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Il partito di Mario Draghi è pronto: Gigi Di Maio docet

L’attuale premier è stato il vero regista della scissione del Movimento 5 Stelle. Se l’operazione dovesse andare in porto fino in fondo, si aggiungerebbero presto nomi di punta quali Carfagna, Calenda, Giorgetti e Toti

07 Luglio 2022

Il partito di Mario Draghi è pronto: Gigi Di Maio docet

Mario Draghi tiene le fila di una politica italiana allo sbando da anni. Non basteranno i proclami di Giorgia Meloni o Giuseppe Conte di tornare alle urne, e neppure quelli di un’altra parte di centro destra, perché tutti hanno paura delle elezioni, non per i risultati scontati (di una vittoria del centro destra) ma per l’incertezza politica italiana, europea ed internazionale, che calamita i problemi a livello mondiale e non nazionale, indi per cui qualsiasi governo avrebbe pochissimi margini di manovra per fare leggi o per rinnovare del paese Italia. Tutto ciò, lo sa benissimo anche la Meloni.

Brutto da scrivere, facilissimo da immaginare, ma è proprio Mario Draghi a voler questa situazione, consapevole ora più che mai dell’incapacità di leaders e partiti di giostrare una situazione mondiale delicatissima che rischierebbe d’infilarci in un tunnel ancora più buio di quello degli ultimi quattordici anni. Al contrario dello scellerato Mario Monti, il Premier Draghi non metterà mai faccia e voce nella sua nuova creatura, che stanno portando avanti altri, sotto la sua regia. Il Terzo Polo è la meta: da Mara Carfagna a Giovanni Toti, da Luigi di Maio a Carlo Calenda, fino a Matteo Renzi e Giancarlo Giorgetti; se ci mettiamo anche una buona fetta di ciellini che vogliono tornare prepotentemente a far politica e Letizia Moratti ingolosita dal Terzo Polo con cui correre alle regionali lombarde contro Attilio Fontana e il candidato del Pd (rischiano di lasciare in mano alla sinistra la Regione), il gioco è fatto.

I partiti, con annessi leaders, sono ben a conoscenza di questa situazione e, tra chi riflette sul da farsi e chi cercherà di ostacolare la nuova “cosa” sperando di riuscirsi, c’è una riflessione in atto che immobilizza, attanaglia la politica e chi ci sta rimettendo è solo l’Italia, intesa come cittadini, economica, industria, innovazione, sociale e lavoro.  

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