18 Ottobre 2025
Trump-Netanyahu Fonte: Abc
Un accordo firmato senza i palestinesi, che lascia Israele padrone di oltre metà del territorio e continua a mietere vittime innocenti. I bambini uccisi mentre tornano a casa dimostrano che questa "pace" esiste solo sulla carta.
Undici persone. Sette bambini. Un minibus. Una famiglia che torna a casa. Questo è il prezzo della "pace storica" annunciata da Donald Trump e Benjamin Netanyahu.
Venerdì 17 ottobre, mentre il mondo celebrava il cessate il fuoco entrato in vigore sette giorni prima, un carro armato israeliano ha aperto il fuoco su un veicolo civile nel quartiere di Zeitoun, a sud-est di Gaza City. A bordo viaggiavano due famiglie: i genitori Ehab Mohammed Nasser Abu Shaaban e Randa Majed Mohammed con i loro quattro figli - Nasser di 13 anni, Jumana di 10, Ibrahim di 6 e Mohammed di appena 5 anni. Con loro Sufyan Shaban e sua moglie Samar Mohammed Nasser con i loro tre bambini: Nesma di 12 anni, Karam di 10 e Anas di 8.
Nessuno è sopravvissuto.
Stavano semplicemente tornando a casa dopo essere stati sfollati più volte durante questi due anni di inferno. Avevano attraversato la cosiddetta "linea gialla", quella che secondo l'accordo dovrebbe segnare le zone da cui Israele si è ritirato. Ma i carri armati erano ancora là. E hanno sparato.
"Avrebbero potuto essere avvertiti o trattati in un modo che non li avrebbe portati alla morte", ha dichiarato il portavoce della Protezione Civile di Gaza, Mahmoud Basal. "Ma quanto accaduto conferma che l'occupazione rimane sanguinaria e determinata a commettere crimini contro civili innocenti".
Il 10 ottobre, con grande fanfara mediatica, Donald Trump ha annunciato l'accordo tra Israele e Hamas come una "pace forte e durevole" dopo oltre due anni di continui bombardamenti su Gaza. Un piano in 20 punti che, a sentire il Presidente americano e Netanyahu, avrebbe finalmente portato la pace in Medio Oriente.
Ma la cruda realtà è ben diversa e drammaticamente più cinica.
Secondo la mappa diffusa dalla Casa Bianca infatti, la "linea gialla" di ritiro israeliano lascia circa il 58% di Gaza ancora sotto controllo militare israeliano. Non un ritiro, dunque, ma una riorganizzazione delle forze di occupazione. Il piano di Trump prevede che Israele possa mantenere una presenza militare in una zona cuscinetto "finché non ci sarà una minaccia terroristica risorgente", una clausola così vaga da garantire un'occupazione a tempo indeterminato, come d'altronde abbiamo già visto numerose volte in passato.
Ma c'è un elemento ancora più grottesco: il popolo palestinese non è stato minimamente consultato. Il piano mette effettivamente Gaza e i suoi oltre 2 milioni di abitanti sotto controllo internazionale, con un "Consiglio di Pace" guidato da Trump stesso e dall'ex Primo ministro britannico Tony Blair. I gazawi diventano così sudditi di un'amministrazione straniera che deciderà del loro futuro senza nemmeno chiedere la loro opinione.
Al vertice di pace di Sharm el-Sheikh, in Egitto, dove Trump ha firmato l'accordo insieme ai leader di Qatar, Egitto, Turchia e Indonesia, c'era il Presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas. Netanyahu non si è presentato, citando una festività ebraica. Ma soprattutto, non c'era nessun rappresentante del popolo di Gaza, nessuno che parlasse per chi quella guerra l'ha subita sulla propria pelle, perdendo case, familiari, futuro.
L'attacco del 17 ottobre alla famiglia Abu Shaaban-Shaban ha portato a 28 il numero di palestinesi uccisi da Israele dall'inizio del cessate il fuoco. Ventotto. In sette giorni di "pace".
Solo tre giorni prima, il 14 ottobre, altri cinque palestinesi erano stati uccisi da droni israeliani, anche loro accusati di aver oltrepassato la fantomatica linea gialla. Martedì 15 ottobre, le forze israeliane hanno ucciso almeno sette palestinesi - sei a Gaza City e uno a Khan Younis. Molti stavano semplicemente ispezionando le proprie case nel quartiere di Shujayea, cercando di capire cosa fosse rimasto delle loro vite precedenti.
L'esercito israeliano ha confermato di aver condotto gli attacchi, sostenendo come al solito di aver "rimosso una minaccia", minaccia rappresentata semplicemente da persone che si avvicinavano ai soldati. Civili disarmati che tornavano alle proprie case distrutte sono stati trattati come "minacce" e giustiziati.
