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Bocconi, cambio della guardia tra Monti e Sironi: il potere celebra se stesso e Mattarella officia

In occasione del cambio della guardia fra Monti e Sironi va in scena una scena agghiacciante, di stampo fantozziano, con il presidente che, osannato, omaggia la èlite in platea: il senatore a vita Monti, la euroburocrate Von Der Leyen, i mandarini dell'informazione di regime, fino all'onnipresente Liliana Segre.

07 Dicembre 2022

Lilana Segre e Sergio Mattarella

La scena è agghiacciante come una sequenza di Fantozzi nella megaditta: tutto uno scricchiolare di giunture, il potere logora ma conserva, che si alzano, a fatica, si lasciano cascare sui velluti delle poltroncine, si rialzano per ovazioni clamorose e rantolanti. Siamo alla Bocconi e va in scena il cambio della guardia fra il vecchio manico, Mario Monti, e il successore giovane Andrea Sironi, scelto proprio da Monti per “la profonda conoscenza della Bocconi e del contesto internazionale dell’higher education, la visione strategica, l‘autorevolezza scientifica e lo stile che lo distinguono, [così che Sironi] saprà guidare il Consiglio di Amministrazione e l’Università verso traguardi sempre più alti”. Come no, naturalmente “nel segno dell'Europa” e infatti c'è la sua figura più controversa, la Ursula, signora dei vaccini, 10 miliardi di dosi comperate da Pfizer il cui boss rifiuta costantemente di andare a riferire quanto a effetti letali.

Officia Mattarella, il presidente dei lockdown, dei lasciapassare, dello stato concentrazionario orchestrato da Conte, da Draghi, affidato agli esecutori come Speranza, il capo di un popolo diviso e che egli ha contribuito a dividere ulteriormente con le sue intemerate, incredibili, contro “i novax che non meritano spazio”. Difatti hanno buttato tutti in un sacco, fanatici, deliranti, raziocinanti lunatici, scettici, e li hanno ghettizzati e discriminati, senza che Mattarella facesse una piega. Anzi. Oggi il presidente viene osannato, scena difficile da comprendere se non si coglie il suo ruolo di papa della élite europeista e globalista, di difensore non del paese ma del potere certificato che il paese lo schiaccia, lo spiana. C'è, l'abbiamo detto, la Von Der Leyen dell'Europa inetta e antitaliana, che tutto lascia addosso al paese non più dei limoni ma dei meloni, siano pandemie, migrazioni di massa, sicurezza internazionale o la geopolitica di emergenza che dovrebbe, ma non lo fa, arginare uno stato di crisi in Ucraina. Puntualmente omaggiata da Mattarella. C'è il cadente presidente Monti, oggi senatore a vita e per quali meriti? Avere ammazzato il cavallo agonizzante con misure deleterie per l'Italia ma molto gradite a Bruxelles, a Strasburgo, nei falansteri di questo potere corrotto e corroso. C'è la finta opposizione di destra, premiata, in quanto finta, col potere transeunte, la destra per niente fascista, se mai paleodemocristiana del presidente del Senato, La Russa, l'ex Mefistofele ammansito dall'età e dalla carica. C'è uno dei padrini dell'informazione organica, Ferruccio de Bortoli, anche lui omaggiato da Mattarella, il De Bortoli sacerdote dei poteri forti, capace di soavi banalità, uno dei tanti liberali di tendenza meneghina, saldi come le colonne di granito della Banca Commerciale che in gioventù volevano abbattere. E c'è la immarcescibile Liliana Segre, più ubiqua di padre Pio, dove si celebra il potere lei non manca mai, la trottola ultranovantenne, presidente della fantomatica “commissione contro l'odio”, un po' a senso unico, puntualmente addormentata se bruciano i fantocci della Meloni o le scrivono su Twitter “prova a toccare il reddito di cittadinanza e ti faccio trovare tua figlia in un lago di sangue”.

Tutti su e giù, su e giù come attempati Misirizzi che scricchiolano, barcollano ma non mollano, si ovazionano a vicenda, si esaltano, si complimentano nel tripudio di protesi e di ghigni sinistri, ma per cosa? Per avere lasciato affondare l'Italia? Per averla consegnata al debito pubblico più immane della sua storia? Per aver visto la spesa pubblica salire del 32% nell'ultimo triennio, con risultati non pervenuti? E destinata a salire nel prossimo anno dal 53% al 59%?, con quali obiettivi nessuno lo spiega? E dipendente, come un drogato dalla dose, ai fantomatici miliardi del piano di resilienza e resistenza? Per averla sottomessa a una entità maligna quale la UE? Per averla abbandonata al suo destino di porto franco per tutti i disperati, per la strategia pandemica più violenta dell'Occidente, ispirata dalla dittatura cinese che infine ci ripensa, come cosa da niente, come se non equivalesse ad ammettere il fallimento profilattico, economico, sociale? Per il milione e mezzo di attività produttive nel frattempo uccise? Per i centosettantamila morti non si saprà mai esattamente di cosa, come e perché, ma di sicuro, la grande parte, grazie a protocolli sballati o inesistenti, a terapie criminali, ad apprendisti stregoni che avevano messo sul piatto un certo numero di cadaveri pur di costruirsi la carriera politica? Per le mille intraprese sociali che riposano sulla truffa e sul saccheggio di fondi pubblici? Per un livello della classe politica che è oltre l'imbarazzo, è da malaffare di vicolo?

L'Italia degli ultimissimi anni è al disastro epocale e, sì, forse questo paese di suggestionabili, di clientes non merita molto di meglio, forse ha quello che si merita, il potere che si merita, ma resta lo stesso uno spettacolo agghiacciante quello della decrepita, fallimentare élite italiana che si stringe per dire: noi siamo eterni, noi non sbagliamo mai e se pure la realtà ci condanna, al diavolo la realtà. In tutto questo cerchio perfetto, giottesco del potere, una lacuna: mancava, della Bocconi, la figlia più illustre, la Chiara Ferragni che non diede neppure un esame ma la chiamano “la bocconiana”, così come chiamano un mediocrissimo tecnocrate “Supermario”, così come chiamano “il dottore” il boss dell'OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che dottore in medicina lo è quanto era avvocato l'avvocato De Marchis di “Febbre da cavallo” ma sulle politiche sanitarie mondiali ha avuto l'ultima parola, in assonanza con la Cina. La bocconiana Ferragni che non si è mai laureata, che la Bocconi la vedeva passando in tram, ma che può farsi quando vuole i selfie con Mattarella, trattato come un nonno un po' strambo, e che si sdebita annunciando ai 28 milioni di seguaci: votate per il partito del presidente, votate per il PD. Non l'hanno ascoltata, ma il messaggio del potere che rifluisce nel potere era chiaro ed era ciò che contava.

Stasera, al teatro alla Scala, si replica. Prevedibile ovazione da 92 minuti per Mattarella e genuflessioni per le altre “maschere grandguignolesche del potere” Tutti lì, al caldo del teatro, a celebrare il potere esclusivo ma, per sua natura, inclusivo tra gli inclusi. Magari lì la Chiara si degna di farci un salto e un selfie in compagnia del marito, cantante sanremese. Siamo o no nel Tempio della musica?

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