Sabato, 06 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Mostra Pino Pascali, Fondazione Prada rende omaggio e ospita 49 opere del grande artista italiano - VIDEO

Fu uno dei primi artisti ad usare materiali per la scultura inusuali quali l’acqua, la terra, oggetti del quotidiano in uso e disuso trasformandoli appunto in emozioni ed in sculture contemporanee dando pure il nome a ciascuna opera

05 Aprile 2024

Pascali è uno dei maggiori artisti di quella che possiamo considerare l’avanguardia storica che negli anni sessanta ha dato vita a nuovi e dirompenti movimenti culturali che hanno coinvolto ed influenzato tutta la futura arte contemporanea.

Iniziò come scenografo abbandonando la Puglia per approdare studiando scultura in una Roma carica di fermenti artistici influenzati dalla novità della Pop Art americana e subito, abbandonate le influenze pop dei suoi primi lavori presenti nella sala uno dell’importante mostra a lui dedicata, ecco che nelle poche mostre personali da lui sostenute appare questa sua grande attenzione per i materiali trovati, grazie alla modernità dei nuovi prodotti proposti come uso quotidiano apparsi sul mercato. Sbaraglia il precedente concetto di scultura per crearne una contemporanea. Si appropria dell’eternit, del polistirolo, della paglietta d’acciaio, della plastica che le massaie usano nello scopino di cucina e li trasforma in scultura. Alcuni storici dell’arte gli attribuiscono la paternità del seme di quella corrente che verrà di poi chiamata “Arte Povera”, personalmente lo considero così fuori dalle regole della scultura che con il suo lavoro si è meritato di essere considerato nella storia dell’arte un artista con la A maiuscola. Il suo escursus creativo durò purtroppo molto, troppo poco: iniziò ad esporre lanciando il suo personale messaggio innovativo nel 1965 ed un tragico incidente in motocicletta interruppe nel 1968 la sua creatività insieme alla sua vita. Nello stesso anno muore pure un altro grande della storia dell’arte: Lucio Fontana.

Fu appunto uno dei primi artisti ad usare materiali per la scultura inusuali quali l’acqua, la terra, oggetti del quotidiano in uso e disuso trasformandoli appunto in emozioni ed in sculture contemporanee dando pure il nome a ciascuna opera: un vero e proprio messaggio di avanguardia totale. La mostra che ha richiesto un grande sforzo di ricerca per la curatela, con il difetto in alcuni casi di ready mail di opere, ben presenta l’iter artistico di Pascali ricostruendo gli spazi ove espose nelle gallerie che lo ospitarono nel suo breve escursus artistico. Cominciò alla Galleria La Tartaruga  nel 1965 in Roma di poi alla Gallera l’Attico sempre nella città eterna nel 1966 e nello stesso anno alla  Galleria Enzo Sperone in Torino e l’ultima sua personale di nuovo alla Galleria l’Attico nel 1968.

Mentre la XXXIV Biennale di Venezia del 1968 gli assegnò una stanza che ospito forse le sue ultime opere. Molto interessante pure la sala nella quale sono esposte opere di quegli artisti che hanno condiviso le avventure di quel tempo con Pino Pascali: nel grande salone veniamo accolti da lavori di Mario Ceroli, Giuliano Fabbro, Alighiero Boetti, Agostino Bonalumi, Jannis Kounellis, Piero Gilardi, Eliseo Mattiacci, Gianni Piacentino e Michelangelo Pistoletto che ben danno il sapore di quel momento. Mi chiedo perché la buona idea di coinvolgere in video sparsi nelle varie sale, grazie ai quali si può vedere ed ascoltare interventi di storici dell’arte o direttori di musei, debbano essere in inglese e di poi con eventuali traduzioni ? L’attenzione al cliente, ricordo che siamo in Italia, mi pare che o sia una disattenzione o una curiosa forma di snobismo. Sicuro è la disattenzione di organizzare una inaugurazione serale in una città ove è praticamente impossibile trovare a quell’ora un taxi per andare o tornare da un luogo periferico ove ha sede questa importante fondazione che tanto fa per la cultura. Dopo aver preso la metropolitana, ci si aspetterebbe almeno per la serata inaugurale all’uscita taxi a disposizione o navette- anche a pagamento - ma che si trovino, invece a piedi o con un bus per raggiungere la Fondazione Prada.

Consiglio, andate a vedere la interessante mostra di giorno e non in orari di punta, potrete così in taxi giungere agevolmente.

Di Daniele Crippa.

Seguici su

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti