22 Dicembre 2025
Giorgia Meloni e Carlo Nordio, fonte: Imagoeconomica
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che disciplina lo svolgimento del referendum confermativo sulla riforma della giustizia. Il governo dà così il via libera al voto su 2 giornate, domenica e lunedì. L’ipotesi più plausibile sarebbe quella di domenica 29 e lunedì 30 marzo 2026. Una consultazione osservata con grande attenzione anche in chiave politica, viste le elezioni del 2027.
Nei prossimi mesi i cittadini torneranno alle urne per esprimersi sulla riforma della giustizia voluta dal guardasigilli Carlo Nordio. Il testo sulla separazione delle carriere ha già ricevuto l’ok del Parlamento e per “entrare” nella Costituzione ha bisogno di un referendum confermativo.
In Italia il referendum è previsto per le riforme che vanno a toccare la Carta e che vengono approvate senza la maggioranza dei due terzi. I cittadini si erano già espressi il 4 dicembre 2016 sulla riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi, bocciandola. 10 anni dopo, cioè nel 2026, saranno nuovamente chiamati alle urne, questa volta su un testo promosso dal governo Meloni.
L’esecutivo ha dunque messo a punto un provvedimento che disciplinerà le regole della consultazione popolare. Il piano del centrodestra è quello di far svolgere il referendum sulla giustizia in due giorni distinti, domenica e lunedì. Anche se le date non sono ancora state ufficializzate, appare ormai assodato che il voto si terrà prima della fine della primavera. L’ipotesi maggiormente accreditata è quella di aprire le urne nelle giornate di domenica 29 e lunedì 30 marzo 2026. Una scelta che consentirebbe al governo di evitare possibili ricorsi nel caso in cui non venga rispettato l’intervallo di 3 mesi dal decreto di indizione, che potrebbe arrivare intorno al 29 dicembre. Va inoltre ricordato che l’ultima parola spetterà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cui compete formalmente l’indizione del referendum.
Il disegno di legge costituzionale è composto da 8 articoli e interviene in modo significativo sull’assetto della magistratura. Il testo prevede la separazione dei percorsi di pubblici ministeri e giudici e l’istituzione di due distinti Consigli superiori della magistratura. Le modifiche messe a punto dall’esecutivo incidono sul Titolo IV della Costituzione e hanno il loro fulcro nell’articolo 3 della riforma, che introduce due organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente.
La norma modifica l’articolo 104 della Carta, chiarendo che la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere ed è composta “dalle toghe” della carriera giudicante e della carriera requirente. Tra le altre novità figurano il sorteggio di un terzo dei componenti dei due Csm e l’istituzione dell’Alta corte disciplinare, chiamata a valutare eventuali sanzioni e provvedimenti nei confronti dei magistrati.
Nel frattempo è partita anche la raccolta firme a sostegno del referendum confermativo. Dopo il deposito della richiesta, presentata da 15 cittadini davanti alla cancelleria della Corte di Cassazione, è infatti attiva sulla piattaforma nazionale la “Raccolta di almeno 500.000 firme per il referendum confermativo del testo della legge costituzionale concernente ‘Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare’”.
L’inizio del periodo di raccolta delle firme è datato alla giornata di lunedì 22 dicembre. Il nuovo quesito referendario, in parte diverso da quello già approvato su richiesta dei parlamentari, recita: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare’ approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 253 del 30 ottobre 2025, con la quale vengono modificati gli articoli 87 comma 10, 102 comma 1, 104, 105, 106 comma 3, 107 comma1 e 110 comma 1 della Costituzione?”, si legge.
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