05 Giugno 2025
"Qui ballano trent’anni di galera, rido". È una frase che lascia il segno, pronunciata da Andrea Sempio l’11 febbraio 2017 mentre guida da solo, il giorno dopo essere stato interrogato dai magistrati sull’omicidio di Chiara Poggi. Un soliloquio catturato dai microfoni ambientali, tra riflessioni, sbadigli e battute amare, che restituisce lo stato d’animo di un indagato in bilico.
La risata rompe il silenzio, esplodendo in cuffia. "Che da un lato ti fanno ridere, dall’altro… Quando pensi che… però c’è in ballo trent’anni di galera… Una pena minima di ventun anni…". È l’11 febbraio 2017 e Andrea Sempio, indagato all’epoca per l’omicidio di Chiara Poggi, si lascia andare a un flusso di pensieri a voce alta mentre è alla guida.
Il giorno prima, Sempio era stato interrogato dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dalla pm Giulia Pezzino. A distanza di poche ore, i microfoni ambientali registrano un suo monologo. Parla da solo, riflette ad alta voce sull’accusa di omicidio che lo sfiora e sull’articolo del codice penale che potrebbe travolgerlo: "Il 575, sì, però… lo so che è brutto trovarsi davanti questo articolo, il 575, o il 474...".
Ad ascoltarlo c’è il luogotenente Silvio Sapone, capo della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Pavia. Sarà lui a redigere il brogliaccio dell’intercettazione, ma nel verbale ufficiale riporterà soltanto la frase più eclatante, quella che evoca "trent’anni di galera".
Eppure, in quei minuti registrati, c’è dell’altro. Un passaggio confuso, ma significativo, riemerge dagli audio numero 113 e 114: "Fanno a me domande su altri casi come quello di Bossetti (l’assassino di Yara Gambirasio, incastrato proprio dal dna, ndr). Fanno a me domande di genetica su come funziona il dna, su come funzionano, non lo so, gli aplotipi, quelle robe lì. Fan domande a me su questo!".
Un’ulteriore frase, meno chiara ma presente nelle registrazioni, rafforza l’idea del disagio provato in quelle ore: "Fatto a me domanda di genetica su come funziona il dna".
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