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Esercizio provvisorio, Andreotti era a favore: “Non è lo stato d’assedio. Può portare vantaggi e risparmi”

Era il 2006 quando l’allora senatore a vita si disse favorevole alla misura che, da primo ministro, aveva firmato tre volte

20 Dicembre 2022

Esercizio provvisorio, Andreotti era a favore: “Non è lo stato d’assedio. Può portare vantaggi e risparmi”

Fonte: Imagoeconomia

Giulio Andreotti era favorevole all’esercizio provvisorio di bilancio, una misura straordinaria che dovrebbe trovare rara applicazione, anche se è la Costituzione, all’articolo 81, a prevedere due condizioni per attuarlo. Primo: la misura dev’essere autorizzata formalmente da una legge. Secondo: l’esercizio provvisorio può durare al massimo quattro mesi (la proroga può avvenire solo all’interno di questo intervallo di tempo). Andreotti, dicevamo. Era il 2006, sotto il governo di Romano Prodi, quando l’allora senatore a vita e storico leader della Dc si disse a favore del provvedimento: “L’esercizio provvisorio non è mica è lo stato d’assedio. Può essere vantaggioso perché si può risparmiare un po’”. Lui, del resto, da primo ministro ne aveva firmati tre.

Esercizio provvisorio, dal 1948 al 1968 la misura è stata sempre attuata

Dal 1948 al 1968 c’è sempre stato un esercizio provvisorio. Solo nel 1969 il governo Rumor riuscì, per primo, a far approvare in tempo il bilancio riferito al 1970. Lo stesso fecero gli esecutivi in carica nel 1976 (governo Moro) e 1977 (governo Andreotti). Nel 1978 venne introdotta l’innovazione della legge Finanziaria, ma l’esercizio provvisorio rimase ancora la regola fino al 1983, quando si riuscì a non far slittare il progetto di bilancio per l'anno successivo (governo Craxi) . Da allora in poi sono stati gli esercizi provvisori a diventare eccezione: il meccanismo è stato usato due volte: nel 1986 (governo Craxi, per due mesi) e nel 1988 (governo Goria, per un trimestre).

Esercizio provvisorio, Meloni sicura: “Non ci sarà”

Da allora il governo è stato, almeno a una prima analisi, più rispettoso del ruolo del Parlamento, anche perché l’Ue è diventata parte attrice dovendo vagliare la finanziaria e non tollera ritardi, ma in realtà le Assemblee non hanno quasi mai avuto modo di intervenire per non allungare l’iter col sistema delle navette e sforare la deadline del 31 dicembre. E il governo Meloni? Il termine per la consegna degli emendamenti alla Camera è stato fissato alle 16 di domani, mercoledì 21 dicembre,, quello per gli ordini del giorno alle 17. Se tutto filasse liscio il passaggio in Senato potrebbe avvenire tra il 27 ed il 29 dicembre. Un calendario pensato per evitare l'esercizio provvisorio che scatterebbe dal 1 gennaio in caso di mancato via libera del Parlamento sul test della Manovra. Ieri Meloni ha voluto allontanare questa prospettiva assicurando che “non ci sarà esercizio provvisorio”. Per Andreotti, però, non era poi così male.

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