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Nuovo report Deloitte, Il 58% dei CFO italiani teme un calo del fatturato, in 14 Pesi europei solo il 5% monitora i rischi geopolitici

Conflitti, protezionismo e tensioni commerciali ridefiniscono la “nuova normalità”: secondo il report Deloitte su 1.500 CFO europei, l’incertezza globale pesa sulle strategie aziendali ma resta ancora poco gestita in modo strutturato

06 Novembre 2025

Nuovo report Deloitte, Il 58% dei CFO italiani teme un calo del fatturato, in 14 Pesi europei solo il 5% monitora i rischi geopolitici

Logo di Deloitte

In un contesto globale sempre più complesso, segnato da conflitti, protezionismo e tensioni commerciali ormai divenuti parte della “nuova normalità”, l’incertezza incide in modo crescente sulle strategie aziendali. Il 58% dei CFO teme infatti un impatto diretto sul fatturato nei prossimi sei mesi. I Chief Financial Officer delle imprese italiane considerano le tensioni geopolitiche una minaccia concreta alla resilienza e alle prospettive di crescita delle proprie organizzazioni, ma soltanto il 5% ha già introdotto una struttura dedicata al monitoraggio e alla gestione dei rischi geopolitici.

È quanto emerge dal nuovo report di DeloitteAffrontare la nuova realtà geopolitica. Le sfide e le opportunità per i CFO italiani”, a partire da uno studio condotto su oltre 1500 CFO in 14 Paesi europei.

«Il rischio geopolitico oggi è una certezza più che una possibilità. Tuttavia, la geopolitica non rappresenta più soltanto una minaccia, ma una variabile strategica che ogni azienda deve monitorare attentamente. In un mondo complesso e multipolare, segnato da tensioni internazionali, innovazione tecnologica e frammentazione degli scambi commerciali, la volatilità sta ridefinendo il modo in cui le aziende operano. In questo contesto, la capacità di gestire l’incertezza e anticipare proattivamente le potenziali instabilità è ciò che fa la differenza», commenta Riccardo Raffo, CFO Program Leader di Deloitte. «Monitorare i rischi geopolitici e comprenderne le conseguenze è dunque fondamentale per le imprese, sia per presidiare la resilienza finanziaria agli shock esterni sia per cogliere nuove opportunità di crescita. I leader devono quindi sviluppare strategie di pianificazione finanziaria flessibili, che combinino la gestione del rischio con la creazione di nuovo valore, in linea con la vision e la propensione al rischio dell’azienda».

 

L'impatto sugli investimenti delle aziende

L'attuale incertezza geopolitica globale impatta anche sulle strategie di investimento delle aziende italiane. Infatti, in questo momento storico, solo 2 CFO su 10 si dichiarano propensi ad assumere nuovi rischi (-10 punti percentuali rispetto all’anno scorso) in sede di pianificazione strategica del proprio business. Ciò nonostante, non si registra una riduzione generalizzata degli investimenti. Piuttosto, si punta ad ottimizzare determinate strategie di investimento, dando priorità alla trasformazione digitale (48% dei CFO prevede un aumento budget) e all’efficientamento interno delle operation aziendali (42%).

In questo senso, le fonti di finanziamento preferite dai CFO sono l’autofinanziamento (61%) e i prestiti bancari (43%), mentre equity e debito societario risultano meno appetibili in un contesto di incertezza e forte volatilità dei mercati.

 

Un approccio al rischio ancora molto informale

In generale, emerge una significativa cautela alla gestione dei rischi geopolitici. Più di un terzo (37%) dei CFO italiani preferisce attendere ulteriori sviluppi, vista l’elevata dinamicità della situazione attuale. Al tempo stesso, i direttori finanziari sono chiamati a comprendere cosa determini i rischi geopolitici per l’azienda: la maggior parte (56%) si sta muovendo in tal senso, utilizzando analisi di scenario per anticipare situazioni potenzialmente inattese e collegarne gli impatti sulle priorità strategiche e sulle dinamiche finanziarie.

Nel complesso, oggi nelle imprese italiane prevalgono ancora approcci informali, spesso senza una chiara attribuzione di ruoli e compiti a livello organizzativo. Solo il 5% di esse, ad esempio, si è attivata per dotarsi di una struttura dedicata specificatamente al monitoraggio e alla gestione dei rischi geopolitici. Inoltre, solamente nel 10% dei casi l’azienda ha avviato discussioni interne volte a diversificare e proteggere le supply-chain, valutando la diversificazione delle fonti di approvvigionamento (13%) e le scelte di localizzazione su centri di produzione, distribuzione ed erogazione di beni e servizi (11%).

I CFO possono però svolgere un ruolo centrale in quest’ambito, avendo visibilità sulle principali variabili quantitative: circa 3 su 10 stanno puntando attivamente ad integrare i rischi geopolitici nella pianificazione aziendale, mentre circa 2 CFO su 10 sono già attivi per condurre “stress test” attraverso simulazioni in grado di prevedere gli esiti di determinati eventi e verificare la tenuta della strategia aziendale in termini di preparazione e capacità di risposta.

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