21 Novembre 2020
Domenico Arcuri è una di quelle persone che sono riuscite a trasformare il Covid-19 in un'opportunità. Dal 2007, il nuovo supercommissario per la gestione dell’emergenza Covid-19, è a capo di Invitalia, l’agenzia che si occupa della gestione degli investimenti pubblici.
A marzo, Conte ha nominato Arcuri Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure sanitarie di contenimento e contrasto all’epidemia. Da quel momento, l’operato di Arcuri è finito più volte sotto accusa, vista l'incredibile serie di ritardi e promesse non mantenute che si sono susseguite. Nonostante ciò, subito dopo la fine della prima ondata, a chi gli domandava come fosse possibile che per mesi il Paese fosse rimasto sprovvisto di mascherine, tamponi e quant’altro, Arcuri rispose: “Abbiamo fatto tutto in 85 giorni. Per una volta sarebbe bello se tutti ci accorgessimo che siamo stati straordinari”. Visto lo stato in cui l’Italia si è presentata a gestire la seconda ondata autunnale, sicuramente all’affermazione del Commissario si potrebbe ribattere.
Il fatto è che, come sottolineato oggi dal Corriere della Sera, Arcuri è diventato un factotum governativo. A lui sono stati affidati tantissimi compiti e responsabilità. L’ultimo, e forse il più importante, riguarda l’onere di provvedere alla distribuzione dei vaccini anti-Covid appena essi siano disponibili. Sorprende però come, nonostante gli ultimi mesi in cui si è assistito alla totale incapacità del Commissario di mantenere le promesse da lui stesso fatte (banchi con le rotelle, forniture mediche, mascherine e incremento del numero delle terapie intensive), sia ancora una volta Arcuri a dovere gestire questo delicatissimo compito. Già con i vaccini antinfluenzali non è andata proprio benissimo.
Le dosi non sono mai arrivate nel mercato nazionale, e le poche che sono state rese disponibili sono sparite in fretta. Questo sebbene il Governo, per mesi, abbia spinto gli italiani a vaccinarsi in massa, evitando che le semplici influenze stagionali venissero scambiate con sospetti casi di Covid-19. Lui e il suo entourage, sposando il classico approccio italico davanti alle prese di responsabilità, si sono difesi, sostenendo che “non avete idea di cosa abbiamo trovato”. La lamentela di Arcuri è che, viste le condizioni in cui si trovava la sanità pubblica prima della pandemia, più di così non si potesse fare.
Recentemente è poi emerso come lo stesso Arcuri, in nome del suo ruolo di ad di Invitalia, si dovrebbe occupare anche del caso Ilva, nel quale si pensa che lo Stato possa diventare socio di maggioranza. A questo punto, scherzosamente, anche Giorgio Meletti si è domandato: “Ma quante ore dura la giornata di Arcuri?”. Quello che emerge è che l’Arcuri di oggi assomiglia molto al Bertolaso del 2008. Insignito da Berlusconi del ruolo di sistematore dell’Aquila post-sisma, l’ex capo della Protezione Civile sembrava pronto a una rapida carriera politica. Da quanto emerge, sembra infatti che Arcuri punti alla promozione, assurgendo alla poltrona più ambita tra le società statali, quella di Leonardo, ex Finmeccanica.
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