19 Agosto 2025
Mascherina sui mezzi pubblici (fonte: imagoeconomica)
Vi sarebbero "presunte responsabilità politiche" e consapevolezza da parte dello Stato dietro lo scandalo che ha travolto i palazzi del potere sulla diffusione, tra ospedali e Protezione Civile, delle mascherine cinesi anti-Covid, ed in particolare dell'ex premier Giuseppe Conte e dei suoi ministri, in primis quello della Salute Roberto Speranza.
L'ex responsabile Ufficio Intelligence regionale dell'Agenzia delle Dogane, Miguel Martina, ha presentato un esposto alla Procura di Roma in cui accusa alti dirigenti di "epidemia dolosa, frode processuale e depistaggio". Tutto questo con dati alla mano, registrazioni e testimonianze. Secondo l'accusa, nei mesi più caldi della "pandemia", presunte mascherine in regola venivano bloccate alla Dogana, privilegiando altri dispositivi medici, a loro volta sdoganati attraverso "condotte illecite" e senza pagamento di Iva. In sostanza, venivano importati e fatti circolare dispositivi di protezione "insalubri" e "pericolosi", in nome di interessi privatistici.
Martina ha deciso di denunciare adesso, a poca distanza dalla recente sentenza della Cassazione che ha riconosciuto il reato di "epidemia colposa per omissione".
Era il 2019 quando Miguel Martina denunciò un tentativo di corruzione a suo danno. A marzo 2020, arrivò da Martina la segnalazione, indirizzata al suo superiore Gianfrasco Brosco, che sulle mascherine cinesi importate pullulavano certificazioni false. Si rese necessario a quel punto rivolgersi ai Carabinieri del Nas di Roma che diedero avvio, in operazioni congiunte con la Procura e l'Inail, a sequestri di dispositivi medici, inclusi quelli che già avevano varcato le soglie doganali di Fiumicino.
Il 14 aprile 2020, Miguel Martina aveva inoltre preparato un elenco di fornitori di presunte mascherine attendibili. Tuttavia, nel corso degli anni è stato accertato anche da numerosi studi che l'uso delle mascherine sia stato inutile e dannoso.
Poi l'estromissione meno di un mese dopo, l'8 maggio 2020, dagli accessi informatici, proprio nei giorni in cui le mascherine cinesi stavano arrivando in Italia. Con l'arrivo di Domenico Cosmo Tallino, nominato a capo dell'Antifrode Regionale, Martina fu minacciato di interrompere le sue indagini sulle mascherine per motivi "alti": "La necessità politica impone... 'ste mascherine, sti Dpi devono arriva' ", si ascolta in una testimonianza audio in cui Tallino è inconsapevolmente registrato. Quei motivi "alti" li spiega lo stesso Tallino a Martina: interdire le forniture mediche avrebbe significato "interferire in un affare di Stato che avrebbe stritolato tutti". A quel punto seguirono la rimozione di Martina dall'incarico e la sua interdizione dall'accesso dei dispositivi informatici. "A causa della mia estromissione - afferma Martina - un quantitativo enorme di dispositivi e mascherine insalubri è stato consegnato a operatori sanitari e alla popolazione".
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