07 Ottobre 2022
Alex Peruzzi
Classe 1975 laureato in Ingegneria Aerospaziale a Pisa ho sempre nutrito una passione smisurata per il mare e per tutto quello che ci “galleggia” sopra. Fin da piccolo, mentre i miei amici andavano a giocare a pallone, io supplicavo mio padre di portarmi al porto a vedere le barche. Passione che sono sempre riuscito a condividere con le mie attività professionali passate e presenti.
In un momento in cui l’italiano medio ha sempre meno soldi, c’è comunque una prevenzione verso la corrosione di beni mobili?
«Mentre noi tutti subivamo gli effetti della recessione iniziata dal covid e proseguita poi con la guerra in Ucraina il settore della nautica medio-alta era in crescita. Un mondo parallelo talmente distaccato dalla realtà che i sogni prendono forma diventando oggetti unici e preziosi da salvaguardare nel tempo e proteggere dalla corrosione.»
È specializzato nella nautica. Quanti interventi fa all’anno e qual è il suo target di riferimento?
«I ritmi frenetici che caratterizzano il settore della nautica di lusso impongono un livello di attenzione e impegno elevati, la qualità richiesta è sempre la massima possibile; tutto deve essere perfetto, impeccabile, unico ma soprattutto realizzato in tempi brevi. Attualmente riesco ancora a sostenere personalmente più di 100 survey all’anno su yacht e megayacht tra i 25 e i 100 metri di lunghezza raggiungendoli in quasi ogni parte del globo.»
Insieme al suo team, cosa fa nello specifico?
«Cerchiamo di rendere eterno tutto quello che normalmente a contatto con l’acqua di mare non lo sarebbe. Progettiamo e verifichiamo i sistemi necessari per inibire gli effetti della corrosione su tutti quei componenti metallici che fanno parte di uno Yacht. Mettiamo a disposizione la nostra esperienza acquisita negli anni per supportare progettisti e cantieri di tutto il mondo nella progettazione e realizzazione di questi oggetti unici destinati a farsi ammirare per il resto della loro esistenza.»
In Italia, sono ancora presenti yacht di medie e grandi dimensioni oppure sono emigrati all’estero per le alte tasse? Perché poi questo si rivale nell’indotto, ovvero Lei.
«Fisicamente la presenza di Yachts di medie e grandi dimensione è sempre molto elevata nel nostro paese e muove un indotto molto importante. Fiscalmente la situazione è molto più complessa e spesso riconducibile alle intricate motivazioni che portano alla registrazione dello yacht sotto bandiera straniera. Fortunatamente la mia attività risulta indispensabile ed è indipendente dal luogo di appartenenza del bene o del suo armatore.»
Si lavora meglio in Italia o all’estero per quanto concerne qualità, rapporti con il cliente e tempistica di rientro economico?
«L’Italia è uno dei maggiori produttori di Yacht al mondo, la qualità è eccellente ed il periodo rigoglioso che sta affrontando questo settore nel nostro paese rende vano qualsiasi confronto con le realtà estere. Mi ritengo fortunato di svolgere questo lavoro in Italia, mi fa sentire parte di un’eccellenza che il mondo intero ci invidia.»
Il precedente Governo, quanto ha pensato a questo settore?
«Lo sviluppo della nautica è strettamente connesso al potenziamento delle infrastrutture. La pianificazione dei porti, benché prevista da anni, di fatto non veniva realizzata perché i conflitti tra le istituzioni, le Autorità di sistema portuale, i Comuni, le Regioni, hanno sempre bloccato il processo di crescita. Non ho ricordanza di decreti efficaci finalizzati al rilancio della nautica da diporto salvo qualche riforma al codice della navigazione. Ultimamente si è parlato di introdurre anche nella nautica incentivi per la transizione ecologica ma con cifre e obiettivi a mio parere insignificanti; vedremo.»
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