28 Aprile 2023
Il ritorno di Alfonso Bonafede. L’ex guardasigilli in quota M5s, escluso dal vincolo dei due mandati, è stato eletto nel Consiglio di presidenza della giustizia tributaria grazie a un accordo tra i pentastellati e il centrodestra. Il Pd, invece, si è sfilato. Oggi, venerdì 28 aprile, alla Camera si è tenuta la votazione per eleggere sei membri laici dei cosiddetti “Csm delle magistrature speciali“, i Consigli di presidenza della giustizia amministrativa, della giustizia tributaria e della Corte dei conti.
L’intesa a Montecitorio è stata raggiunta solo tra centrodestra e M5s: al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa andranno Eva Sonia Sala e Francesco Urraro (avvocato ed ex parlamentare della Lega), al Consiglio di presidenza della Corte dei Conti Filippo Vari e Vito Mormando e al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria l’ex deputata del Carroccio Carolina Lussana e Bonafede, che ce l’ha fatta per 9 voti. Nei mesi scorsi l’ex ministro della Giustizia era stato dato in pole per la nomina al Csm, ma a frenarlo era stata un’interpretazione stringente data dal regolamento parlamentare al requisito dei 15 anni di esercizio della professione di avvocato. Per arrivare all’elezione dei laici dei Consigli di presidenza serve la maggioranza assoluta dei componenti l’assemblea: sia alla Camera sia al Senato le nomine erano bloccate da mesi per mancanza di un accordo. Giovedì a palazzo Madama ce l’hanno fatta solo i due nomi del centrodestra per la Giustizia tributaria, Giorgio Fiorenza e Alessio Lanzi (quest’ultimo ex componente laico del Csm in quota Forza Italia).
I deputati del Pd non hanno partecipato all’elezione. Il capogruppo Chiara Braga ha denunciato una “totale violazione della parità di genere: solo due donne su sei componenti da eleggere”. È altrettanto evidente che i Dem vogliono protestare per l’esclusione dalle trattative. Lo afferma esplicitamente Luana Zanellla, capogruppo di Alleanza verdi e sinistra, altro gruppo che non partecipa al voto: “Le deputate e i deputati di Avs si astengono nella votazione per l’elezione dei componenti dei Consigli di presidenza della Giustizia amministrativa, tributaria e della Corte dei conti. Nonostante ripetuti tentativi dell’opposizione di costruire una mediazione accettabile, la maggioranza, forte della predominanza numerica, è andata avanti per la sua strada senza rispettare l’equa rappresentanza delle opposizioni. Inoltre, non è tollerabile il vulnus di non rispettare la parità di genere”.
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