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Giuseppe Santalucia lascia la guida dell’Anm dopo assoluzioni di Salvini e Renzi: “Obiettivo di chi ci attacca è controllare le Procure”

L’annuncio arriva in un momento di tensione tra magistratura e politica, dopo le recenti assoluzioni di Matteo Salvini a Palermo e Matteo Renzi a Firenze, che hanno riacceso il dibattito sull’uso politico della giustizia

23 Dicembre 2024

Giuseppe Santalucia lascia la guida dell’Associazione nazionale magistrati: “L’obiettivo di chi ci attacca è controllare le Procure”

Giuseppe Santalucia, presidente Anm, fonte: imagoeconomica

Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), Giuseppe Santalucia, ha annunciato che non si presenterà alle prossime elezioni per il vertice del "sindacato delle toghe". Dopo quattro anni intensi alla guida dell’organizzazione, Santalucia ritiene che sia giunto il momento di passare il testimone. “Quattro anni di impegno intensissimo e faticoso, seppure molto gratificante, sono sufficienti, e credo che nella difesa dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura occorra evitare ogni personalizzazione. Perciò è giusto che altri prendano le redini della rappresentanza”, ha dichiarato in una intervista al Corriere della Sera.

L’annuncio arriva in un momento di tensione tra magistratura e politica, dopo le recenti assoluzioni di Matteo Salvini a Palermo e Matteo Renzi a Firenze, che hanno riacceso il dibattito sull’uso politico della giustizia. A proposito delle sentenze, Santalucia ha spiegato che "i giudici valutano prove e fatti ed emettono un giudizio in linea con quanto emerso dai processi. Ma un’assoluzione non significa che il processo non andava fatto; solo nei regimi illiberali, in cui i pubblici ministeri sono orientati dal potere e i giudici non si permettono di dissentire, i processi si concludono sempre con le condanne”.

Giuseppe Santalucia, l'Anm e le critiche alle dichiarazioni politiche

Santalucia ha replicato alle affermazioni degli avvocati delle Camere Penali, che hanno parlato di un “uso politico dello strumento giudiziario che ha avuto tratti eversivi”. “Sono rimasto basito, e inviterei i rappresentanti degli avvocati, da tecnici del diritto, a rileggere ciò che scrivono prima di divulgare un fuor d’opera incommentabile, che si qualifica da sé. I processi si fanno per provare una responsabilità, se non ci si riesce arriva l’assoluzione, che non può essere una patologia. Gli avvocati dovrebbero essere i primi a saperlo e a dirlo”, ha detto.

Anche le dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio non sono state risparmiate. Secondo Nordio, il processo a Salvini sarebbe stato “fondato sul nulla”. Santalucia ha ribattuto: “Cade nello stesso errore. Tanto più per fatti di rilievo come i comportamenti di un ministro, per i quali c’è stata pure un’autorizzazione a procedere del Parlamento che ha escluso l’esiemente dell’interesse pubblico. Un’assoluzione non può trasformarsi nell’accusa di ideologizzazione o politicizzazione contro la magistratura. Solo il processo può stabilire la verità giudiziaria, non il ministro”.

Separazione delle carriere e responsabilità dei magistrati

Uno dei temi più caldi è la proposta di riforma per far pagare i danni ai pubblici ministeri in caso di assoluzione, sostenuta sia da Salvini che da Renzi. Santalucia ha avvertito: “Sono tutte forme surrettizie per arrivare all’esito sotteso alla separazione delle carriere di pm e giudici: controllare e condizionare il pm, che, rischiando una richiesta di danni a fronte a un’eventuale assoluzione, finirà per chiedersi chi glielo fa fare”.

Sul tema della responsabilità dei magistrati, Santalucia ha ricordato: “Per i magistrati la responsabilità professionale esiste, ed è nelle mani del ministro titolare dell’azione disciplinare. Il quale, in un caso a Milano, ha esercitato un’azione disciplinare clamorosamente sbagliata. Se usassimo il suo metro di valutazione sui processi conclusi con assoluzioni, che dovremmo dire di lui? Inoltre, esistono già sia la responsabilità civile che, ovviamente, quella penale”.

Santalucia ha denunciato anche i difetti della magistratura, "a cominciare dall’eccesso di attenzione alla carriera emerso dallo scandalo Palamara. Ma di fronte alle continue delegittimazioni alimentate dalla politica è difficile reggere l’onda d’urto contro l’istituzione”. Nonostante le difficoltà, l'ormai ex numero uno di Anm si dice orgoglioso del lavoro svolto per "aver provato a rappresentare nel miglior modo possibile la magistratura come categoria di professionisti senza alcuna visione partitico-faziosa e con grande senso delle istituzioni, dimostrato anche dai pm e dai giudici protagonisti dei procedimenti di Firenze e Palermo”.

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