31 Dicembre 2021
Fonte: lapresse.it
Con l'inizio delle somministrazioni della terza dose e il picco di contagi da Covid-19 sono in molti a chiedersi se anche i guariti dal coronavirus debbano sottoporsi ugualmente al vaccino e non abbiano invece diritto a un esonero. Dubbio più che lecito, soprattutto considerando che con le campagna vaccinali precedenti alla pandemia era previsto l'esonero dal vaccino per gli immunizzati a seguito di malattia naturale. Il Covid-19 ha però comprensibilmente sparigliato le carte, anche se secondo alcuni esperti gli stessi criteri sull'esonero dal vaccino dovrebbero essere mantenuti anche per le infezioni da Sars-CoV-2.
A prevedere l'esonero per i guariti da malattie per cui è previsto l'obbligo vaccinale è il decreto legge numero 73 del 7 giugno 2017, che all'articolo 1 recita: "L'avvenuta immunizzazione a seguito di malattia naturale, comprovata dalla notifica effettuata dal medico curante, ai sensi dell'articolo 1 del decreto del Ministro della sanità 15 dicembre 1990, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 6 dell'8 gennaio 1991, ovvero dagli esiti dell'analisi sierologica, esonera dall'obbligo della relativa vaccinazione". Una prassi logica, considerato anche il contesto non emergenziale com'era quello ante 2020, ma che sembra essere stata sostanzialmente dimenticata dalle attuali normative governative.
Attualmente infatti non si parla più di un esonero in caso di guarigione, ma solo di uno slittamento in avanti della vaccinazione con la terza dose di 150 giorni (circa cinque mesi) dalla diagnosi di avvenuta infezione. Questo secondo quanto chiarito dalla circolare firmata il 6 dicembre 2021 dal direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute Gianni Rezza. Con il boom di positivi registrato in questi ultimi giorni è dunque lecito aspettarsi un massiccio rinvio delle terze dosi, che finiranno dunque per accumularsi nella primavera del 2022. Periodo in cui probabilmente le autorità sanitarie inizieranno già a parlare di quarta dose.
Alla luce di quanto emerso tornano alla memoria le parole di qualche tempo fa del professor Paolo Gasparini, membro del Consiglio Superiore di Sanità e Direttore di Genetica Medica dell'università di Trieste, che in un'intervista a Il Tempo dello scorso novembre riteneva corretto non sottoporre al vaccino coloro che possedevano gli anticorpi da guarigione. Nell'intervista, Gasparini affermava infatti che: "I guariti sono immuni contro tutte le porzioni del virus a differenza dei vaccinati che sono stati immunizzati solamente contro la proteina Spike (una parte del virus). Diverse pubblicazione scientifiche inoltre dimostrano chiaramente che l'immunità naturale è maggiore e di più lunga durata di quella determinata dai vaccini".
Ed è proprio qui che Gasparini cita la vecchia prassi dell'esonero dal vaccino in caso di guarigione: "Dovremmo agire come abbiamo sempre fatto sinora per altre malattie virali. In presenza di anticorpi circolanti non si vaccina ma al massimo, trattandosi di una forma nuova di virosi, si monitora nel tempo la quantità di anticorpi per valutarne l'andamento. Normalmente nei soggetti guariti da un'infezione virale e con anticorpi circolanti non si procede ad una vaccinazione. Non si capisce quale è il razionale per fare un'eccezione a quanto praticato nella medicina sinora e cambiare strategia nel caso del Covid19", si chiede infine il membro del Consiglio Superiore di Sanità.
Le affermazioni di Gasparini trovano peraltro conferma anche in diversi studi pubblicati dalla rivista The Lancet, secondo cui chi ha contratto il Covid-19 ed è guarito ha una protezione maggiore dal virus proprio grazie agli anticorpi sviluppati. I ricercatori dello Stroke Institute dell'Università del Missouri hanno ad esempio analizzato oltre 9mila pazienti con infezione da Sars-CoV-2 individuando una possibilità di re-infezione è bassissima: pari allo 0,7%.
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