12 Maggio 2023
Inizia la seconda giornata della Terza edizione degli Stati Generali della Natalità. Dopo l'ingresso di Papa Francesco e Giorgia Meloni, il presidente della Fondazione della Natalità Gigi De Palo ha aperto i lavori pronunciando un discorso nel quale traccia le principale problematiche, ma anche possibile soluzioni, della situazione della natalità del nostro paese:
"Per prima cosa, anche oggi, vorrei ringraziare il Santo Padre Papa Francesco che ci onora della sua presenza e della
sua amicizia e ci incoraggia ogni volta dandoci la sua fiducia. Grazie davvero.
Un grazie al presidente del Consiglio Giorgia Meloni che conosco da tanto tempo e che quest’oggi ha voluto partecipare ad un evento su un tema che ha particolarmente a cuore. E lo dico con cognizione di causa essendoci confrontati più e più volte anche negli anni scorsi su questo argomento. E anche alla luce del memorabile discorso di insediamento alla Camera dove parlò apertamente di natalità.
Un grazie alle autorità presenti per la disponibilità e l’amicizia.
Un grazie agli ospiti che hanno scelto di stare con noi in questi due giorni e che ci aiuteranno a riflettere.
Un grazie ai giornalisti che stanno seguendo l’evento e che hanno compreso la rilevanza del tema natalità. Che è poco notiziabile, man tremendamente importante…
E un grazie a voi ragazzi delle scuole italiane che siete qui fisicamente o che ci state seguendo in streaming perché in un certo senso tutto questo è per voi.
È per voi il nostro impegno di madri e padri che ci provano.
Perché tante volte ce lo siamo domandato in questi mesi, anche con mia moglie e con tutte le mamme e papà che hanno fatto nascere questa Fondazione per la Natalità. Quando i figli ci vedevano fare le nottate per organizzare questi Stati generali della natalità: ma chi ce lo fa fare?
Perché?
Ma soprattutto per chi?
Per voi.
Perché non si dica che non ci abbiamo provato.
Perché tra una ventina di anni non si dica che ci eravamo rassegnati.
No, noi non ci rassegneremo.
Le proveremo tutte. Con il nostro stile pacato, ma fermo.
E allora eccoci ancora qui, un anno dopo.
In un anno sono cambiate tante cose: continua la guerra in Ucraina, è cambiato il Governo, abbiamo per la prima volta nella storia una premier donna, l’Europa è stata colpita dalla più grave crisi di siccità degli ultimi 500 anni, l’Argentina ha vinto i Mondiali di Calcio, c’è stata la prima fusione nucleare che ha liberato più energia di quanta ne sia servita per innescarla e il principe Carlo è diventato il Re di Inghilterra… e finalmente la natalità è entrata a pieno titolo del dibattito pubblico.
L’obiettivo di questi Stati Generali della Natalità era quello di provare a fare in modo che in Italia si parlasse di natalità per due giorni. E ci siamo riusciti.
Che per due giorni ci rendessimo conto di quello che rischia di accadere se non corriamo ai ripari.
L’obiettivo era quello di provare raccontare la natalità – che è un argomento ostico e che ha a che fare con i numeri – in modo popolare.
Di provare ad arrivare a tutti.
Di trasformare il tema demografico in un evento sul futuro.
Perché c’è bisogno di una consapevolezza collettiva. E c’è bisogno di ribadirci sempre che la nascita di un figlio ha sì a che fare con il pil e con il sistema sanitario di domani, con le tasse e con la sostenibilità del Paese, ma anche e soprattutto con la bellezza di una scelta d’amore. È un modo per dire: vale talmente tanto la pena esserci, è talmente bella questa vita che la voglio regalare e condividere con qualcuno.
L’obiettivo era anche quello di trasformare questo tema in un tema che unisse il nostro Paese. Senza maggioranze ed opposizioni. Un tema trasversale. Un tema sul quale fare squadra. Perché l’Italia, lo sappiamo, dà il meglio di sé quando fa squadra. Quando, con le spalle al muro, riesce ad andare oltre i campanilismi e le ideologie. E l’incontro di ieri con tutti i leader politici di tutti i partiti è stato un bel segnale in tal senso. E ci ha mostrato che si può fare.
L’obiettivo era quello di far capire che non è solo una questione che
riguarda le scelte della politica nazionale, ma anche di quella
regionale e locale.
Che la natalità riguarda anche le imprese (che, infatti, si stanno mettendo in gioco), le banche, il mondo dei media, quello dello sport, dello spettacolo. Insomma riguarda tutti.
Che siamo tutti convocati a giocare in questa nazionale.
Le analisi le conosciamo.
I numeri ormai sono noti.
Adesso è il momento della sintesi.
Questo è il momento di combattere insieme contro un nemico più grande.
Nella giornata di ieri i ragazzi delle scuole, nelle brevi interviste che abbiamo fatto ci hanno raccontato le loro preoccupazioni, la loro paura del futuro, le loro ansie di non farcela. Finire gli studi, trovare un lavoro, chiedere un mutuo, acquistare una casa, sposarsi, decidere di fare un figlio in Italia è diventato complicato.
Ed è un controsenso vedere come in tutte le ricerche (ce lo ha mostrato il prof. Blangiardo) i giovani e le donne hanno un grande desiderio di famiglia, ma sono costretti a rinunciare ai loro sogni. Le donne vorrebbero 2,4 figli, ma in Italia il tasso di natalità è di 1,24…
Ma allora? Se c’è questo desiderio come mai non ripartono le nascite?
