05 Novembre 2025
L'Hind Rajab Foundation ha deciso di accusare ufficialmente la Banca Europea degli Investimenti per complicità nei crimini di guerra israeliani perpetrati durante il genocidio a Gaza. La motivazione? Investimenti per un totale di 1,1 miliardo di dollari verso aziende e società di Tel Aviv, che hanno finanziato indirettamente le azioni dell'Idf.
La Hind Rajab Foundation ha annunciato che la sua denuncia contro la Banca Europea degli Investimenti (Bei) per presunta complicità in crimini di guerra israeliani è entrata nella fase di valutazione formale all’interno del Meccanismo dei Reclami della banca. Si tratta, secondo l’organizzazione, di un passo “storico”, poiché per la prima volta un’istituzione finanziaria europea è chiamata a rispondere del proprio ruolo in presunte violazioni del diritto internazionale.
La denuncia, presentata il 20 giugno, chiede la sospensione e l’indagine di oltre 1,1 miliardi di dollari in investimenti della Bei legati a società israeliane inserite nella lista nera delle Nazioni Unite per il loro coinvolgimento nella costruzione e gestione di insediamenti nei Territori palestinesi occupati. Tra queste figurano Bank Leumi ed Electra, due delle principali aziende accusate di trarre profitto dalle colonie considerate illegali dal diritto internazionale.
“Questo sviluppo non è soltanto procedurale, ma rappresenta una pietra miliare politica e legale: un’istituzione europea è costretta a confrontarsi con la propria complicità in gravi violazioni del diritto internazionale”, ha dichiarato la Hind Rajab Foundation in una nota, definendo il caso “un punto di svolta” nella responsabilità delle istituzioni finanziarie.
Secondo la fondazione, l’obiettivo della procedura è verificare se la Bei, attraverso i suoi investimenti, abbia violato non solo le proprie linee guida etiche e sociali, ma anche la legislazione europea e gli obblighi internazionali in materia di diritti umani. L’inchiesta interna dovrà stabilire se i fondi europei abbiano effettivamente contribuito, anche indirettamente, al mantenimento di quello che la fondazione definisce “il sistema di apartheid israeliano”.
Se la valutazione dovesse confermare le accuse, la Bei si troverebbe in una posizione senza precedenti: sarebbe la prima banca pubblica dell’Unione Europea a dover rispondere formalmente del proprio sostegno finanziario a soggetti accusati di favorire violazioni sistematiche nei Territori occupati.
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