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M&A 2025, 295 deal in 9 mesi (+6% ) dopo il crollo del -17% dell’anno precedente, mercato italiano cresce, private equity rallenta

Il private equity rallenta nonostante 2,4 miliardi € investiti in 128 operazioni nel 2020-2024 e 1,8 miliardi € in 79 deal moda dal 2000. A livello globale, l’M&A consumer segna -24% negli USA e +48% in EMEA nei primi 9 mesi 2025

20 Novembre 2025

M&A 2025, 295 deal in 9 mesi (+6% ) dopo il crollo del -17% dell’anno precedente, mercato italiano cresce, private equity rallenta

Mario Resca

Il mercato italiano M&A è stato in costante crescita dal 2018 al 2023, con una flessione nel 2020. Il 2024 si è rivelato il primo anno con un pesante segno negativo (-17% a volumi), ma nel 2025 qualcosa sta cambiando: nei primi 9 mesi del 2025 si assiste a una tiepida crescita guidata da retail e hospitality & leisure, dominata soprattutto da operazioni portate a termine da investitori strategici - aziende che comprano altre aziende - più che dai fondi di private equity.

È questa la tendenza emersa dalla ricerca Retail & Finanza: i trend del mercato M&A realizzata da Pwc per Confimprese e presentata nel corso dell’annuale convegno dell’associazione.

Quanto alle operazioni nei primi 9 mesi del 2025 la ricerca Pwc evidenzia che se ne sono concluse 295 nel consumer market contro le 279 dello stesso periodo 2024, finalizzate principalmente da investitori strategici. Il mercato è dunque in ripresa ma non per il private equity.

Del resto, il retail è un segmento che vive di circolazione continua: gli investitori entrano ed escono, c’è volatilità, il circolante si muove. Il private equity ha logiche di uscita breve, condizionate da clausole cosiddette di drag-along: si entra per costruire valore e si esce vendendo tutto - trascinando tutti alla vendita, anche i soci di minoranza - dopo pochi anni. È una finanza che entra pensando già a quando uscirà. Il PE italiano ha anche realizzato grandi multipli di investimento su retailer e brand italiani, ma troppo spesso ne ha trasferito la proprietà verso compratori e consolidati non nazionali. Quella offerta dal private equity è una finanza abilitante ma transitoria, finalizzata alla vendita, mentre la vera finanza abilitante è quella degli investitori strategici, che non sono semplici azionisti perché rimangono dentro l’impresa, accompagnano la crescita in continuità di governance e partecipano al risultato anno dopo anno.

Qualche esempio? Ovs ha comprato Goldenpoint e Kasanova, Armani con la Capannina di Franceschi, Prada con Capri Holding, Unibee con Ethos Group SCPA.

«L’aumento degli investitori strategici – commenta Mario Resca, presidente Confimpreseè il segnale che il mercato sta cercando di ottenere benefici oltre al semplice profitto finanziario, come l’acquisizione di tecnologia o accesso a nuovi mercati. A differenza di un investitore finanziario, un investitore strategico è coinvolto nella gestione e nella crescita della società partecipata. Il suo obiettivo va oltre il profitto, integrando l’azienda in cui investe nella propria strategia di business. È un nuovo scenario per le aziende retail, che hanno bisogno di finanziare il proprio sviluppo con impegno di capitale circolante spesso non indifferente e di risorse finanziarie di lungo termine a supporto di progetti espansivi impegnativi. Dunque, per sostenere piani di sviluppo importanti l’apertura del capitale a investitori finanziari diventa indispensabile».

Quanto al private equity è molto attivo nel settore delle Pmi. Nel periodo 2020-2024 ha prodotto un totale investito di 2,4 miliardi di euro, per 128 operazioni di cui il 60% in Lombardia e il 76% in Pmi.

