27 Novembre 2025
Fonte: imagoeconomica
Ma perché se la sinistra imbocca una strada sbagliata a destra devono seguirli per paura di essere in difetto? La legge sul consenso che sarebbe il frutto di un accordo bipartisan dicono tra la Meloni e la Schlein è una idea da praticare con grande prudenza e stavolta Salvini ha ragione da vendere. Il ragionamento è da dividere su due livelli: politico/culturale e politico/legislativo.
Non c’è dubbio che la donna vada protetta dagli abusi e deve essere libera di sottrarsi in qualsiasi momento da un rapporto sessuale che non vuole. Così come vale per ogni singolo cittadino. Il dibattito culturale e politico è autentico e non propagandistico quando ha la capacità di cogliere le possibili distorsioni di una idea che sembra giusta ma che poi si neutralizza nelle sue stesse contraddizioni. Sostenere le ragioni del consenso e rafforzare il concetto per cui chiunque si possa sfilare dal momento sessuale è sacrosanto ma - e qui si arriva al secondo tipo di ragionamento - renderlo l’ennesimo atto burocratico o, peggio, un esercizio di anticipare un qualcosa che non si è ancora consumato è assai azzardato. Il parlamento, nelle ultime due legislature, ha compiuto notevoli passi nella direzione di garantire protezioni legislative a favore delle donne ma non è stata la norma a cancellare i femminicidi (pensate alle denunce cadute nel vuoto) o a isolare il colpevole di abusi pregressi ed evitare ulteriore violenza o peggio un omicidio.
La norma che si sta discutendo però rischia di diventare o uno spot o l’errore commesso in buonafede per eccesso di… agonismo. Non posso credere che nel campo del centrosinistra, il progressismo coincida con il venir meno dei fondamentali del diritto, pertanto se c’è buona fede allora queste voci debbono alzarsi. E non posso nemmeno credere che nel campo dei conservatori o della destra si sottrae alle garanzie dei cittadini per paura di apparire maschilisti. Il mix di questi atteggiamenti sta creando un errore giuridico enorme, cioè alzare di intensità il sacrosanto diritto a protezione della donna talmente tanto da portarlo a fondersi nell’inaccettabile: invertire l’onore della prova, nel senso che toccherebbe all’uomo dimostrare di non essere colpevole di abuso. Questo è un meccanismo che se si mette in discussione una volta diventa un pericoloso precedente perché diverrebbe la classica situazione da attuare perché c’è una emergenza. È inutile che ragioniamo sullo strapotere degli inquirenti quando poi si fanno norme che capovolgono ancor più a sfavore dell’accusato la situazione. “Qualora passasse questa norma - ha spiegato l'avvocato Giandomenico Caiazza, già presidente dell'Unione delle camere penali - dovrà essere l'uomo denunciato a dimostrare che il consenso al rapporto sessuale c'era”. E la prova rischia di essere impossibile. "Se una donna dice: ho avuto quel rapporto sessuale ma non c'era il mio consenso pieno, come fa il denunciato a dimostrare il contrario? Non c'è solo l'inversione dell'onere della prova, non c'è lo strumento per provarlo". I passaggi tecnici di Caiazza non possono essere derubricati a “cultura maschilista” perché le buone intenzioni (anche se qualche dubbio sulle buone intenzioni mi viene…) affossano la cultura del diritto.
"Qualunque denuncia nel penale deve essere supportata da elementi di prova. In questo caso invece poichè la norma non chiede più un elemento fattuale di riscontro, ma semplicemente la valutazione sulla sussistenza o meno del consenso, la conseguenza è che nel momento in cui una donna denuncia si presume che non ci sia stato il consenso. Si porta agli estremi un'idea che nelle premesse è giusta: che la donna debba essere supportata in un percorso giudiziario che la vede potenziale parte offesa. Ma non si può arrivare al punto che si elimini qualunque elemento di prova che vada oltre la dichiarazione della donna. E per come è concepita la norma si può arrivare alla conclusione che nel caso della violenza sessuale si è sollevati da questo onere probatorio".
Sono in tanti, tra le toghe, ad ammettere che nei processi di violenza sessuale la protezione della donna che denuncia è già molto alta e non c'è bisogno di rafforzarla; e c’è persino chi invita a non proseguire su questo percorso. Pertanto il tema torna a essere politico in purezza: il centrodestra ha paura di essere indicato come retrogrado o maschilista, ha paura di una campagna controcorrente? Beh, se così fosse allora significa che possiamo cominciare a smontare la grammatica del diritto perché l’emozione e il sensazionalismo vale di più.
di Gianluigi Paragone
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