Giovedì, 23 Ottobre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Israele, Gaza e la Cisgiordania: crimini di guerra, deportazioni, annessioni forzate e blocco aiuti umanitari: diritto Internazionale ignorato

L'UNRWA, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi, ha lanciato un allarme disperato: seimila camion carichi di aiuti umanitari sono bloccati fuori dalla Striscia di Gaza. Israele impedisce sistematicamente il loro ingresso

23 Ottobre 2025

Israele, Gaza e la Cisgiordania: crimini di guerra, deportazioni, annessioni forzate e blocco aiuti umanitari: diritto Internazionale ignorato

Carovana Palestinesi Fonte: X @TizianaFerrario

Mentre il mondo osserva quale impotente spettatore, Israele continua a violare apertamente il diritto internazionale nei territori palestinesi occupati. Le recenti sentenze della Corte Internazionale di Giustizia e le denunce dell'UNRWA dipingono un quadro allarmante di un'occupazione che non si limita al controllo militare, ma si estende alla sistematica privazione dei diritti umani fondamentali della popolazione palestinese.

La deportazione forzata: non solo violenza fisica

La Corte Internazionale di Giustizia ha emesso una sentenza di portata storica riguardo all'applicazione delle Convenzioni di Ginevra nei territori occupati. La Corte ha stabilito che il concetto di deportazione forzata, proibito dal diritto internazionale umanitario, non si limita alla coercizione fisica diretta. Include anche la creazione deliberata di condizioni di vita così insostenibili da non lasciare alla popolazione civile altra scelta se non quella di abbandonare le proprie terre. Questa interpretazione giuridica è cruciale per comprendere la strategia israeliana a Gaza. Non si tratta solo di bombardamenti e operazioni militari. Si tratta di un sistema coordinato di privazioni: distruzione delle infrastrutture idriche ed elettriche, demolizione di ospedali e scuole, blocco sistematico degli aiuti umanitari. Queste azioni, secondo la Corte, costituiscono deportazione forzata anche quando non c'è un soldato che fisicamente espelle le famiglie dalle loro case.

La pulizia etnica attraverso la creazione di condizioni impossibili è una violazione delle Convenzioni di Ginevra tanto grave quanto l'espulsione armata. Eppure, questa strategia continua senza conseguenze reali per lo stato occupante.

Seimila camion fermi: il crimine del blocco umanitario

L'UNRWA, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi, ha lanciato un allarme disperato: seimila camion carichi di aiuti umanitari sono bloccati fuori dalla Striscia di Gaza. Israele impedisce sistematicamente il loro ingresso.

Lasciamo che questo numero affondi: seimila camion. Cibo, acqua, medicinali, coperte, materiale sanitario. Tutto fermo mentre a Gaza la popolazione civile muore di fame, di sete, di malattie curabili. Mentre i bambini soffrono di malnutrizione acuta. Mentre gli ospedali non possono operare perché mancano forniture mediche di base.

Questo non è solo cinismo politico o strategia militare. Questo è un crimine di guerra. Il blocco deliberato di aiuti umanitari a una popolazione civile sotto assedio costituisce una chiara violazione del diritto internazionale umanitario. È punizione collettiva contro un'intera popolazione, vietata esplicitamente dall'articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra.

L'infamante accusa a UNRWA: bugie smascherate dalla Corte

Per mesi, Israele ha ripetuto un'accusa gravissima: l'UNRWA, l'agenzia ONU che rappresenta spesso l'unica ancora di salvezza per milioni di palestinesi, avrebbe legami con Hamas. Questa accusa è stata usata per giustificare attacchi contro strutture dell'UNRWA, per delegittimare l'organizzazione, per scoraggiare i finanziamenti internazionali.

La Corte Internazionale di Giustizia ha ora stabilito quello che molti sospettavano: Israele non ha mai fornito alcuna prova credibile di questi presunti legami. Nessuna. È stata una campagna di disinformazione destinata a paralizzare l'unica organizzazione in grado di portare aiuto alla popolazione di Gaza.

Questa strategia è tanto cinica quanto efficace: si lancia un'accusa infamante, la si ripete attraverso ogni canale mediatico, si creano dubbi anche dove non dovrebbero esisterne. E quando finalmente la verità emerge, il danno è già fatto. L'UNRWA ha perso finanziamenti cruciali, la sua reputazione è stata macchiata, e la popolazione palestinese ha pagato il prezzo più alto.

