18 Ottobre 2023
Il crimine paga, particolarmente nell’Italia moralistica del PD, essere un avanzo di galera paga, essere un pregiudicato per reati schifosi ti fa incassare, per giunta dalla Rai di malaffare, 100mila euro dichiarati, su 3 ospitate televisive, ma saranno almeno il doppio, altrettanti in nero che in quella spelonca di ladroni che è la Rai (niente panico, vado di iperbole, come Michela Murgia, forse di eufemismo), è la regola sommersa. Se ti chiami Fabrizio Corona, hai appena finito di scontare una condanna a singhiozzo a 13 anni di galera e no, non “per tre fotografie” come mentono le sue puttane sparse nell’informazione moralistica da bordello, ma per 73 capi d’imputazione tra gravi e gravissimi, pena scontata più negli studi televisivi che in cella, se ti chiami Corona, hai uno sfacelo di vita, macerie familiari, ti tagli i polsi per non finire dentro, rivendichi il tuo stato radioso di cocainomane per farla franca, e te la fanno passare, vivi avvolto nel meretricio delle speranzose, devi sposarti con un chirurgo travestito da donna, ma poi dopo no, però chissà, navighi barra a dritta in mezzo alla merda, rotta per l’ennesimo schifo italiano, ricatti, miserie, pettegolezzi pornografici, insinuazioni, documenti di mafiosi sfuggiti ai Servizi segreti, scandali sportivi, il crimine paga, altroché, e i partiti tutelano, proteggono, troncano, sopiscono.
Corona esce da san Vittore, piglia il taxi e s’infila in Rai: tre trasmissioni in una settimana, poco più, tutte controllate dalla vecchia gestione piddina e grillina, le Belve della pompatissima Fagnani fidanza dell’onusto Chicco Mentana, allevatore di debunker, la Domenica in (in dove? In galera?) della nonnetta de-cadente Venier, dulcis in fundo il programma familistico amorale della Nunzia di Girolamo, politica trombata, conduttrice per allegria dove a comandare è il marito Francesco Boccia, mammasantissima piddino subito intervistato dalla tenutaria (vocabolario: “titolare di una proprietà o un esercizio”) in una allucinante scenetta matrimoniale che ha fatto scappare i 4 gatti incauti davanti alla trasmissione. C’è voluto Corona, l’avanzo di galera, chiamato, oscenamente, per “risollevare i programmi”, un Viagra del servizio pubblico: ma in Rai siam mica moralisti, ci formalizziamo mica per così poco, anzi è tutta una grande bellezza, chi è dentro è dentro chi è fuori è fuori: fuori restano quelli per bene, dentro stanno i parasssiti e i quaquaraqua che si eccitano tirando fuori il greenpass o augurando la morte nera di disgrazia e verde di bile ai novax.
Qui, in questo tempio della virtù alternativa, dove si assiste davvero a di tutto, di più, ma sempre nell’interesse dell’utente che paga il canone e le mazzette, Corona va e fa quello che ha sempre fatto, l’unica cosa che sa fare: vende fumo e neanche di prima qualità, fumo già respirato, fumo consumato, estenuato. Dell’ennesimo calcioscandalo, che definire ennesimo è solo consolante perché le scommesse malavitose nel pallone sono un continuum, consustanziali al giuoco del calcio, sapeva la magistratura penale, quella sportiva, l’ambiente marcio, gli addetti ai lavori, la Fgic, tutte le squadre di serie A, B, C, fino all’amatoriale perché non esiste squadra in Italia che non sia infettata dal bubbone, fino alla Nazionale dove assistiamo allo spettacolo più grottesco: a rappresentare rivalsa e pulizia è il più grande scommettitore perdente di tutti i tempi, l’ex portiere, oggi dirigente, Gigi Buffon che, a sentire un amico reduce da una vita nei peggiori casino, bettole e bische d’Europa, “non ho mai visto nessuno perdere tanto: come si sedeva, gli volavano via i milioni. Oh, ma mai che abbia vinto mille lire neanche per sbaglio: un caso umano”. E Buffon, che rappresenta l’Italia, l’Italia che scommette, è il padre putativo, il nume tutelare dei vari Fagioli e Zaniolo, con mamma influencer tettona giocatrice incorporata, ammalati di ludopatia, che è un modo gentile per non definirli stronzi, straricchi e miserabili dentro. Perché uno di vent’anni, che guadagna 10 milioni l’anno (20 miliardi vecchi) e se li sputtana scommettendo su se stesso, su quando si farà ammonire, sulle partite truccate, hai voglia a curarlo, a compatirlo, è nato uomo di pezza, pezzo di merda è cresciuto e peggio morirà.