Uno sguardo più allargato dall’inizio del nuovo millennio 2000-2024 evidenzia che l’interesse principale del PE è per il settore moda con 1,8 miliardi investiti in 79 operazioni di cui il 65% nel comparto moda e il 20% nella cosmetica. I fondi di PE saranno sempre più selettivi e focalizzati su food e personal /pet /home care, settori più resilienti. Sul fronte acquisizioni, i fondi potrebbero aumentare le operazioni di take-private (un tipo di acquisizione in cui un’azienda privata compra tutte le azioni di una società quotata in borsa, portandola fuori dal mercato pubblico), mentre saranno posticipate le cessioni di asset con performance inferiori ai budget e più impattati dai dazi.

«Il settore del retail – spiega Alessia Muzio, responsabile ufficio studi e ricerche Aifiè ricco di realtà eccellenti che attraggono l’attenzione degli operatori di private capital sia domestici sia internazionali. Grazie a questa partnership le imprese, e in particolare le Pmi, ricevono non solo capitali, ma anche competenze fondamentali per supportare progetti di crescita e internazionalizzazione, con un impatto positivo sull'economia reale».

I macro trend M&A 2025 per tipologia di investitore

Il mercato M&A nel settore retail, in particolare nel grocery, continua a essere guidato da dinamiche di consolidamento, con molta vivacità per le operazioni di piccole dimensioni. Continua inoltre il dinamismo sulle catene del retail specializzato nei segmenti personal care e farmacie. Tra le principali operazioni si segnalano Audiolife, Ethos Group, Vallesi SpA-Modus Stores In Alba & Cuneo, Star Capital SGR e Riba Mundo Tecnologia SA, tutte portate a termine da investitori strategici.

Nella ristorazione, il mercato M&A si concentra sul fast dining senza seduta (modello di ristorazione rapida, informale e focalizzato sul consumo del cibo al bancone, in piedi, o da asporto), favorito da limitati investimenti iniziali e maggiori opportunità di riconversione, sul segmento lusso, trainato da investitori strategici e family office e su turnaround di catene in difficoltà. I deal principali riguardano Cigierre, Rossopomodoro, Temakinho, La Capannina di Franceschi, Antica Focacceria San Francesco, Twiga, Carrefour, Burgez Italia. Si tratta per la maggior parte di operazioni condotte a termini da investitori strategici.

Il settore moda e lusso si conferma attivo ma sempre più selettivo, con l’attività dei fondi di private equity maggiormente focalizzata su asset con performance stabili e buoni flussi di cassa o su operazioni di turnaround. Gli operatori strategici si concentrano, invece, su operazioni di turnaround e sull’ingresso di partner in brand ancora controllati dalle famiglie. A questo proposito si segnalano Goldenpoint, Vasari Global, Gallo, Venice, Free Time Management, Permira, Capri Holdin, Kasanova.

Attività M&A nel consumer market a livello mondiale: in calo i deal nel 2025

Uno sguardo allargato sullo scenario internazionale evidenzia che l’attività M&A nel consumer market a livello mondiale risulta essere in ulteriore calo nei primi nove mesi del 2025 rispetto all’anno scorso sia a volume che a valore. Nel 2024 si è registrato un aumento dei volumi nonostante un calo a valore, nei 9 mesi del 2025 si assiste a un calo sia in termini di numero operazioni sia di controvalore.

Tutti i settori presentano un trend negativo, con la sola esclusione del comparto casa&personal care. Il calo dell’attività M&A nel consumer market è principalmente guidato dal mercato americano (-24% a volume e -4% a valore), mentre l’area Emea ha un segno positivo (+2% a volume e +48% a valore) principalmente guidato da Francia, Russia e Benelux (+41%, +52% e +12% a volume, rispettivamente). Le operazioni condotte da investitori finanziari sono state 114 nei 9 mesi 2025 vs 126 nei 9 mesi 2024, compensato da un aumento nelle operazioni condotte da investitori strategici. Il numero di operazioni cross-border è in linea con l’anno scorso, ma con un maggior numero di operazioni sul mercato domestico, per cogliere opportunità di consolidamento.

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