07 Marzo 2024
Fonte: Facebook, profilo Renato Brunetta
A due anni dalla morte di Antonio Martino, più volte ministro nei governi Berlusconi (agli affari Esteri nel primo esecutivo e della Difesa nel secondo), è ancora vivo il suo testamento spirituale in cui la libertà era sempre al primo posto. Libertà economica e libertà politica perché "senza libertà economica la libertà politica non ha senso" amava ripetere spesso, dall'alto della sua formazione in campo economico (fu allievo di Milton Friedman, uno dei più grandi economisti americani), nonostante provenisse da una laurea in giurisprudenza. Era un liberale convinto, non a parole.
In tutte le sue ultime apparizioni in tv, coincise col periodo della pandemia, non ha mai smesso di rimarcare come, restrizioni e forzature, non fossero la ricetta giusta tantomeno le panacee di tutti i mali. Questa convinzione, probabilmente, sta all'origine del fatto che, escluso un solo programma, gli fu dato sempre meno spazio tra televisione e carta stampata. Proprio la sua visione liberale (ma anche gli studi in economia all'Univercity of Chicago) lo portò a dichiararsi contrario all'introduzione dell'euro come moneta unica, tanto che fu accusato di essere un "euroscettico". In contrasto anche con Benedetto Croce il quale sosteneva "che la libertà economica è meno importante della libertà politica" in quanto riteneva l'economia una cosa secondaria. Non per Antonio Martino cha a questa tesi ha sempre risposto che le libertà economiche sono il contenuto della libertà "senza libertà economica, la libertà politica non ha senso".
"Essere liberale oggi significa saper essere conservatore, quando si tratta di difendere libertà già acquisite, e radicale, quando si tratta di conquistare spazi di libertà ancora negati. Reazionario per recuperare libertà che sono andate smarrite, rivoluzionario quando la conquista della libertà non lascia spazio ad altrettante alternative. E progressista sempre, perché senza libertà non c'è progresso".
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