L'annessione della Cisgiordania: l'occupazione diventa permanente

Come se non bastasse, il Parlamento israeliano ha votato per l'annessione forzata della Cisgiordania. Terra palestinese da sempre, riconosciuta come territorio occupato da tutte le risoluzioni internazionali pertinenti, la Cisgiordania viene ora formalmente assorbita dallo stato occupante.

Questo voto parlamentare rappresenta il culmine di decenni di colonizzazione illegale. Gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, considerati illegali dal diritto internazionale e condannati da innumerevoli risoluzioni ONU, vengono ora legittimati attraverso un atto unilaterale che viola ogni principio del diritto internazionale.

Non si tratta di "territori contesi", come vorrebbe la narrativa israeliana. Si tratta di occupazione militare che diventa annessione coloniale. È la negazione del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese. È l'imposizione con la forza delle armi di una realtà che il diritto internazionale rigetta categoricamente. Ormai purtroppo il diritto internazionale sta per essere superato dal diritto della forza del più prepotente, quantomeno per quanto riguarda lo Stato occupante di Israele, mentre invece nei confronti della Russiala UE ci tiene molto ad applicarlo e a far sì che lo si rispetti. 

La comunità internazionale: complice attraverso il silenzio

Forse l'aspetto più scoraggiante di questa situazione è la reazione della comunità internazionale. Sentenze della Corte Internazionale di Giustizia ignorate. Risoluzioni ONU disattese. Crimini di guerra documentati senza conseguenze.

Gli Stati che si proclamano paladini dei diritti umani e del diritto internazionale guardano altrove quando si tratta di Palestina. Le dichiarazioni di preoccupazione si moltiplicano, ma le azioni concrete restano assenti. Il messaggio è chiaro: per Israele, il diritto internazionale è opzionale.

Questa doppia morale non solo perpetua l'ingiustizia contro il popolo palestinese, ma mina l'intero sistema del diritto internazionale. Se le regole si applicano solo ad alcuni Stati e non ad altri, se i crimini di guerra vengono puniti selettivamente in base all'alleanza geopolitica dell'accusato, allora il diritto internazionale diventa uno strumento di potere anziché di giustizia.

Oltre la retorica: il costo umano

Dietro ogni statistica, ogni sentenza della Corte, ogni camion bloccato, ci sono persone reali. Famiglie che hanno perso tutto. Bambini che crescono tra le macerie. Anziani che muoiono di malattie curabili perché le medicine non possono entrare. Donne che partoriscono senza assistenza medica. Padri che non possono proteggere i loro figli.

La popolazione di Gaza non sta solo "soffrendo". Sta vivendo una catastrofe umanitaria deliberatamente imposta. Ogni giorno che passa senza che gli aiuti entrino, ogni nuovo attacco contro infrastrutture civili, ogni famiglia costretta a fuggire dalle proprie case, è una conferma che l'occupazione israeliana non è solo militare, ma è un progetto sistematico di cancellazione della presenza palestinese.

Quando terminerà, se terminerà, tale assurda, scandalosa e disumana immunità? La domanda che deve essere posta con forza crescente è: fino a quando la comunità internazionale permetterà che questa situazione continui? Fino a quando Israele potrà violare il diritto internazionale senza conseguenze? Fino a quando il popolo palestinese dovrà pagare il prezzo dell'impunità di uno stato che si comporta come se fosse al di sopra della legge?

Le sentenze della Corte Internazionale di Giustizia, le denunce dell'UNRWA, la documentazione di organizzazioni per i diritti umani costituiscono un corpus di evidenze schiacciante. I crimini sono documentati, i responsabili sono identificati, il diritto internazionale è chiaro. Ciò che manca non è la conoscenza o la prova. Ciò che manca è la volontà politica di far rispettare il diritto internazionale. E finché questa volontà continuerà a mancare, il popolo palestinese continuerà a soffrire sotto un'occupazione che nega ogni loro diritto fondamentale, mentre il mondo guarda e finge di non vedere.

Il diritto internazionale o si applica a tutti, o non ha senso per nessuno. E la Palestina è il test definitivo della credibilità di quel sistema di regole che dovrebbe proteggere i più deboli dalla tirannia dei più forti.

Di Eugenio Cardi

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x