03 Dicembre 2023
Mauro Masi
Gli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale sono il tema dominante (fatti salvi quelli connessi alle guerre in corso) del dibattito culturale contemporaneo. E questo è sicuramente un bene perché – come chiarirò meglio in seguito – anche da questo punto di vista bisogna evitare con l’AI gli errori fatti a suo tempo con Internet, di cui, agli inizi, si parlava pochissimo e poi si è visto cosa è divenuto. Di AI, al contrario, si parla molto anche un po' confusamente e, a ben vedere, non può che essere così perché il dibattito è trainato da un percorso tecnologico e scientifico in pieno divenire. A mio avviso, due sono gli eventi catartici di questa situazione: la cacciata ed il ritorno di Sam Altman da OpenAI e la conversione di Elon Musk da entusiasta a super critico dei sistemi AI. Altman è l’uomo chiave dell’AI autogenerativa; è stato fin dall’inizio alla guida di OpenAI che, come noto, era nata come una fondazione non profit proprio per sviluppare l’AI “a beneficio di tutta l’umanità”. Altman è stato bruscamente rimosso dal suo incarico dal Board di OpenAI che è costituito da personalità del tutto terze rispetto all’azienda e la cui “mission” è proprio quella di tutelare lo spirito collettivo, originario dell’ente. Dopo pochi giorni Altman (che aveva minacciato di spostarsi con tutto il suo team a Microsoft, peraltro primo azionista con ben 13 miliardi di dollari dell’attuale OpenAI) è stato reintegrato nell’incarico. Il tutto è avvenuto con notevole opacità; secondo fonti accreditate citate anche da Reuters, il CdA di OpenAI avrebbe contestato ad Altman gli sviluppi di un progetto per una nuova AI capace di autogenerare elaborazioni matematiche di alta sofisticazione.Altman avrebbe però trovato argomenti per convincere il Board che i moduli di autoregolamentazione adottati da OpenAI sono tali da evitare ogni sviluppo incontrollabile.
Tutta questa narrazione, comunque la si voglia valutare, non può che rafforzare l’allarme lanciato da Elon Musk (che, a dispetto degli atteggiamenti folkloristici, ha dimostrato di essere un vero innovatore e un visionario) quando ammonisce tutti, ed in primis il business high tech americano, che da certi sviluppi dei sistemi autogenerativi non si entra ed esce come da un taxi; una volta attivati non si possono più fermare. I grandi del mondo (tra cui la nostra Premier Meloni) riuniti pochi giorni fa dal Primo ministro inglese Sunak (un altro passato rapidamente dall’entusiasmo al pessimismo sui temi AI) a Bletchley Park hanno dato un forte segnale di consapevolezza sui rischi globali impliciti nelle nuove tecnologie. Questo fa ben sperare che sull’AI non si commetteranno gli errori compiuti in passato con Internet quando, circa 40 anni fa, si decise che una regolamentazione del Web non era necessaria. Abbiamo visto a posteriori cosa ciò ha comportato: la creazione di rendite monopolistiche e mediatiche (quelle delle Over The Top) che superano il potere degli Stati. Quello che succederà nel prossimo futuro: se prevarrà un approccio regolatorio “hard” (spinto dall’AI Act ora in piena fase di trilogo tra Parlamento, Commissione e Consiglio UE) o un approccio “soft” dipenderà dalle scelte che saranno assunte dalle Istituzioni secondo le regole dei sistemi democratici. Comunque già ora si può dire che non tutto sarà lasciato ad un (questa volta, molto pericoloso) spontaneismo del mercato.
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