27 Ottobre 2025
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha rilasciato dichiarazioni choc in merito al nuovo filone di indagini sul delitto di Garlasco. Nordio ha affermato che "a volte bisogna avere il coraggio di arrendersi" e che, dopo 20 anni dalla tragedia, le risposte su questa non sono più dovere dei giudici, ma "degli storici".
Al Salone della Giustizia di Roma, il ministro della Giustizia Carlo Nordio è intervenuto sul complesso caso dell’omicidio di Chiara Poggi, riacceso da una nuova inchiesta dopo quasi vent’anni. "A un certo punto bisogna avere il coraggio di arrendersi", ha dichiarato, sottolineando la difficoltà di ricostruire una verità giudiziaria a distanza di decenni, soprattutto quando si tratta di indagini tecniche, come quelle basate su analisi del Dna.
Nordio ha definito “un paradosso” la situazione attuale: "C’è una persona in carcere da anni (Alberto Stasi, condannato a 16 anni nel 2015) e un’altra oggi indagata per lo stesso delitto". L’unico nuovo indagato è Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, già archiviato in passato. "Se uno dei due procedimenti si rivelasse infondato, le conseguenze sarebbero gravissime", ha osservato il ministro, aggiungendo che "le persone sono confuse, ma i pm che indagano oggi sono serissimi".
Le sue parole hanno scatenato reazioni immediate. Matteo Renzi le ha definite “sconcertanti”, accusando Nordio di voler “arrendersi all’ingiustizia”. Il ministro ha poi precisato di non voler delegittimare la nuova inchiesta, ma solo ricordare che, dopo decenni, la verità processuale rischia di diventare impossibile da ricostruire.
"Nel campo della giustizia spettacolo ci siamo da anni. Ma dopo venti o trent’anni, forse, certe risposte vanno lasciate agli storici, non più ai tribunali", ha concluso Nordio.
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