Il nuovo cessate il fuoco tra Israele e Hamas, spinto dalle pressioni dell’amministrazione Trump, è iniziato da un altro spargimento di sangue. L'esercito israeliano, nella giornata di ieri, ha condotto una serie di raid aerei su diverse zone della Striscia di Gaza, uccidendo almeno 45 persone e ferendone decine.
Secondo il portavoce della protezione civile di Gaza, Mahmud Bassal, gli attacchi hanno colpito quartieri densamente popolati e infrastrutture civili, provocando stragi tra famiglie intere. Gli ospedali della Striscia, già allo stremo dopo settimane di blocco e mancanza di medicinali, hanno confermato il bilancio e lanciato un nuovo appello alla comunità internazionale affinché intervenga per fermare quella che definiscono una “violazione brutale” della tregua.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha giustificato l’azione parlando di “risposta alle violazioni di Hamas”, ma il movimento palestinese ha negato ogni coinvolgimento in scontri o attacchi contro le forze israeliane. “Siamo pienamente impegnati nel cessate il fuoco e nel rispetto degli accordi”, hanno dichiarato le Brigate Ezzedine al-Qassam in una nota ufficiale, accusando Israele di voler sabotare deliberatamente ogni tentativo di tregua per mantenere la pressione militare sulla Striscia.
Nonostante le violenze, Israele ha annunciato la riapertura dei valichi di frontiera e la ripresa delle consegne umanitarie, sospese nei giorni precedenti. Una decisione presa, secondo fonti israeliane citate da Axios, “dopo le pressioni dirette di Washington”. I convogli di aiuti dovrebbero riprendere a entrare nella Striscia già da oggi, portando carburante, cibo e forniture mediche essenziali.