Il portavoce militare israeliano Avichay Adraee ha pubblicato su X un avviso ai palestinesi: "Non avvicinatevi alle forze dell'IDF in nessuno dei loro siti di dispiegamento". In pratica, i gazawi sono prigionieri nel proprio territorio, impossibilitati a muoversi liberamente per paura di essere uccisi dalle forze di occupazione che, secondo l'accordo, dovrebbero essersi ritirate.
L'accordo prevedeva che "aiuti completi sarebbero stati inviati immediatamente" a Gaza, con un obiettivo di 600 camion al giorno - il livello raggiunto durante i precedenti cessate il fuoco. La realtà è che solo 12 camion del Programma Alimentare Mondiale sono entrati a Gaza nelle prime ore dopo l'entrata in vigore dell'accordo. Dodici. Contro i 600 promessi.
Solo 24 ore dopo il vertice di pace in Egitto, dove i leader mondiali celebravano la presunta cessazione del conflitto, Israele ha annunciato che avrebbe limitato le consegne di aiuti a 300 camion al giorno - esattamente la metà di quanto concordato - e che non avrebbe riaperto il valico di Rafah con l'Egitto, una via cruciale per l'ingresso degli aiuti umanitari.
La giustificazione? Hamas non avrebbe consegnato in tempo i corpi degli ostaggi israeliani morti. Una scusa che ignora volutamente un fatto: secondo le stime palestinesi e delle Nazioni Unite, circa 10.000 corpi rimangono sepolti sotto i 50 milioni di tonnellate di macerie degli edifici distrutti dai bombardamenti israeliani. Molti si trovano proprio nelle zone ancora occupate dalle forze israeliane.
Tutto ciò mentre Gaza continua a soffrire la fame. Nel settembre 2025, l'Integrated Food Security Phase Classification (IPC) ha dichiarato che il 100% della popolazione sta sperimentando "alti livelli di insicurezza alimentare acuta", e il 32% si trova nella fase catastrofica. Ad agosto, l'IPC ha confermato che la carestia è in atto nel governatorato di Gaza, che include Gaza City.
Il politico palestinese della Cisgiordania Mustafa Barghouti, leader dell'Iniziativa Nazionale Palestinese, ha descritto con precisione la natura di questo accordo: "Non può essere descritto come un vero piano di pace. Non dice nulla sulla creazione di uno stato palestinese indipendente e sovrano".
E infatti, sulla questione cruciale della statualità palestinese, il piano di Trumpoffre solo vaghe promesse condizionali: se l'Autorità Palestinese si riforma "sufficientemente" e se lo sviluppo di Gaza avanza, allora "le condizioni potrebbero finalmente essere in atto per un percorso credibile verso l'autodeterminazione e la statualità palestinese".
In realtà sia Trump che Netanyahu hanno esplicitamente rifiutato qualsiasi possibilità di uno stato palestinese. Al contrario, il piano prevede che Gazarimanga sotto una sorta di tutela internazionale, circondata da truppe israeliane, con un futuro economico controllato da "gruppi internazionali ben intenzionati" con "proposte di investimento ed emozionanti idee di sviluppo".
In altre parole: colonizzazione economica dopo la devastazione militare.
I numeri di questa guerra sono agghiaccianti e parlano di una tragedia che non può essere cancellata con la firma di un accordo farsa.
Dal 7 ottobre 2023, almeno 67.869 palestinesi sono stati uccisi a Gaza secondo il Ministero della Salute di Gaza. Di questi, 20.179 sono bambini. Ventimila bambini. Una generazione sterminata.
Almeno 170.105 palestinesi sono rimasti feriti. Il 78% delle strutture a Gaza è stato danneggiato o distrutto. Solo 14 dei 36 ospedali funzionano ancora, in modo parziale. Gaza ha il più alto numero di bambini amputati pro capite al mondo.
Trecentonovantasette operatori umanitari sono stati uccisi. Centonovantasette giornalisti palestinesi sono stati uccisi da Israele, il numero più alto di giornalisti uccisi in qualsiasi conflitto moderno. Centoquattordici siti del patrimonio culturale sono stati danneggiati. E mentre i numeri ufficiali parlano di quasi 68.000 morti, uno studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet ha stimato che le morti per traumi sono in realtà oltre 80.000, con il Ministero della Salute di Gaza che sottostima del 41% i decessi reali. Queste cifre non includono nemmeno le morti "indirette" causate dal collasso del sistema sanitario, dall'insicurezza alimentare e dall'acqua contaminata.
Mentre Trump parlava di "alba storica di un nuovo Medio Oriente" nel suo discorso alla Knesset israeliana, sul terreno la realtà era ben diversa. Il Presidente americano ha persino usato gli ultimi momenti del suo lungo discorso per chiedere la grazia per Netanyahu, attualmente sotto processo per corruzione in Israele e ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra.
