10 Novembre 2025
Una trasformazione istituzionale, non solo tecnologica
L’introduzione dell’intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione italiana segna una fase decisiva del percorso di modernizzazione avviato con il PNRR e consolidato dal Piano Triennale per l’Informatica nella PA. Tuttavia, l’innovazione tecnologica da sola non è sufficiente: la vera sfida è istituzionale e regolatoria. La burocrazia italiana è da sempre garanzia di equità, trasparenza e legalità. Inserire sistemi di IA in questo contesto significa ridefinire i meccanismi del potere amministrativo senza comprometterne la legittimazione democratica. Il nodo è chiaro: come rendere la burocrazia intelligente, non obsoleta.
I principi della nuova governance dell’IA pubblica
La Legge n. 132/2025, primo testo organico sull’uso dell’intelligenza artificiale nel settore pubblico, stabilisce obiettivi ambiziosi: efficienza dei servizi, riduzione dei tempi e migliore qualità decisionale. Ma pone anche limiti precisi: trasparenza algoritmica, tracciabilità delle decisioni e presidio umano obbligatorio. È la traduzione normativa di un principio politico chiaro: la decisione pubblica resta umana. L’IA può assistere, non sostituire, il funzionario o l’organo amministrativo. In questo modello “antropocentrico”, la tecnologia diventa strumento di supporto, non di delega.
Una strategia di policy integrata: organizzazione, dati e persone
L’attuazione della riforma richiede una strategia di policy integrata che superi l’approccio puramente tecnologico. Le amministrazioni devono investire in interoperabilità dei dati, semplificazione dei procedimenti e formazione del personale. Molte strutture operano ancora con sistemi informatici non comunicanti e architetture obsolete: in questi contesti, anche il miglior algoritmo genera inefficienza. L’IA, per funzionare, ha bisogno di un’amministrazione capace di dialogare con se stessa e di gestire i dati come bene pubblico.
Competenze e cultura: la mente del principiante
Secondo le stime del Dipartimento della Funzione Pubblica, fino al 30% delle mansioni amministrative potrà essere automatizzato nei prossimi anni. Ma nessuna tecnologia può sostituire la capacità critica dell’uomo. Serve un grande investimento in formazione tecnica, etica e giuridica. La trasformazione culturale passa attraverso la cosiddetta “mente del principiante”: un atteggiamento aperto, curioso, capace di rimettere in discussione i propri schemi mentali. Solo una PA disposta a imparare di nuovo potrà usare l’IA come strumento di innovazione consapevole, non di alienazione.
Processi e responsabilità: la tecnologia segue il diritto
Automatizzare senza ripensare i processi significa moltiplicare l’inefficienza. Ogni progetto di IA deve essere preceduto da una mappatura dei procedimenti e dalla loro semplificazione strutturale. La tecnologia deve seguire il processo amministrativo, non crearlo ex novo. Al centro restano i principi di legalità, responsabilità e proporzionalità: l’IA non può giustificare decisioni opache o discrezionali. La tracciabilità dell’azione amministrativa è la nuova frontiera della trasparenza.
Dati, fiducia e sicurezza: le basi di una PA digitale
La governance dei dati è il vero pilastro di una governance dell’IA credibile. Servono standard di qualità, interoperabilità e sicurezza. La fiducia dei cittadini dipenderà dalla capacità dello Stato di garantire che ogni algoritmo sia spiegabile, auditabile e sotto controllo pubblico. L’AI Act europeo e la NIS 2 impongono un approccio basato sul rischio e sulla conformità, prevedendo audit e monitoraggi costanti. La cybersecurity, in questo scenario, non è un vincolo ma un diritto di cittadinanza digitale.
La burocrazia come garanzia di progresso
La burocrazia intelligente non è quella che scompare, ma quella che si trasforma. È la burocrazia che governa la tecnologia invece di subirla, che coniuga efficienza e legalità, velocità e giustizia. L’intelligenza artificiale può essere una leva di modernizzazione solo se inscritta in un disegno istituzionale coerente, fondato su trasparenza, responsabilità e formazione. La sfida del futuro non è abolire la burocrazia, ma dotarla di intelligenza – artificiale e istituzionale – per costruire uno Stato moderno, giusto e al servizio del cittadino.
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