Anche oggi lo vogliamo ribadire: siamo qui perché abbiamo scelto di non rassegnarci.
Non vogliamo rassegnarci a sentire o vedere donne costrette a scegliere tra il lavoro e la famiglia. O donne costrette a nascondere il pancione invece che mostrarlo con orgoglio.
Non vogliamo rassegnarci a vedere i nostri figli su Skipe o su zoom perché qui, in Italia, è impossibile realizzare i loro sogni. È stato detto ieri: ben vengano esperienze all’estero, ma se non sono esperienze, ma necessità di fuga perché qui è impossibile realizzare un sogno, allora no!
Non vogliamo rassegnarci alla magra e stupida consolazione di poter dire, tra dieci anni: “Ve lo avevamo detto”.
Non vogliamo rassegnarci a un Paese in pensione, stanco e ripiegato su sé stesso, senza fiducia, senza spinta delle nuove generazioni, senza l’occhio infuocato di chi ha fame di vita e di futuro.
Non vogliamo rassegnarci a quello sport, tutto italiano, di leggere la natalità con una chiave di lettura ideologica, come se fosse un’occasione divisiva e non come l’opportunità più ghiotta di fare squadra.
Quanti errori nel recente passato: trasformare la famiglia nell’occasione per litigare invece di valorizzarla come il petrolio, il
gas, l’energia del Paese.
Non ci sono dubbi la natalità è la nuova questione sociale perché se non interveniamo ora, crolla tutto.
Ed è una questione sociale universale, che riguarda tutti, anche chi i figli – liberamente – non li ha voluti o non li vuole fare e non desidera figli propri. Perché riguarda il futuro.
Perché anche scegliere liberamente di non avere figli propri (mettere al mondo o non mettere al mondo un figlio non deve mai essere un obbligo) avrà bisogno delle generazioni di domani.
Cosa chiediamo?
I giornalisti da tre anni ci chiedono: vabbè, ma quindi in concreto? E io sono sempre in grande difficoltà perché ripeterò anche questa volta le cose che dico da oltre 20 anni di impegno associativo. Sono cose molto concrete, alcune delle quali hanno cambiato e stanno cambiando il volto del Paese.
Le ripeto e sono quattro cose:
1) Provare a darci un obiettivo strategico di Paese per i prossimi 10 anni capace di andare oltre i Governi. Una campagna sociale, culturale, economica, politica, mediatica e sanitaria. Una sorta di PNRR italiano. Un piano Marshall per far ripartire la natalità. Un patto che ci coinvolga tutti. Quale? Arrivare a quota 500 mila nuovi nati entro il 2033. L’ISTAT ha detto che se raggiungiamo questi numeri possiamo evitare il crollo di tutto il sistema.
Proviamoci. Un pezzetto alla volta. Tutti insieme. Sforzandoci di evitare di fare qualsiasi polemica politica su questo obiettivo,
perché riguarda tutti, anche chi adesso è all’opposizione.
2) Come afferma Adriano Bordignon, presidente nazionale del forum delle famiglie, già nella prossima legge di bilancio fare un
assegno unico più sostanzioso, una riforma fiscale che tenga conto della composizione familiare e del numero dei figli, e modificare dell’ISEE. Quoziente familiare? Chiamiamolo come volete voi, troviamogli un altro nome, ma facciamo questa benedetta riforma perché oggi il sistema fiscale italiano penalizza le famiglie con figli. E le famiglie non vogliono le
mancette, ma giustizia.
3) Se è vero che si stanno destinando i fondi del PNRR per le armi, allora proviamo a destinarli anche per far ripartire le nascite in Italia. Diamo certezze ai giovani. Diamogli contratti di lavoro certi. Diamogli la possibilità di prendere un mutuo per la prima casa senza dover ricorrere ai genitori come garanti. Facilitiamo la costruzione delle famiglie. Creiamo una mentalità favorevole, mostriamogli che abbiamo a cuore la loro realizzazione lavorativa e familiare, non li costringiamo ad emigrare…
4) Fare di tutto, aiutando anche le aziende virtuose in tal senso, per fare in modo che le donne non siano mai costrette a dover scegliere tra il lavoro e la famiglia. La maternità è un valore aggiunto e non una diminutio per chi lavora.
Ecco, basta questo per creare le fondamenta su cui costruire il resto.
Su cui inserire gi asili nido, i congedi parentali, i centri estivi…
Ma noi veniamo da oltre settant’anni di assenza di politiche familiari o di bonus un tanto al chilo che sono serviti molto poco. Per questo è necessario prima di mettere gli infissi, occuparsi della struttura della casa. Così sarà molto molto più facile inserire il resto…
Noi siamo qui ad aiutare in questa semina che parte già in ritardo.
Siamo qui come un pungolo che non ama fare polemica, ma che prova a ricordare a tutti che stiamo rischiando grosso.
Saremo qui ogni anno a cercare di attirare l’attenzione su questo tema, a collaborare con il Governo, con le amministrazioni locali, con le aziende, con gli istituti di credito.
Perché le mamme e i papà sanno bene che non c’è niente di più importante del futuro dei nostri figli. Lo dobbiamo a loro perché oltre a dargli la vita vogliamo provare a dargli anche una vita dignitosa.
Lo dobbiamo anche al nostro Paese perché non è poi così male essere italiani."
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia