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Vaccino Covid Pfizer non ha lo stesso effetto per tutti, produzione di anticorpi influenzata dai geni di ciascuno - lo STUDIO italiano CNR - ITB

"Come per la maggior parte dei farmaci, così anche per i vaccini contro il Covid-19 ogni individuo può rispondere in maniera più o meno efficace e questo è dovuto, almeno in parte, alla costituzione genetica individuale", asserisce Francesca Colombo, ricercatrice del Cnr-Itb. Una spiegazione che però per quattro anni è rimasta nei cassetti

30 Aprile 2024

Vaccino Covid Pfizer non ha lo stesso effetto per tutti, produzione di anticorpi influenzata dai geni di ciascuno  - lo STUDIO italiano

Vaccino Covid Pfizer, fonte: imagoeconomica

Il vaccino Covid di Pfizer non ha lo stesso effetto per tutti, e ad esser presi in esame sono i geni di ciascuno di noi. A rivelarlo è uno studio guidato dall'Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Segrate (Cnr-Itb), in collaborazione con la Fondazione Irccs Istituto Neurologico "Carlo Besta" (Fincb), l'Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri"- Irccs, l'Azienda Ospedaliera Senese la Fondazione Irccs Casa Sollievo della Sofferenza. Lo studio è disponibile in open access su 'Communications Medicine, Nature.

Vaccino Covid Pfizer non ha lo stesso effetto per tutti, produzione di anticorpi influenzata dai geni di ciascuno

Ma cosa dice nello specifico lo studio in questione? La risposta al vaccino Covid Pfizer non ha lo stesso effetto per tutti, in quanto la produzione di anticorpi è influenzata dal patrimonio genetico di ciascun individuo. In poche parole, la risposta dei vaccinati al siero non è univoca ma individuale, una cosa che già parecchie persone avevano percepito a causa degli effetti avversi che il vaccino aveva loro provocato. A tal proposito, AstraZeneca ha recentemente ammesso come il suo prodotto possa causare le trombosi.

"Come per la maggior parte dei farmaci, così anche per i vaccini contro il Covid-19 ogni individuo può rispondere in maniera più o meno efficace e questo è dovuto, almeno in parte, alla costituzione genetica individuale", asserisce Francesca Colombo, ricercatrice del Cnr-Itb. Una spiegazione che però per quattro anni è rimasta nei cassetti. "Con le analisi statistiche effettuate abbiamo scoperto che una particolare regione del genoma, sul cromosoma 6, era significativamente associata ai livelli anticorpali", aggiunge Martina Esposito, prima autrice dello studio. "In questa specifica regione genomica sono presenti dei geni che codificano per delle molecole presenti sulla superficie cellulare, coinvolte nei meccanismi di risposta immunitaria. Questi geni sono molto variabili ed esistono differenti combinazioni".

"I modelli matematici usati  - puntualizza Massimiliano Copetti, responsabile biostatistica della fondazione Casa Sollievo della Sofferenza - e le analisi statistiche effettuate per arrivare a questi risultati sono molto complessi perché complessa è l'interazione tra i geni e dei geni stessi con il vaccino". Lo studio ha coinvolto 1.351 soggetti ed ha evidenziato che alcune combinazioni di geni erano associate a livelli di anticorpi più alti, mentre altre a livelli più bassi.

Non soddisfatti delle dosi già somministrate, Massimo Carella di Casa Sollievo rincara: "L'identificazione di specifici alleli HLA (le diverse forme in cui può presentarsi un gene, ndr) che conferiscono una predisposizione ad un'alta o bassa produzione di anticorpi dopo la somministrazione del vaccino Covid, ci può permettere ora di differenziare e personalizzare la campagna vaccinale, fornendo a ciascun individuo il vaccino più adatto, cioè quello che gli permetterà di produrre più anticorpi possibili".

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