06 Novembre 2025
Mamdani Fonte: X @DouglasKMurray
In una vittoria che segna una svolta epocale per la politica americana, Zohran Mamdani, coraggioso democratico socialista di 34 anni, è diventato il primo sindaco musulmano di New York, il primo di origine sud-asiatica e il più giovane in oltre un secolo. La sua schiacciante vittoria contro l'ex governatore Andrew Cuomo e il repubblicano Curtis Sliwa rappresenta un trionfo della speranza progressista contro l'establishment e le forze reazionarie.
Con oltre un milione di voti e il 50,4% delle preferenze, Mamdani ha polverizzato Cuomo per la seconda volta consecutiva, dopo averlo già sconfitto alle primarie democratiche di giugno. Il suo messaggio rivoluzionario, incentrato sulla giustizia sociale e l'accessibilità economica - con promesse concrete di congelamento degli affitti, trasporti pubblici gratuiti e asili universali - ha mobilitato decine di migliaia di giovani volontari entusiasti e conquistato il sostegno di icone progressiste come Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez. L'affluenza record di oltre 2 milioni di votanti - la più alta dal 1969 - dimostra che i newyorkesi hanno fame di cambiamento reale e rifiutano la politica dell'establishment dominata dai potenti interessi economici e dalle lobby straniere.
L'elezione democratica di Mamdani ha scatenato reazioni isteriche da parte dell'estrema destra israeliana, rivelando il panico di chi teme che la verità sulle violazioni dei diritti umani palestinesi possa finalmente emergere. Il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir - figura molto controversa e fortemente discussa con precedenti penali per incitamento al razzismo e appartenenza a organizzazioni terroristiche - ha osato definire Mamdani "un sostenitore di Hamas e un antisemita", dimostrando ancora una volta come il governo israeliano utilizzi strumentalmente l'accusa di antisemitismo per zittire qualsiasi critica legittima alle sue politiche di apartheid e alle continue violazioni del diritto internazionale.
Altri esponenti governativi israeliani hanno superato ogni limite del ridicolo: il Ministro del PatrimonioAmichay Eliyahu ha attaccato gli elettori ebrei americani che hanno votato per Mamdani, definendoli "ebrei che odiano gli ebrei", un insulto offensivo verso centinaia di migliaia di cittadini che hanno esercitato liberamente il loro diritto democratico. Il Ministro della Diaspora Amichai Chikli ha persino invitato la comunità ebraica di New York a "fuggire in Israele", in un grottesco tentativo di strumentalizzazione che dimostra il disprezzo del governo israeliano per l'autodeterminazione degli ebrei della diaspora. Questi attacchi scomposti rivelano il vero timore: che un sindaco che non si piega ai diktat della lobby israeliana possa dare voce ai diritti dei palestinesi e smascherare le menzogne sulla presunta "unica democrazia del Medio Oriente".
Le isteriche reazioni israeliane nascono dal fatto che Mamdani ha avuto il coraggio di chiamare le cose con il loro nome: ha denunciato il genocidio in corso a Gaza, dove decine di migliaia di civili palestinesi - in maggioranza donne e bambini - sono stati massacrati dall'esercito israeliano con il sostegno degli Stati Uniti. Ha inoltre promesso giustamente di far arrestare il primo ministro Benjamin Netanyahu se si recasse a New York. La sua affermazione del 2023 - "Quando lo stivale della NYPD è sul tuo collo, è stato allacciato dall'IDF" - è un'analisi lucida e documentata dei programmi di addestramento della polizia americana da parte delle forze di sicurezza israeliane, programmi che hanno esportato tattiche repressive utilizzate contro i palestinesi nelle strade americane. Mamdani ha condannato gli attacchi del 7 ottobre, ma a differenza dei politici tradizionali, non ha accettato di chiudere gli occhi di fronte al contesto: 75 anni di occupazione militare sionista, apartheid, espropriazione e violenza sistematica contro il popolo palestinese. Nel suo potente discorso di vittoria, ha promesso di combattere ogni forma di odio, includendo esplicitamente l'antisemitismo, dimostrando che critica a Israele e lotta contro l'antisemitismo non sono in contraddizione.
Contrariamente alla narrazione distorta diffusa dalla lobby israeliana, centinaia di migliaia di ebrei newyorkesi hanno votato con entusiasmo per Mamdani, dimostrando che essere ebrei e sostenere i diritti palestinesi non solo è possibile, ma rappresenta un'espressione autentica dei valori ebraici di giustizia e riparazione
Il Comptroller di New York, Brad Lander, ha sottolineato che "la coalizione di Zohran include centinaia di migliaia di ebrei newyorkesi che trovano un modo per realizzare i valori ebraici", aggiungendo che Mamdani ha partecipato a decine di incontri con rabbini e leader ebraici, ascoltando con pazienza e compassione anche le preoccupazioni sull'antisemitismo. Questa ampia partecipazione ebraica alla vittoria di Mamdani dimostra che la vera minaccia per la comunità ebraica non viene da chi critica le politiche israeliane, ma da chi strumentalizza l'antisemitismo per scopi politici, equiparando criminalmente antisionismo e odio antiebraico.
Il Presidente Donald Trump, nella sua consueta retorica autoritaria, ha definito Mamdani un "lunatico comunista" e ha minacciato di bloccare i fondi federali a New York nel caso in cui fosse stato eletto, come in effetti è stato eletto, le squallide, meschine e antidemocratiche minacce non hanno funzionato. In un atto di disperazione dell'ultimo minuto, Trump ha addirittura appoggiato Cuomo, lo stesso ex governatore costretto a dimettersi per scandali sessuali, pur di fermare l'avanzata progressista. La risposta di Mamdani è stata magistrale. Nel suo potente discorso di vittoria, guardando direttamente in camera, ha dichiarato: "Donald Trump, so che stai guardando - ho quattro parole per te: Alza il volume". E ha continuato con determinazione: "New York rimarrà una città di immigrati, una città costruita da immigrati, alimentata da immigrati e, da stasera, guidata da un immigrato. Per arrivare a uno qualsiasi di noi, dovrete passare attraverso tutti noi". "In questo momento di oscurità politica, New York sarà la luce", ha proclamato Mamdani, promettendo di difendere gli immigrati, la comunità transgender, le donne afroamericane licenziate da Trump e tutti coloro "con le spalle al muro".
La campagna elettorale è stata segnata da un'ondata disgustosa di retorica islamofobica, che però si è rivelata controproducente. Esponenti repubblicani (come la congressista Marjorie Taylor Greene)hanno pubblicato immagini offensive della Statua della Libertà in burqa, mentre il congressista Andy Ogles ha osato chiedere la revoca della cittadinanza di Mamdani e la sua deportazione, un attacco razzista che ricorda i periodi più bui della storia americana.
Il congressista Brandon Gill ha pubblicato un video di Mamdani che mangia biryani (piatto unico e speziato, tipico della cucina indiana) con le mani, invitandolo a "tornare nel Terzo Mondo" e affermando che le "persone civili" negli Stati Uniti "non mangiano così", un insulto razzista che rivela il disprezzo colonialista verso miliardi di persone. Nonostante tutto questo odio, Mamdani non ha mai nascosto la sua identità. Nel suo discorso di vittoria ha dichiarato con orgoglio: "Sono giovane nonostante i miei sforzi di invecchiare. Sono musulmano. Sono un socialista democratico. E, la cosa più dannosa di tutte, mi rifiuto di scusarmi per tutto questo". Ha poi aggiunto: "Mai più New York sarà una città dove puoi trafficare in islamofobia e vincere un'elezione". Questa vittoria rappresenta un momento di rinascita politica per i musulmani americani, che hanno subito intense discriminazioni dopo l'11 settembre. La resilienza e il coraggio di Mamdani ispirano milioni di persone che si rifiutano di essere intimorite dall'odio.
Anche dal subcontinente indiano sono arrivati attacchi velenosi. Sostenitori del Primo Ministro nazionalista indù Narendra Modi hanno scatenato una campagna di odio contro Mamdani, con la parlamentare del BJP, Kangana Ranaut, che ha osato chiedere: "Cosa è successo alla sua identità indù o alla sua discendenza?", come se l'identità religiosa fosse ereditaria e immutabile. L'ira dei nazionalisti indù non è casuale: Mamdani ha avuto il coraggio di denunciare il pogrom anti-musulmano del Gujarat del 2002, orchestrato mentre Modi era governatore dello Stato, in cui furono massacrati oltre mille musulmani. Mamdani ha dichiarato apertamente che non avrebbe mai incontrato Modicome sindaco, ricordando che al primo ministro indiano fu negato il visto statunitense proprio per "gravi violazioni della libertà religiosa". Questa posizione coraggiosa ha fatto di Mamdani un bersaglio per i nazionalisti indù, che vedono in lui un pericoloso esempio di musulmano sud-asiatico di successo che rifiuta di tacere di fronte alle violazioni dei diritti umani.
