09 Dicembre 2022
Il passaggio in Parlamento della prima manovra del governo Meloni è stretto tra tempi contingentati e pochi soldi per le modifiche. 700 milioni di euro disponibili, ma la lista delle richieste che arriva dalla maggioranza è piena di micro misure.
Le numerose micro norme danno problemi alla manovra, per Giorgia Meloni è la prova che non deve tenere sotto controllo solo le tempistiche, ma anche le singole spese. Una parte del tesoretto per le modifiche, 400 milioni su 700, è rimessa nelle mani dei partiti, ma la spartizione tra la maggioranza e le opposizioni non è stata ancora fissata. Solitamente il grosso va alla maggioranza, ma la premier ha anche la necessità di dare un segnale alle opposizioni che hanno lamentato un esame ristretto alle Camere.
Il rischio si farà più forte se questi soldi verranno impiegati in micro misure, perché l’altra fetta della dote, pari a 300 milioni, potrebbe non essere sufficiente a coprire le modifiche che riguardano i capitoli principali, su cui la stessa maggioranza chiede di intervenire. Queste risorse sono già impegnate per alcune questioni che non possono essere eluse, come Opzione Donna per l’uscita anticipata a 60 anni.
Dentro la lista dei 617 emendamenti depositati da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia in commissione Bilancio alla Camera, ci sono anche richieste che riscrivono le scelte adottate dal governo poco più di due settimane fa. Come le pensioni minime, che un emendamento chiede di portare a 600 euro, attraverso la creazione di un Fondo da 500 milioni al ministero del Lavoro. Un altro emendamento vedrebbe la decontribuzione per le assunzioni dei giovani under 36.
L’operazione di rimontaggio della legge di bilancio riguarda anche il Superbonus. Due emendamenti, presentati dalla Lega e da Fratelli d’Italia, dicono che il lavoro che si sta facendo in queste ore a Palazzo Chigi non è sufficiente. Le richieste chiedono di "sbloccare i crediti". Appena un mese fa il governo, con il decreto Aiuti quater, aveva deciso che i crediti non utilizzati si potevano spalmare in 10 rate annuali. Ora la modifica chiesta dal partito della premier dice che la previsione va cancellata e sostituita con la possibilità di riportare nelle annualità successive la parte della quota annuale che non si è riuscita a sfruttare per mancanza di capienza fiscale.
La somma di tutti questi interventi preme sul tesoretto e rende ancora più evidente la necessità per Meloni di fermare le micro norme. Non può però entrare nel merito delle scelte parlamentari, sarà l’esito della scrematura in commissione a dire quante di queste misure resteranno fuori dal voto. Per ora i conti si fanno su tutti i 3.104 emendamenti depositati. Dentro ci sono molte altre micro misure, come il taglio dell'Iva sul pellet. La Lega chiede 20 milioni per un Fondo da destinare ai nonni per la cura e l'assistenza dei nipoti, ma anche 28 milioni per prorogare il bonus per l’acquisto dei mobili su una spesa fino a 10 mila euro.
Nella relazione illustrativa dell’emendamento che chiede di aumentare le risorse per il tax credit in favore del settore della musica, i leghisti citano il gruppo rock dei Maneskin, ma anche Vasco Rossi, Zucchero, Blanco e Gazzelle, per spiegare il successo della misura e la necessità di un nuovo intervento. Anche la lista di Fratelli d’Italia è ricca: dal rifinanziamento delle celebrazioni per il pittore Pietro Vannucci, “Il Perugino”, alla tassa per il marmo di Massa e Carrara, fino al sostegno "alla nutrizione bilanciata attraverso proteine vegetali".
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia