29 Dicembre 2025
Fonte: imagoeconomica
Israele valuta il riconoscimento del Southern Transitional Council (STC) nello Yemen meridionale, dopo aver già riconosciuto il Somaliland, incrinando ulteriormente i precari equilibri sul fronte geopolitico del Mar Rosso. La reazione di Ansarallah è stata immediata: il leader Abdul-Malik al-Houthi ha avvertito che ogni presenza israeliana nel Somaliland sarà considerata un "obiettivo militare", segnando un’ulteriore escalation regionale che coinvolge Yemen, Corno d’Africa e potenze globali, quali Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Egitto e Usa.
Il leader di Ansarallah, Abdul-Malik al-Houthi, ha dichiarato che "qualsiasi presenza israeliana in Somaliland sarà considerata un obiettivo militare per le nostre forze armate", definendola "un’aggressione contro la Somalia e lo Yemen e una minaccia alla sicurezza della regione". La presa di posizione arriva dopo l’annuncio ufficiale di Israele sul riconoscimento del Somaliland, entità separatista somala strategicamente collocata nel Golfo di Aden. Secondo al-Houthi, il riconoscimento israeliano rappresenta "una posizione ostile che prende di mira la Somalia e i suoi vicini africani, nonché lo Yemen, il Mar Rosso e i Paesi sulle due rive del Mar Rosso". Le parole del leader yemenita arrivano mentre Tel Aviv valuta apertamente anche il riconoscimento del STC, la forza separatista che controlla ampie aree dello Yemen meridionale ed è sostenuta dagli Emirati Arabi Uniti, in funzione di contenimento di Ansarallah e dell’asse regionale a esso collegato.
Il STC rappresenta oggi uno degli attori più solidi nello Yemen frammentato, e soprattutto un forte avversario contro gli Houthi, ostili a Tel Aviv. Southern Transitional Council controlla Aden, dispone di forze armate strutturate ed esercita una sovranità di fatto sul sud del Paese. Per Israele, un suo eventuale riconoscimento offrirebbe un vantaggio strategico diretto, ovvero accesso politico e logistico alla costa del Mar Rosso e del Golfo di Aden, consentendo un migliore monitoraggio e potenziale contenimento delle capacità militari di Ansarallah.
Dopo l’inizio della guerra su Gaza nell’ottobre 2023, Israele ha colpito più volte obiettivi nello Yemen in risposta agli attacchi di Ansarallah contro interessi israeliani in solidarietà con i palestinesi. Gli attacchi sono diminuiti con l’avvio di una fragile tregua a Gaza, ma il dossier del Mar Rosso resta aperto e altamente instabile.
Il Somaliland, autoproclamatosi indipendente dalla Somalia nel 1991, non è riconosciuto dalla comunità internazionale ma gode di stabilità interna, una propria moneta, passaporto ed esercito. La sua posizione strategica lo rende un obiettivo chiave per attori regionali e globali. Negli ultimi anni ha rafforzato i legami con Taiwan e soprattutto con gli Emirati Arabi Uniti, che hanno investito pesantemente nel porto di Berbera, trasformandolo in un hub logistico di primaria importanza. Per Abu Dhabi, il Somaliland si inserisce in una rete più ampia che comprende Socotra nello Yemen, il Puntland e altre proiezioni nel Corno d’Africa, funzionali al controllo delle rotte marittime.
Anche gli Stati Uniti osservano con attenzione il Somaliland. Delegazioni americane, inclusi rappresentanti del Pentagono, hanno visitato il territorio, considerato una possibile base strategica nel Mar Rosso. Il presidente Donald Trump ha dichiarato che il "riconoscimento statunitense è in valutazione", mentre settori del Congresso, in particolare repubblicani come il senatore Ted Cruz, spingono apertamente in questa direzione. Tuttavia, il riconoscimento del Somaliland entrerebbe in conflitto con il principio dell’integrità territoriale della Somalia, sostenuta anche da Turchia ed Egitto, entrambi interessati a evitare una frammentazione del Corno d’Africa che potrebbe favorire instabilità e competizione incontrollata.
Nel quadro regionale, l’Arabia Saudita mantiene una posizione ambigua. Pur avendo storicamente combattuto Ansarallah, Riyadh sostiene formalmente l’unità dello Yemen e guarda con sospetto alle ambizioni separatiste dello STC, troppo legato agli Emirati. Turchia ed Egitto, dal canto loro, temono che l’espansione dell’influenza israeliana ed emiratina nel Mar Rosso alteri gli equilibri strategici e minacci i loro interessi marittimi e di sicurezza.
In questo complicato quadro geopolitico, è impossibile non individuare le correlazioni con il conflitto genocida israeliano in corso a Gaza. Quando un’entità non riconosciuta ottiene improvvisamente la legittimazione diplomatica di Israele, il prezzo politico diventa centrale. Secondo inchieste della stampa internazionale, Stati Uniti e Israele avrebbero esplorato contatti con Sudan, Somalia e Somaliland per un piano di “spostamento di massa” dei palestinesi da Gaza, offrendo incentivi economici e, nel caso del Somaliland, il riconoscimento formale come Stato. Il cosiddetto “Project Sunrise”, rivelato dal Wall Street Journal, prevede la trasformazione di Gaza in una riviera high-tech, senza però includere i palestinesi nel progetto. In questa prospettiva, il riconoscimento del Somaliland e il possibile avvicinamento allo STC yemenita assumono una dimensione più ampia, fino a comprenderne le sorti delle vittime del genocidio in Palestina.
Il Mar Rosso si conferma come uno dei teatri più sensibili del confronto globale, dove Israele, Stati Uniti, Emirati, Arabia Saudita, Turchia ed Egitto si muovono per i propri interessi su una scacchiera instabile. Il possibile riconoscimento dello STC rischia di trasformare una guerra yemenita incompiuta in un conflitto regionale aperto, con conseguenze dirette sulla sicurezza marittima e sugli equilibri del Medio Oriente, del Corno d’Africa e dell'Europa.
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