03 Giugno 2025
Due trolley e uno zainetto. Un passo calmo, determinato, verso un’unica destinazione: l’aeroporto Marconi. È così che le telecamere di sorveglianza riprendono Gennaro Maffia, 48 anni, mentre lascia l’abitazione di Piazza dell’Unità a Bologna subito dopo quello che gli inquirenti definiscono un efferato duplice omicidio. Le vittime sono i suoi coinquilini, Luca Monaldi, 54 anni, originario di Arezzo, e Luca Gombi, 50 anni, bolognese, sposati civilmente dal 2023.
Secondo la ricostruzione della Squadra Mobile, Maffia avrebbe agito all’alba del giorno precedente, armato di un grosso coltello da cucina. L’uomo, nato in Venezuela da genitori italiani e in affitto da circa un anno nella casa della coppia, non avrebbe accettato l’idea di doverla lasciare. La coppia, infatti, aveva venduto l’appartamento per trasferirsi in campagna.
“Era preoccupato perché non riusciva a trovare un’altra casa”, ha raccontato il cugino Giovanni Sacco, residente a Bologna. E ancora: “Era in ansia, non stava bene. Venerdì ero venuto qua. I due signori gli hanno promesso una buona uscita e io lo avevo incoraggiato dicendogli che con quei soldi poteva portare la moglie in Italia...”.
Il movente sembrerebbe dunque ruotare attorno alla disperazione per un imminente sfratto e per l’impossibilità di trovare un'altra sistemazione. Ma la reazione è stata spropositata e brutale: Monaldi e Gombi sono stati massacrati. A uno è stata tagliata la gola, all’altro il basso ventre è stato dilaniato.
Dopo il delitto, Maffia si è diretto verso l’aeroporto e ha preso un volo per Barcellona. La fuga, però, è durata poco: la polizia italiana lo ha identificato rapidamente – il suo nome era ancora sul citofono – e le autorità spagnole lo hanno fermato nella città catalana, dove probabilmente sperava di riparare in Venezuela.
Nel quartiere Bolognina, dove si trova il palazzo teatro del crimine, la notizia ha lasciato tutti sconvolti. “Sono 50 anni che abito qua e ci abitavano anche loro: prima c’erano i nonni, poi i genitori” racconta una vicina parlando della famiglia Gombi. “Erano persone tranquille: venivano spesso nel mio locale”, ha detto il titolare di un ristorante della zona.
Gombi, radicato da sempre a Bologna, condivideva la casa con Monaldi, trasferitosi in città da Terontola, una frazione del comune di Cortona, nell’Aretino. Qui il 54enne aveva lavorato per anni nel negozio di calzature di famiglia e come ambulante nei mercati della Valdichiana e del Trasimeno. A Bologna si era ricostruito una nuova vita, lavorando saltuariamente in una casa di cura e vivendo con il compagno.
Ora, l’uomo che condivideva con loro l’appartamento è accusato di duplice omicidio volontario.
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