltre un’immagine di un’arma automatica con la didascalia «Usa».

Il lato oscuro della personalità di Abdulmohsen

Una testimonianza significativa proviene dall’attivista saudita-americana Nora Abdulkarim, che nel 2017 incontrò Abdulmohsen mentre si occupava del caso di una donna rimpatriata forzatamente in Arabia Saudita. «Mi è sembrato aggressivo, egocentrico, paranoico, instabile, con metodi dubbi», racconta l’attivista, aggiungendo che Abdulmohsen le aveva parlato di dispute legali con le autorità tedesche.

In un messaggio pubblicato sui social il 14 dicembre 2024, pochi giorni prima dell’attentato, Abdulmohsen scriveva: «Se sarò assassinato la responsabilità sarà dei tedeschi e se daranno la colpa a Daesh è una bugia. In nove anni non ho mai ricevuto minacce da loro (Isis, ndr), bensì da simpatizzanti del governo saudita».

Queste affermazioni si inseriscono in un quadro più ampio di teorie complottistiche. In un’intervista apparsa su un blog statunitense, citata da Spiegel, accusava il governo tedesco di perseguitare gli ex musulmani sauditi in tutto il mondo, mentre avrebbe accolto jihadisti siriani. Inoltre, esprimeva ammirazione per figure controverse come Alex Jones, Tommy Robinson e Elon Musk.

L’attacco e le domande ancora aperte

Poco dopo l’attentato, Abdulmohsen ha pubblicato un video in cui si identifica come il responsabile. Nel filmato, accusa il governo tedesco di «perseguitare attivamente e criminalmente» i critici dell’Islam. Tuttavia, le sue motivazioni rimangono sfuggenti. Gli investigatori stanno cercando di capire se abbia agito come emulatore di attacchi terroristici, scegliendo un obiettivo altamente simbolico come il mercatino di Natale, o se vi fossero altre motivazioni personali.

L’attentato ha riportato alla memoria tragedie simili, come quella di Berlino nel 2016, quando un camion guidato da un terrorista islamista uccise 12 persone. Tuttavia, il caso di Abdulmohsen si distingue per l’assenza di un chiaro legame ideologico o organizzativo.

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