Anche Corona non si capisce come, misteriosamente, resti ancora tra noi del cerchio di mezzo, né santi né grandi peccatori, se mai piccoli Fantozzini senza storia, calze, mutande, vestagliona di flanella e Italia che perde con l’Englaterra; mentre luialtro è uno che tira la coda al destino e prima o poi si brucerà come un bonzo di galera, probabilmente in un vicolo, però intanto razzola soldi spacciando fumo: la giustizia penale, quella sportiva eccetera avrebbero amato tirar via, far finta di niente ad ultimum spiritum, per ragioni comprensibili che vanno dall’impossibilità di bonificare un ambiente insanabile al fatto che tutti ci mangiano, fino alle notorie difficoltà di un sistema sommerso dai debiti, controllato dalla criminalità organizzata, su su fino a una Nazionale di Bastoni e di scarponi, neanche un campione, gentina e gentaglia più agile con le carte o lo smartphone che col pallone tra i piedi; al culmine per cui durante le stentate partite in cui, se non si tratta di Malta, le prendiamo sempre, lo sponsor principale è una rinomata agenzia di scommesse, legali, legali, per carità, poi prova a dire che in Italia non esiste la serietà della coerenza. Tutti avrebbero amato tirar via, far finta di niente ma Corona, il losco pregiudicato, aveva bisogno di soldi e si è ingegnato con la Rai per far nomi a cazzo, tirar fuori cose usurate, “ma vedi un po’ sto rompicojoni nun se poteva sta’ zitto”, a mezzo mezze fonti che subito smentivano, “e domani farò tutti i nomi”, però intanto la sera va dalla Nunzia di Girolamo in Boccia o dalla zia Mara a fare spizzichi e bocconi, 50mila prego, per il nero poi passa l’amico sudamericano con lo sfregio da sotto l’occhio fino all’orecchio. Che drago che sei, Fabrizio, anzi Furbizio, come con indulgente complice affetto ti chiama anche D’Agostino, il cantore della gran bellezza merdosa romana in cui naviga a perfetto agio a bordo di una chiatta sull’oleoso Tevere. Ma sì, che è tutto meraviglioso e, se ci fate caso, nessuno ci trova un casso da ridire: avevamo inteso che il Furbizio fosse un po’ il cocco della destra malavitosa, affarista e bancarottiera, turistica e festajola, adesso scopriamo che, trasversalmente, se lo porta più in palmo di mano la sinistra trista e migrantesca dove, per forza di cose, sono tanti a temere il rinomato, leggendario archivio del “paparazzo” che non ha mai scattato un cazzo ma tiene molti cazzi per le mani e, all’occorrenza, stringe, stritola. Oppure eccita.
Vedi un po’, neppure le piattole moralistiche da Travaglio, estrema sinistra, a Facci, destra mitopoietica, wagneriana trovano altro che genuflessa ammirazione, comprensione per il povero paparazzo, “che ha pagato troppo caro, non ha fatto niente”. Fate pena, cari, anche voi, ma più pena di tutti la fa il PD che blinda l’avanzo di telecamera a 100mila dichiarati su 3 ospitate e scende in piazza col Landini per il salario minimo. Solita storia: dalle Br a Mario Mieli, dall’Europa battona al vaccino ricettatorio e ricattatorio, da Elly Schlein a Fabrizio Corona, a sinistra il passo è sempre breve. Tranne il povero Bonelli, il Verdebonelli, artefice della bufala nera Soumahoro, che sdegnato della cornucopia coronata chiede lumi alla Rai, alla Vigilanza, al Padreterno distratto, e può farlo perché lì in mezzo è uno che non conta niente e, vada tranquillo, nessuno, ontologicamente, gli dà retta.
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