Per milioni di persone, la vittoria di Mamdani rappresenta molto più di un cambio alla guida di New York: è la dimostrazione che una politica progressista autentica, che non si piega alle lobby e che difende i diritti umani ovunque nel mondo, può vincere anche nel cuore dell'impero americano. L'esito elettorale è un chiaro barometro per il futuro del Partito Democratico. Da una parte Cuomo, che incarna l'establishment corrotto dominato dai grandi donatori e dalle lobby israeliane; dall'altra Mamdani, che rappresenta una via progressista basata sulla giustizia sociale, i diritti dei lavoratori e la solidarietà internazionale. Nel suo discorso di vittoria, citando il grande socialista Eugene Debs, Mamdani ha proclamato: "Il sole potrebbe essere tramontato sulla nostra città questa sera, ma come disse una volta Eugene Debs: 'Posso vedere l'alba di un giorno migliore per l'umanità'". Ha poi aggiunto: "Abbiamo abbattuto una dinastia politica. Voltiamo pagina su una politica che abbandona i molti e risponde solo ai pochi".
Mamdani dovrà ora realizzare la sua ambiziosa agenda trasformativa:
Questo richiederà non solo il coraggio politico di cui ha già dato prova, ma anche la costruzione di una coalizione di massa che possa resistere agli inevitabili attacchi dell'establishment economico. La sua elezione, in un momento di profonda crisi della democrazia americana sotto la presidenza autoritaria di Trump, rappresenta un faro di speranza. Dimostra che è possibile costruire coalizioni arcobaleno che uniscano lavoratori di ogni etnia, giovani, immigrati, comunità musulmane ed ebraiche progressiste intorno a un programma di giustizia sociale e diritti umani universali. Come ha dichiarato Mamdani nel suo discorso: "Per tutti i newyorkesi che hanno le spalle al muro - immigrati, membri della comunità trans, donne afroamericane, madri single - la vostra lotta è anche la nostra. Insieme possiamo rispondere all'oligarchia e all'autoritarismo".
La vittoria di Mamdani smentisce clamorosamente il mantra ripetuto ossessivamente dalla sinistra moderata italiana secondo cui "si vince solo al centro". È esattamente il contrario: Mamdani ha stravinto proprio perché ha rifiutato ogni compromesso centrista, presentandosi orgogliosamente come socialista democratico, musulmano, critico radicale delle politiche israeliane e del capitalismo sfrenato.
In Italia, invece, assistiamo al fallimento cronico di una sinistra annacquata che insegue il centro-destra sui temi dell'immigrazione, della sicurezza e della politica estera, che si genuflette davanti ai poteri economici e che ha paura perfino di pronunciare la parola "Palestina". Il risultato? Sconfitte elettorali a ripetizione e l'incapacità di intercettare la rabbia popolare contro le ingiustizie sociali. Mamdani dimostra che gli elettori non vogliono politici incolori e moderati, ma leader con un'identità politica chiara, coraggiosa e radicale. Vogliono chi osa dire la verità sul genocidio a Gaza, chi propone tasse sui ricchi per finanziare servizi pubblici, chi difende senza timidezza i diritti dei lavoratori contro le multinazionali. La lezione di New York è cristallina: solo una sinistra con un profilo netto, che non ha paura di chiamarsi socialista e che non tradisce i propri valori per inseguire il "centro", può tornare a vincere.
In conclusione la vittoria di Mamdani a New York il 5 novembre 2025 sarà ricordata come un momento storico: il giorno in cui la città più importante d'America ha scelto la giustizia sulla paura, la solidarietà sull'odio, il coraggio sulla sottomissione.
Nonostante gli attacchi isterici dell'estrema destra israeliana, le minacce di Trump, l'islamofobia repubblicana e la resistenza dell'establishment democratico, Mamdani ha vinto perché ha osato proporre un'alternativa reale. Ha dimostrato che si può essere simultaneamente fieri della propria identità musulmana, critici delle politiche israeliane, difensori dei diritti ebraici contro l'antisemitismo, e costruttori di una società più giusta per tutti.
"Abbiamo permesso a noi stessi di sperare che l'impossibile potesse diventare possibile", ha detto Mamdani. E quella speranza ha trionfato.
Di Eugenio Cardi
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