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I 3 temi che non interessano al Governo ma che possono far saltare l'Italia

Sblocco dei licenziamenti, prestiti garantiti dallo Stato e calo demografico. Su questi tre aspetti il Governo tace, ma è da qui che dipende il futuro dell'Italia

20 Dicembre 2020

I 3 temi che non interessano al Governo ma che possono far saltare l'Italia

Piazza del Duomo durante una giornata di lockdown - Fonte: LaPresse

Continuano i dissidi interni alla maggioranza. Il Mes, il Recovery Plan e la richiesta di un rimpasto. Palazzo Chigi è ormai alle prese da settimane con questi nodi cruciali che non riesce a sciogliere, complici anche le posizione radicalmente diverse su cui si posizionano le diverse forze della maggioranza, dal PD al M5S fino a Italia Viva, mai realmente d’accordo su nessuno dei temi affrontati fino ad oggi dal Governo. 

Tra la pandemia causata dal Covid-19 e la corsa alle chiusure prima e al vaccino poi, sembra che si sia perso il senso della reale situazione nel Paese. Sono mesi che l’esecutivo non parla di problemi che a breve potrebbero pesare come macigni sul futuro dell’Italia. I temi sono tre: la bolla finanziaria legata ai prestiti garantiti dallo Stato, lo sblocco dei licenziamenti pronto a scattare appena il Governo lo permetterà e il calo demografico in corso. 

Il debito pubblico che blocca il Paese 

Alla base di tutto c’è l’enorme debito pubblico che pesa sulle nostre spalle. Ormai nel Paese, il rapporto tra anziani e pensionati è di 5 a 1, motivo per cui c’è da domandarsi come reagirà il welfare pubblico nel momento in cui non si saprà come pagare le pensioni. In tutto questo, il capitolo legato ai prestiti è parecchio preoccupante. Ci sono circa 150 miliardi di euro erogati a vari soggetti e coperti da garanzie pubbliche. Solitamente, come mette in luce Il Sole 24 Ore, il 10% dei prestiti si trasforma in crediti deteriorati, ovvero non ripagati. Essendoci di mezzo una pandemia, ci si aspetta che questa cifra cresca esponenzialmente, rischiando di pesare tantissimo sulle casse dello Stato, già a corto di liquidità. 

Per mesi si è poi nascosto dietro alla Cassa integrazione straordinaria il problema dei licenziamenti. Appena scoppiata la pandemia, il Governo ha imposto il blocco ai licenziamenti che però, non appena il Covid-19 sarà superato, scatterà. Si parla di oltre un milione di disoccupati solo nelle piccole medie imprese, con una reazione a catena su tutta l’economia nazionale che ha tutta l’aria di trasformarsi in catastrofe. Il risultato sarebbe l’imposizione di nuove misure assistenziali e grossi incentivi ad assumere che comporterebbero però una notevole crescita del welfare, aumentando di conseguenza il debito. 

Il Recovery Plan può essere il punto di partenza, ma non basta 

La situazione si mostra in tutta la sua gravità se pensiamo anche al calo demografico a cui il Paese sta assistendo. Un welfare sotto stress per l’aumento dei richiedenti di servizi assistenziali necessita di maggiori entrate, che però dovrà fare i conti con una progressiva riduzione del numero dei contribuenti. Per l’Italia le risorse in arrivo da Bruxelles con il Recovery Plan sono davvero l’ultima spiaggia. Sia chiaro che i 200 miliardi serviranno per la ripresa economica e la crescita di quei settori martoriati, ma non basteranno certamente a sistemare tutto il resto, su cui è necessario un ripensamento strutturale che parta da Roma e si estenda a tutto il Paese. 

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