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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Liliana e Sergio, fratelli nel Potere

La senatrice a vita: "Mattarella è il fratello che non ho avuto". E giù a magnificarne le doti di infallibilità. Sulle quali, forse, molti italiani non sarebbero completamente d'accordo. Ma il Potere glorifica se stesso e non ammette voci dissonanti.

22 Dicembre 2023

Mattarella e Segre

Il Potere si specchia, si piace, si tiene e a Natale si riscopre più buono. Com’è umano lui! Liliana Segre, in una delle sue ricorrenti crisi d’astinenza mediatica, ritiene di farci sapere che sente Mattarella “anche umanamente vicino ]come] quel fratello che non ho mai avuto”. Già, l’ha nominata lui senatrice a vita, fosse mai che servisse una stampella al traballante governo rosso-giallo-rosso. Poi è andata com’è andata, ma una coscienza civile in più non fa mai male, tanto la paghiamo un tanto per ciascuno. Liliana e Sergio, fratelli nel Potere, condividono coincidenze esoteriche: il Potere; una certa insistita somiglianza da separati alla nascita e riuniti in Senato; una altrettanto marcata vanità (il nostro Capo del Colle è appena stato nominato, per l’ennesima volta, “uomo dell’anno”, vedi il Potere che celebra se stesso, e non si sottrae alla celebrazione regale dalle pagine di un rotocalco di regime); il PD; Chiara Ferragni. Per la energica, instancabile presenzialista a vita, il fratello di Potere è uno che incarna “i valori di uguaglianza e giustizia [che] traspaiono in ogni suo gesto (sic) e in ogni sua posizione (sic!)”. Un Kamasutra della santità. Per molti italiani non gratificati dal laticlavio, invece, Mattarella è semplicemente il garante del regime sanitario che li ha costretti agli arresti per oltre due anni, con una ferocia inaudita nel resto del mondo; è il difensore dei lockdown, dei greenpass, della vaccinazione coercitiva, a mezzo di ricatti, rappresaglie, multe, misure non solo inefficaci, col senno di poi, ma, più tragicamente, deleterie, sia in termini di contenimento dei contagi, che di efficacia dei vaccini, che di letalità degli stessi, anche se si tende a soffocare le conseguenze; è la istituzione più alta, capace di codificare la messa al bando dei cosiddetti novax, ai quali ordinava, in forma di "suasion", di “non dare spazio”; la figura del potere sommo che assisteva indifferente all’erosione delle garanzie democratiche, del pluralismo, della informazione, del dibattito scientifico, palleggiata da tre governi; il notaio della Costituzione che assisteva imperturbabile al congelamento progressivo della Costituzione, con mezzi e metodi come minimo discutibili; e che, alla fine, ha scelto il Festival di Sanremo per lasciar capire che la “Costituzione più bella del mondo” poteva tornare, con cautela, fuori dall’armadio, secondo annuncio affidato al giullare di corte Benigni. Archiviata, ma sarebbe più esatto dire sospesa, l’emergenza virale, il nostro Presidente è tornato con la stessa felpata virulenza ad imporre la sua agenda, coincidente con quella europea, in tema di cambiamenti climatici, transizione energetica, patriarcato, sudditanza nazionale a UE, OMS, ONU e alle altre istituzioni trans e sovranazionali, trattati con Francia e Cina tutti da soppesare, all’insegna di un formulario retorico sperimentato e inesorabile. Fino all'annuncio più recente e più discutibile, nel quale si è scagliato, senza nominarlo apertamente, contro Elon Musk, visto come uno dei demiurghi, degli Stranamore che tengono in pugno il mondo con le armi della tecnologia applicata alla comunicazione e al controllo. Mr Tesla, ospite dalla Meloni, no, Bill Gates e George Soros sì? Domande da non fare, neanche via social: la verità del Potere è l'unica ammissibile, le cose sono come sono perché ve lo diciamo noi e se non siete d’accordo ne pagherete il prezzo. Arriva la resa dei conti, la gloriosa strategia del regime frana nelle sue contraddizioni, nei suoi fallimenti, nelle sue opacità, nei suoi gorghi scabrosi al punto da rendere opportuna una commissione d'inchiesta sull'operato dello Stato durante il Covid? Mattarella si mette di traverso e della commissione, più e più volte rimandata, svuotata, disinnescata, alla fine nessuno parla più.

Ma basta dirsi a vicenda: noi, noi che ci specchiamo e ci riconosciamo fratelli, noi siamo quelli che incarnano uguaglianza, giustizia e santità in tutte le posizioni. Uniti nella convinzione, nell’autocompiacimento, nella retorica del Potere buono, solidale, infallibile, indiscutibile. E nei selfie con Chiara Ferragni.

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