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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

La riforma della giustizia è sacrosanta, e l’opposizione della sinistra conferma la teoria delle toghe rosse

Se c’è qualcuno che dispone di pieni poteri sono proprio i magistrati. Il potere di privare della vita delle persone, di stoppare carriere, di impoverire la gente e le famiglie, di isolarle socialmente e il potere di non dover nemmeno rispondere in caso di errore

30 Ottobre 2025

Riforma della magistratura, separazione carriere e nuovi organi: tra innovazione e timori per le garanzie dei cittadini

Separazione delle Carriere Fonte: Associazione Nazionale Magistrati

Un mio amico di sinistra, di quella vera, mi ha appena detto che se fosse segretario del Pd sul referendum costituzionale rispetto alla riforma della giustizia darebbe una indicazione spiazzante: libertà di voto. Ma il mio amico è troppo avanti, e sa benissimo che ciò non accadrà.

La Schlein punterà tutte le sue carte nella convinzione di spuntarla e di cominciare così la sua remuntada. Il ragionamento dei suoi consiglieri è il seguente: a differenza dei referendum abrogativi promossi con la Cgil (e non solo) dove i Sì avevano vinto, qui non c’è il quorum e quindi la spuntiamo noi perché gli elettori di centrodestra non andranno.

Diciamo che come strategia è alquanto aleatoria, direi persino al limite di un insano atteggiamento kamikaze. Il centrodestra andrà a votare eccome. Aggiungo, che andrà a votare compattamente. Per due motivi. Primo, perché questa è una riforma che si mette totalmente sulla casella storica indicata da Berlusconi. Secondo, perché ormai lo strapotere della magistratura è diventato talmente evidente e arbitrario che fa paura persino agli elettori di centrosinistra. Ecco perché la strategia della Schlein è troppo azzardata: la riforma della giustizia è una riforma che pezzi di elettorato progressista non disdegnano e per quanto costoro la possano criticare in alcune parti o nella ruvidezza dei commenti, ne colgono il senso e l’occasione per ristabilire un po’ di equilibrio. “No ai pieni poteri” era scritto sui cartelli ostentati dai banchi dell’opposizione a favore dei fotografi e delle telecamere. Una scritta non solo bugiarda ma anche stupida da pensarla come claim per una campagna referendaria: se c’è qualcuno che dispone di pieni poteri sono proprio i magistrati! Il potere di privare della vita delle persone, di stoppare carriere, di impoverire la gente e le famiglie, di isolarle socialmente e il potere di non dover nemmeno rispondere in caso di errore.

Invece il centrosinistra andrà avanti a testa bassa nella convinzione di cogliere l’opportunità di ribaltare il fronte politico e - ancor più - nella speranza di tenere saldo il famoso asse con le toghe rosse, cioé quella parte di magistratura - minoritaria - che usa in modo spavaldo i poteri concessi, nella certezza che la riforma non ha toccato la questione della responsabilità dei giudici. E qui va ammesso che chi come me appoggia e appoggerà la riforma perché convinto che i magistrati siano titolari del più pericoloso potere, cioé limitare la libertà delle persone e rovinare la vita in tutti i sensi, non può ritenersi pienamente soddisfatto.

La vera riforma della giustizia coinciderà con l’approvazione di due target: la piena responsabilità dei giudici nel caso abbia privato ingiustamente della libertà di un individuo, poi risultato innocente ed estraneo alle accuse, sanzioni disciplinari e con il pagamento di un terzo del risarcimento; e poi il divieto di pubblicare le intercettazioni fino al dibattimento del processo, questo per evitare una volta per sempre che i processi siano anticipati ed esauriti già nella fase delle indagini. Siccome questi due obiettivi sono un nodo assai grosso e complicato da sciogliere, la netta separazione delle carriere è un passaggio preliminare fondamentale per evitare che - in un’ottica di responsabilità - ci siano coperture “da casta”.

Ma torniamo alla riforma, al referendum e all’atteggiamento della sinistra. La Schlein davvero crede che l’asse con le toghe rosse valga il rischio di una campagna pancia a terra? Davvero, in altre parole, la segretaria del Pd e tutti i leader del campo largo sono convinti del feeling tra gli italiani e i giudici? Beh, provino a guardare qualche trasmissione sui casi di cronaca tipo Garlasco (a meno che al Nazareno non siano convinti che sia tutto un grande show organizzato dalla Meloni…), si facciano dire la composizione sociale degli ascoltatori e poi tragga le conclusioni. Non è solo la variabile dell’errore di tenere in cella la persona sbagliata (fatto gravissimo in sé) ma è tutto il contorno di come è stato esercitato il potere di indirizzare le indagini o di come quell’incarico abbia generato un certo giro: tutto da verificare, sia chiaro, ma siamo nella stessa dinamica di chiunque è sottoposto a indagini e sbattuto in prima pagina.

In poche parole, siamo ben lontani da un feeling tra popolo e giudici. E - per dirla con il mio amico di cui sopra - forse starei un filino più prudente. Ma la prudenza e la saggezza non abitano più al Nazareno da tempo.

di Gianluigi Paragone

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