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Covid-19 e la risposta di uno Stato che naviga a vista: nessuno al comando

Da oggi chiusura di tutte le attività di bar e ristoranti alle 18. Stop anche ai teatri. È il simbolo del fallimento dello Stato nel gestire l'epidemia, questa volta però non si può dire che il virus sia stata una sorpresa

26 Ottobre 2020

Covid-19 e la risposta di uno Stato che naviga a vista: nessuno al comando

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte illustra il nuovo Dpcm con le misure contro l'emergenza Covid-19 - Fonte: LaPresse

Entrano in vigore oggi le nuove misure decise dal Governo con il Dpcm di ieri, 25 ottobre. Dalle 18 in poi, fino alle 5 del mattino, stop a tutti i ristoranti, bar, gelaterie e pasticcerie. Chiusi anche i cinema e i teatri, piscine e palestre. Il decreto è dunque il colpo finale, il segnale che stabilisce l’inizio di un nuovo morbido lockdown in Italia, ipotesi che per settimane Roma ha continuato a smentire. 

Poco importa dunque che per mesi i titolari di ogni tipo di attività, dalla ristorazione ai cinema e teatri, alle piscine e alle palestre, abbiamo investito ingenti somme di denaro per adottare i protocolli di distanziamento sociale imposti dal Governo. Da oggi si richiude tutto. Lo stop prima di cena per i ristoranti si traduce, nei fatti, nella loro quasi definitiva chiusura, anche perché, visto l’invito a lavorare in remoto per uffici e aziende, la clientela diurna si è già di per sé ridotta enormemente. Per correre ai ripari, il Governo ha già annunciato l’estensione della Cassa integrazione fino a fine 2020 e l’erogazione di finanziamenti a fondo perduto per i titolari delle varie attività colpite. Ci si domanda comunque fino a quando potranno bastare questi strumenti, e soprattutto cosa succederà dopo. Le stime parlano di già 1 milione di posti di lavoro persi solo nel settore delle piccole medie imprese, numero di per sé contenuto visto il blocco, imposto dal Governo, ai licenziamenti per i lavoratori a tempo indeterminato. 

Chi dovrebbe gestire l’epidemia naviga a vista

Da settimane assistiamo alla navigazione a vista dell’intero sistema statale nella gestione dell’epidemia. Il Governo, assieme alle Regioni, appare essere in totale balia dell’evoluzione del virus Covid-19, con Conte e i Presidenti di regione a giocare al gioco del poliziotto buono e di quello cattivo davanti alla popolazione. In un editoriale, Stefano Feltri, direttore di Domani, ha voluto evidenziare come l’incompetenza, mista ad arroganza, dell’intera squadra di ministri, governatori e commissari posta a gestire l’epidemia si sia rivelata essere la peggior sfortuna che potesse toccare all’Italia in un momento già di per sé difficilissimo. 

L’assenza di una logica definita per contrastare il diffondersi del contagio, che avrebbe evitato al paese di precipitare nuovamente nella chiusura delle varie attività commerciali, si nota in primis nella non-interazione tra Governo e Regioni. Il comportamento attendista del Governo porta Conte ad approvare un Dpcm, il 18 di ottobre, che impone la chiusura dei bar a mezzanotte, cercando di limitare le perdite degli esercenti. Nelle prime ore della mattinata del giorno seguente, sono però i capipopolo regionali a proclamare l’introduzione di misure draconiane in chiara contraddizione con le volontà governative a cui, per forza di cose, Roma è costretta a sottostare; coprifuoco dalle 23 e tanti saluti al decreto del Premier, firmato solo poche ore prima. 

L’inefficienza dei ministeri chiave e il fallimento di Arcuri

Litigano tra loro anche i titolari dei vari dicasteri, visto che nessun ministro vuole la chiusura delle attività del proprio settore, né tantomeno è disposto a mettere in discussione il proprio operato. Paola De Micheli, ministro dei trasporti, è arrivata a sostenere che gli sforzi del Governo per potenziare il trasporto pubblico sono stati ingenti. Se le scuole sono dunque costrette a chiudere, non si può certo addossare al suo dicastero questa responsabilità. Azzolina, ministro dell’istruzione, sostiene d’altro canto come i focolai scolastici non esistano, e che il problema invece sia da ricercare nella maniera in cui arrivano a scuola gli studenti, intasando bus, tram e metropolitane. Anche Spadafora e Franceschini, rispettivamente allo sport e alla cultura, hanno provato a resistere fino alla fine, con il risultato che sia le palestre che i cinema e i teatri sono stati chiusi. 

Oramai anche davvero poco credibile la figura di Domenico Arcuri, scelto da Giuseppe Conte come commissario straordinario anti-Covid con il compito di gestire la risposta dello Stato alla crisi sanitaria in corso. Da marzo a oggi, Arcuri non è riuscito a rispettare nemmeno un impegno. Per mesi l’Italia è rimasta senza mascherine, riuscendo infine a togliere l’IVA sull’acquisto dei dispositivi di protezione solo a inizio giugno. La promessa di arrivare a compiere 200 mila tamponi al giorno dopo l’estate non è mai stata rispettata e le Regioni hanno comunicato che c’è la necessità di cambiare il sistema implementato dal Governo per il tracciamento, considerato totalmente inefficiente da quando i casi sono tornati ad aumentare. I governatori chiedono che si ritorni a fare il tampone solo ai sintomatici, altrimenti il tracciamento va in tilt. Dei famosi banchi con le rotelle, che avrebbero permesso di svolgere le lezioni in classe in tutta Italia, nemmeno una traccia. Non sono bastati nemmeno i sette mesi intercorsi tra la fine del lockdown e l’inizio della seconda ondata per attrezzare il sistema ospedaliero con il numero di terapie intensive necessario per reggere l’urto. Il piano Arcuri prevedeva, d’accordo con le regioni, la creazione di circa 3mila posti di terapia intensiva in più; ad oggi ne sono stati attrezzati circa 1200. 

Questi esempi sono dunque l’immagine del fallimento totale dello Stato nella preparazione all’onda d’urto della seconda ondata. L’aver meno di duemila terapie intensive in più rispetto a marzo, insieme al bisogno di interrompere il tracciamento a tappeto dei possibili positivi, dà l’idea di quanto il Paese sia allo sbaraglio. La seconda ondata farà male, malissimo, ma la consapevolezza che ci siamo arrivati, per la seconda volta in otto mesi, con le punte delle spade smussate, è ancora peggio. 

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