07 Febbraio 2023
Giorgia Meloni Fonte: Imago
Giorgia Meloni prova a mettere un freno al caso Donzelli-Delmastro che sta scuotendo la maggioranza. La premier intervenuta a margine della riunione di oggi in Prefettura a Milano ha chiarito: "Non penso ci sia bisogno delle dimissioni" riferendosi ai due esponenti di FdI, entrambi coinvolti nel caso delle conversazioni tra i mafiosi e l'anarchico Alfredo Cospito rese note dal deputato Donzelli, e per il quale si è alzato nell'opposizione che ha urlato alla segretezza degli atti. Parola fine anche sul caso Fazzolari, che quest'oggi ha fatto parlare di se per la dichiarazione sulla'"insegnamento del tiro a segno nelle scuole".
La premier crede alla versione del suo sottosegretario e cioè: quelle parole non sono mai state pronunciate. Lo dice Giorgia Meloni a Milano a chi le chiedeva un pensiero sulle frasi su un presunto percorso per incoraggiare gli studenti ad imparare a sparare. "Io ritengo che questa cosa non sia mai esistita e Fazzolari dice di non averla mai detta. Nessuno ha mai pensato una cosa come quella. È un caso che non esiste", spiega lapidaria Meloni.
"Quando una cosa viene smentita dagli interessati - conclude - bisognerebbe prenderne atto. Invece si continua a parlare di cose che non esistono". Già subito dopo la fuoriuscita delle dichiarazioni, l'opposizione era insorta commentando tra il serio ed il sarcastico le parole di Fazzolari. Stoccata da parte di Giuseppe Conte, per cui le parole di del sottosegretario dimostrano l'"amore" dell'esecutivo "per le armi".
Neanche Donzelli e Delmastro rischiano la poltrona. I due coinvolti nel Caso Cospito come prevedibile hanno visto il pronto appoggio del loro leader. Che parlando dell'inchiesta su cui lavora la procura di Roma per "rivelazione di segreto d'ufficio", dichiara: "La procura fa il suo lavoro e il ministero della Giustizia ha più volte detto che non erano documenti coperti da segreto. E mi pare che queste informazioni sensibili fossero già presenti suoi quotidiani". Motivo per cui "non ho ragione di dire che ciò che sta sulla stampa non possa andare in Parlamento".
Chiusura ulteriore sugli anarchici: "Lo Stato non può scendere a patti con chi lo minaccia, questo vale per la mafia ieri e per gli anarchici oggi".
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