Sabato, 06 Dicembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Il letame di Donald Trump e quello delle Big Tech: il cortocircuito AI della società digitale con il nostro consenso acritico

Com’era prevedibile sta facendo molto discutere il video creato con l’Intelligenza artificiale e diffuso da Donald Trump dove grossi aerei catapultano tonnellate di cacca sui contestatori: lui “il Re” se la ride mentre la monnezza presidenziale frana su quelli che i Re non li vogliono

20 Ottobre 2025

Trump AI

Trump AI, fonte: Truth, @therealdonald

Com’era prevedibile sta facendo molto discutere il video creato con l’Intelligenza artificiale e diffuso da Donald Trump dove grossi aerei catapultano tonnellate di letame sui contestatori: lui “il Re” se la ride mentre la monnezza presidenziale frana su quelli che i Re non li vogliono. Ma chi è il vero Re? Ci arriveremo.


A far discutere è il linguaggio, l’arroganza di pensare che lui tutto possa sulle persone, a maggior ragione sulle persone che lo contestano. Questo è il dibattito che Trump vuole, perché focalizzando sul tema dello shitstorm egli distrae. E distrae con la stessa forza generata da quelle pessime immagini create ad hoc. Manipolando la realtà (nel senso che quel bombardamento non è accaduto), egli simula un suo desiderio, che tale resta. Ovviamente il dibattito monta come se quel fatto fosse accaduto realmente, come a dire: “Non lo ha fatto, ma se avesse potuto, lo avrebbe fatto eccome”.

Trump ci porta tutti a spasso lungo il perimetro del lecito o meno prima ancora che del buon gusto. Perché lo fa? Semplice, perché così può gettare fumo negli occhi e può quindi impostare la campagna elettorale del middle term sugli stessi registri delle presidenziali: lui vince su quel terreno, perché non ha rivali in spregiudicatezza. O almeno scommette nella vittoria. Che per un presidente è fondamentale: la democrazia americana e il presidenzialismo sono talmente ben sincronizzati che a metà mandato il presidente deve fare un tagliando sul suo feeling di fiducia col il popolo. Pertanto se il feeling persiste, anche i grandi poteri del presidente persisteranno, poiché significa che egli conserva la maggioranza al Congresso; mentre se il feeling andasse in crisi, allora anche i grandi poteri subiranno l’attrito di un Congresso modificato nei rapporti di forza. Questo infatti rappresentano le elezioni di medio termine: la possibilità di verificare il consenso popolare e quindi sincronizzare l’accoppiamento tra il Presidente degli Stati Uniti e il suo “parlamento”.


La democrazia dunque funziona fintanto che la meccanica del “check and balance” funziona. Questo è fondamentale: grandi poteri ma non illimitati. Lo si tenga a mente tutte le volte che apriamo un dibattito sulla tenuta delle regole democratiche. Cosa succederebbe infatti se non ci fossero più regole o se le stesse fossero abbattute dalla forza di un bacino che travalica una diga? Sarebbe la distruzione dell’equilibrio.

Bene, è questa la vera discussione che dovrebbe preoccuparci. Se ci stiamo preoccupando del filmato generato dalla intelligenza artificiale e che Trump sta rendendo virale, cosa potrebbe accadere - ma meglio dovremmo dire: cosa già sta accadendo - se l’artificiale sostituisse il reale in questioni ben più rilevanti? Se servisse per costruire prove che nella realtà non esistono, per esempio. O se la manipolazione rendesse verosimile un qualcosa che ha costruito pescando nella nostra privacy?


Viene da dire che la pericolosità di fondo non è il video creato dalla intelligenza artificiale ma è la stessa intelligenza artificiale. Il Re contro cui dovremmo manifestare contro non è Trump (che infatti non potrà essere Re ma solo Presidente) ma i Capitalisti della sorveglianza, i Padroni delle Big Tech, che al momento godono del favore dei sudditi/consumatori e quindi scorrazzano nel far west delle non regole. In poche parole non hanno da fare i conti con regole. Se infatti dobbiamo discutere di messa in mora della democrazia e della consunzione delle libertà (e lo dico anche rispetto alle parole della Schlein), allora dovremmo preoccuparci del potere immenso che la frontiera del digitale sta creando nelle disponibilità di pochi player, di una élite di Big Tech, verso cui non siamo affatto allenati alla minima difesa. Non noi consumatori, non le Istituzioni.

Domenica, sul Corriere della Sera, Marina Berlusconi proprio in qualità di presidente di un grande e prestigioso gruppo editoriale e polo culturale, ha messo a fuoco il tema contribuendo ad uno dei più attuali dibattiti che dovrebbe impensierire la Politica (quale rapporto tra Norma e Progresso digitale? Quali ricadute sulla società, occupazione in primis? Quali limiti sul controllo/possesso dei nostri dati?) come l’Impresa, la Fede e il Pensiero (quale rapporto tra Dio e chi si atteggia a dio? Chi dispone del libero arbitrio: ancora l’uomo o l’algoritmo?). I tre libri che la Silvio Berlusconi Editore pubblica contemporaneamente (Jacques Ellul, “La Società Tecnologica”; Sarah Wynn-Williams, “Careless People, Gente che se ne frega”; A. Karp e N. Zamiska, “La Repubblica tecnologica”) spero generino un dibattito di impatto e laddove ciò non accadesse è un altro segno di come la dinamica delle Big Tech abbia il monopolio del dibattito. Con il nostro consenso.

Di Gianluigi Paragone

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x