Sabato, 06 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Governo Draghi: tra ministri tecnici e politici, ecco i nomi dei papabili

Che tipo di esecutivo l’ex numero uno della Bce si appresta a fare? Gli osservatori più attenti accreditano la nascita di un gabinetto tecnico con un hint, un pizzico, di politica dove serve.

07 Febbraio 2021

Draghi, Governo tecnico o politico? Le mosse del nuovo Premier

Fonte: lapresse.it

Sulla squadra di governo farà da solo. Il presidente incaricato Mario Draghi ascolta e prende appunti ma per decidere quali uomini e donne scegliere per portare a termine il compito assegnatogli dal Capo dello Stato Sergio Mattarella – scrivere un piano all’altezza delle aspettative per accedere alle risorse del Next Generation Eu e venir fuori dalla pandemia – non accetta interferenze.

Che tipo di esecutivo l’ex numero uno della Bce si appresta a fare? Gli osservatori più attenti accreditano la nascita di un gabinetto tecnico con un hint, un pizzico, di politica dove serve. Forse giusto per tenere più coinvolti e ingaggiati i partiti che non escono certo bene dall’esperienza appena conclusa vista l’arma letale alla quale il presidente della Repubblica ha dovuto ricorrere.

Una cosa appare scontata: che Draghi vorrà mantenere in Europa, dove si gioca la vera partita alla quale siamo chiamati, le due persone a lui più vicine e quella che sta dando buona prova di sé: il vicepresidente della Bei Dario Scannapieco, il membro del direttorio della Bce Fabio Panetta e il commissario per l’Economia Paolo Gentiloni. Meglio ai loro posti di combattimento in Lussemburgo, Francoforte e Bruxelles che a Roma dove pure, tuttavia, sarebbero utili come il pane.

Al posto di Roberto Gualtieri, le cui speranze di conferma sono ridotte al lumicino, si fanno i nomi del già ministro (nel governo Berlusconi) Domenico Siniscalco, di Ernesto Maria Ruffini (alla guida dell’Agenzia delle entrate), Daniele Franco (direttore generale di Banca d’Italia) e dell’economista Carlo Cottarelli che molto si è dato da fare in questi mesi a tentare di correggere per via mediatica le balzane mosse del Conte II. A meno che non sia chiamato in campo il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che della necessità di tornare alla crescita ne ha fatto un mantra. L’elenco dei papabili si è allungato ieri con Luigi Paganetto, presidente della Fondazione Tor Vergata e del Gruppo dei 20, molto attivo nel tenere la barra dritta sulla necessità di promuovere investimenti produttivi e riforme.

Anche allo Sviluppo economico si sprecano le più diverse ipotesi. Esclusa la permanenza di Stefano Patuanelli, s’avanzano le candidature di Vittorio Colao (autore di un piano di ripresa mai preso in vera considerazione), Franco Berbabé (dirigente d’azienda di provate capacità con un passato in Fiat, Eni e Telecom) e Marco Bentivogli (sindacalista della Cisl). Ma c’è anche chi si spinge a prevedere un ritorno di Carlo Calenda (non più da tecnico ma da politico e fondatore di Azione) e chi, come il sito d’indiscrezioni il Portaborse, lancia nella mischia il nome di Marcella Panucci, ex direttore generale di Confindustria. A proposito di Confindustria si mantiene lontano dalle scene l’ex presidente Vincenzo Boccia che per capacità personali, esperienza accumulata e ampiezza di relazioni è considerato da molti una risorsa preziosa.

Per il Lavoro si affacciano l’ex presidente dell’Istat e già ministro Enrico Giovannini, oggi portavoce dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile (Asvis), e l’ex presidente dell’Inps Tito Boeri, economista di primo piano già consulente del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale e della Commissione europea.

Un altro ministero chiave è quello della Giustizia dove tutti attendono riforme profonde e radicali (soprattutto dopo la pubblicazione delle rivelazioni contenute nell’intervista di Alessandro Sallusti all’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara). Qui si accredita un testa a testa tra la presidente uscente della Corte costituzionale Marta Cartabia (che gode della piena fiducia di Mattarella) e della già ministra Paola Severino, vicepresidente della Luiss.

Potrebbe essere della partita anche l’ex presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone, oggi procuratore della Repubblica a Perugia. Ma per lui c’è chi prefigura un impegno ai Trasporti e alle Infrastrutture dov’è necessario smontare e rendere inoffensivo quel Codice degli Appalti che gli addetti ai lavori considerano un vero e proprio macigno sulla strada degli investimenti.

Alla Salute, altro posto chiave, potrebbe restare in carica l’attuale Roberto Speranza in considerazione della delicatezza del momento tra vaccini in arrivo e virus che non si allontana. Sicuramente più glamour il possibile coinvolgimento della scienziata Ilaria Capua molto presente nel dibattito mediatico dalla Florida dove risiede dopo essere scappata dall’Italia per accuse infamanti risultate poi fasulle.

Altro tassello non facile da coprire è quello degli Esteri dove potrebbe esserci la conferma di Luigi Di Maio (nel caso del famoso pizzico riservato alla politica partitica) o la promozione del segretario generale del ministero Elisabetta Belloni. Si staglia anche l’ombra del bis-premier uscente Giuseppe Conte per il quale potrebbe aprirsi in alternativa il portone degli Affari europei (l’attuale Enzo Amendola ha lavorato molto bene) dove ha un buon credito anche l’ex ministro Enzo Moavero Milanesi.

Dopo l’inattesa apertura di credito di Matteo Salvini, agli Interni potrebbe essere chiamato a rappresentare la Lega l’apprezzatissimo Giancarlo Giorgetti anche se la titolare Luciana Lamorgese, prefetto e Consigliere di Stato, sta cercando in tutti i modi di conservare la poltrona.

Rumori soffocati arrivano dai ministeri dove appare più probabile la conferma degli attuali inquilini: all’Ambiente il generale di brigata dei Carabinieri Sergio Costa, all’Università e alla Ricerca l’ex presidente della Conferenza dei rettori Gaetano Manfredi, alla Difesa Lorenzo Guerini, agli Affari regionali Francesco Boccia (su cui incombe la figura del costituzionalista Sabino Cassese), ai Beni culturali Dario Franceschini.

Poca visibilità su Pubblica amministrazione e Innovazione dove potrebbe misurarsi il rettore della Luiss Andrea Prencipe. Nebbia fitta sulla Scuola, per la cui gestione la ministra Lucia Azzolina ha letteralmente spaccato il Paese, che potrebbe tornare ad essere accorpata all’Università favorendo la rinascita del dicastero dell’Istruzione.

Resta da verificare la sorte del ministero per il Mezzogiorno dove Giuseppe Provenzano ha lavorato con impegno anche se all’interno di uno schema che Draghi potrebbe voler cambiare nella piena e dichiarata consapevolezza, in ogni caso, che il Paese riprenderà a crescere solo se ripartiranno lavoro e produzione al Sud.

Tra le indiscrezioni del Portaborse, il coinvolgimento di Stefano Lucchini, responsabile degli Affari istituzionali e delle Relazioni esterne di Intesa Sanpaolo, come portavoce del premier.

 

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x