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Vannacci, VIDEO virale del discorso di commiato al 9° Rgt col Moschin: “Io sono del 9°, gli arditi, e me ne frego!”, ma era Angelucci

Il discorso attribuito al generale Vannacci, è in realtà stato pronunciato dal colonnello incursore Giuliano Angelucci il 28 settembre 2018 durante la cerimonia di fine comando. Un discorso la cui paternità è del capo di Stato Maggiore dell'Esercito Salvatore Farina e che è intriso di orgoglio e senso di appartenenza a un gruppo che tutto dà, finanche la vita, per la Patria e la Bandiera

23 Agosto 2023

È diventato virale sul web un video in cui un militare del 9° reggimento d’assalto col Moschin, legge un discorso di commiato dal comando del reparto. In tanti hanno attribuito quel discorso al generale di divisione Roberto Vannacci, che a suo tempo, dal 2011 al 2013, ha comandato il gruppo, in realtà a pronunciare quelle parole così cariche di orgoglio è stato il colonnello incursore Giuliano Angelucci, durante la cerimonia per la fine del suo incarico di comandante, il 28 settembre 2018.

Il discorso di commiato integrale pronunciato dal colonnello Angelucci

"Io sono del 9, io sono del 9", quattro semplici parole in cui è racchiusa la grandezza del 9 Reggimento d'Assalto "Col Moschin"; IL reparto. Una breve frase che in realtà rappresenta la maestosità del senso di appartenenza a questo reparto, IL reparto. "Io sono del 9" a significare che non esiste il "mio 9", il "tuo 9", il "nostro 9", il 9 non appartiene a nessuno di noi; tutti noi apparteniamo al 9: IL reparto. Il 9 appartiene esclusivamente all'Esercito e alla nostra amata Italia. "Io sono del 9", il 9 Reggimento d'Assalto, IL reparto per il quale si deve provare un unico puro e rispettoso sentimento: l'amore incondizionato, uno stadio evoluto dell'amore in cui si offre benevolenza a prescindere del tipo di sentimento nel quale non esistono "come mai", "forse", "se", "ma", "perché".

"Io sono del 9". Il reparto erede delle tradizioni degli Arditi del 9 Reparto d'Assalto della Prima Guerra Mondiale e del 10 Reggimento Arditi della Seconda Guerra Mondiale dal quale ereditò la Bandiera di Guerra, l'impeto, l'audacia ed il coraggio degli Arditi che implacabili assaltavano le posizioni nemiche donandoci un'eredità indelebile e troppo spesso dimenticata che noi cerchiamo di onorare ogni giorno. Lo facciamo perché assolutamente fieri ed orgogliosi di questo lascito e del legame indissolubile con le origini che sono le nostre fondamenta.  Sono schierati di fronte a voi gli eredi di tale patrimonio.

"Io sono del 9": IL reparto fiero rappresentante dell'etica militare, leale e fedele alla propria missione ed al proprio giuramento. Reparto creato per l'unico scopo di vincere ad ogni costo per neutralizzare la minaccia, per difendere la Patria, per salvaguardare le libere Istituzioni.

"Io sono del 9": IL reparto impiegato, fra l'altro, ininterrottamente - per circa 15 anni - nei teatri operativi di interesse a volte molteplici, schierando sia unità esclusivamente composte dal personale di reparto sia il cosiddetto "frame work" delle Special Operation Trance Forces Interforze.

"Io sono del 9". Dico subito, a scanso di equivoci che il 9 Reggimento d'Assalto "Col Moschin" è IL reparto di punta, il più grande reparto, il più capace, il più stimato, il piano mirato non solo dell'Esercito Italiano. Incursori, voi siete l'onore dell'Esercito e delle Forze Armate italiane, anche di tutta Italia.

Voi direte: "è chiaro che dici questo, sei il Comandante del 9". Ma queste parole non sono le mie, queste parole le ha dette il signor Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale Salvatore Farina, il 24 Giugno 2018.

"Io sono del 9". Fieri figli di quell'Italia che costantemente adempie alle proprie responsabilità, assolvendo ai propri doveri, ai propri compiti istituzionali e le missioni assegnate senza esitazioni - a prescindere - e, fedeli alle parole del Capitano Zaninelli diciamo: "Signor Comandante, io me ne frego; si fa ciò che si ha da fare per la Patria”.

“Signor Comandante, io me ne frego”, le origini del motto

Nel discorso pronunciato da Angelucci, la cui paternità è in realtà del capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Salvatore Farina, viene riportato il celebre motto dannunziano “Me ne frego”.

Attribuito spesso a matrice fascista, il motto ha in realtà radici ben più lontane che nulla hanno a che vedere con il fascismo.

Gabriele D’Annunzio fece il suo il motto durante l’esperienza fiumana tra il 1919 e il 1929, tant’è che lo fece ricamare in oro sul gagliardetto azzurro dei legionari fiumani.

Ma da dove ha tratto il motto Gabriele D’Annunzio? “Me ne frego”, fa parte di un’espressione più complessa pronunciata per la prima volta il 15 giugno 1918, a fine della prima guerra mondiale (quando il fascismo ancora non esisteva) dal Capitano Piero Zaninelli, che fu convocato dal suo superiore che gli chiese di attaccare gli austriaci per liberare la “Casa Bianca” sul Montello. Il superiore specificò a Zanizelli che si trattava di una missione molto pericolosa e lui, con grande spirito di abnegazione verso la Patria rispose: “Signor comandante io me ne frego, si fa ciò che si ha da fare per il re e per la patria”.

Zaninelli cadde proprio in quella battaglia, come riportato nelle motivazioni della medaglia d’argento al valor militare alla sua memoria: “colpito a morte da mitragliatrice nemica alla testa degli arditi della sua compagnia, dopo averli per tre volte condotti all'assalto di munita posizione nemica al canto dell'inno del battaglione. Montello 15 giugno 1918”.

Da allora la casa bianca sul Montello, si chiama “Casa Zaninelli”.

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