Le parole di Trump a Netanyahu hanno oscillato tra la lusinga e l'ammonimento: "Bibi, hai vinto. Ora è il momento di tradurre queste vittorie contro i terroristi sul campo di battaglia nel premio finale della pace e della prosperità per l'intero Medio Oriente. È ora che tu possa goderti i frutti del tuo lavoro. Bibi, sarai ricordato per questo molto più che se avessi continuato questa cosa". Uscirò per un attimo dal politicamente corretto per affermare che personalmente ho trovato tali parole del tutto fuori luogo, disgustose e vomitevoli. Parole che suonano del tutto vuote e irritanti, pronunciate nello stesso istante nel quale i carri armati continuano a sparare sui civili.
Ramy Abdu, Presidente dell'Euro-Mediterranean Human Rights Monitor, un'organizzazione che ha monitorato i crimini israeliani contro i civili a Gaza, è stato brutalmente chiaro: "La questione non è un cessate il fuoco - stiamo parlando di un genocidio gestito, uno sfollamento forzato gestito. Quello che Israele sta cercando di fare è molto strategico nel lungo termine. Hanno firmato questo accordo che riporterà a casa i loro ostaggi, ma che permetterà loro di riprendere i loro obiettivi strategici di rendere Gaza inabitabile e alla fine portare a un esodo di massa... in un modo che sia accettabile per la comunità internazionale".
Tra le vittime di questi due anni di continua aggressione armata da parte dello Stato occupante e terrorista di Israele a carico dell'intero popolo palestinese, ci sono anche i bambini uccisi mentre giocavano a calcio, mentre andavano a cercare acqua, mentre studiavano nelle scuole trasformate in rifugi. Bambini che sono diventati numeri in una statistica che continua a crescere anche durante il "cessate il fuoco".
Le immagini che arrivano da Gaza mostrano un panorama apocalittico: intere città rase al suolo, quartieri ridotti a montagne di macerie, ospedali bombardati, scuole distrutte. E tra le rovine, bambini che cercano di sopravvivere, di trovare cibo, di capire perché il loro mondo è stato annientato.
Il piano di Trump non offre loro giustizia. Non offre loro un futuro. Non offre nemmeno la certezza di poter tornare a casa senza essere uccisi da un carro armato.
L'accordo ignora completamente la Cisgiordania e Gerusalemme Est. Come se quelle terre occupate e quei palestinesi che subiscono quotidianamente violenze da parte dei coloni e delle forze israeliane semplicemente non esistessero.
Dal 7 ottobre 2023, almeno 1.008 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane, dai coloni e da civili israeliani in Cisgiordania, Gerusalemme Est eIsraele. In Cisgiordania, Israele ha intensificato le operazioni militari, demolendo case, arrestando migliaia di palestinesi, espandendo gli insediamenti illegali.
A gennaio 2025, in diretta violazione del parere della Corte Internazionale di Giustizia, il parlamento israeliano ha approvato un disegno di legge – in violazione del Diritto Internazionale - che permetterebbe ai cittadini israeliani di acquistare direttamente terra in Cisgiordania, aprendo la strada a un'ulteriore annessione del territorio palestinese. Ma di tutto questo, nell'accordo Trump-Netanyahu, non c'è traccia.
Il Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, esponente dell'estrema destra fanatica e messianica, ha dichiarato a settembre che Gaza City è un "affare immobiliare eccezionale" e che la sua demolizione avrebbe aperto la strada a una ricostruzione e un rinnovamento. Le sue parole rivelano il vero obiettivo: cancellare Gaza per ricostruirla secondo i progetti israeliani, espellendo o sottomettendo definitivamente la popolazione palestinese.
Netanyahu ha avvertito che "la campagna militare non è finita" e che i nemici di Israele stanno "cercando di recuperare per attaccarci di nuovo". Ha anche ribadito che il cessate il fuoco è "temporaneo" e che Israele si riserva il diritto di riprendere la guerra quando lo riterrà necessario. Trump, da parte sua, ha minacciato Hamas: "Se non si disarmano, li disarmeremo noi. E succederà rapidamente e forse violentemente". Ha anche fatto riferimento alla possibilità di trasferire forzatamente i palestinesi di Gaza nei Paesi vicini - una proposta che costituirebbe un crimine di guerra e pulizia etnica secondo il diritto internazionale.
Questa non è pace. È una pausa tattica in un progetto di conquista e occupazione che non si è mai fermato. È un accordo che permette a Israele di consolidare il controllo su Gaza mentre il mondo applaude e distoglie lo sguardo. È un accordo che trasforma i palestinesi in sudditi senza voce, amministrati da "tecnocrati" scelti da altri, sorvegliati da forze di sicurezza arabe sotto supervisione occidentale, privati del diritto all'autodeterminazione e alla libertà.
È un accordo che permette a Israele di mantenere metà di Gaza sotto occupazione militare, di sparare sui civili che osano attraversare linee arbitrarie, di affamare una popolazione intera limitando gli aiuti umanitari, di continuare a uccidere bambini mentre il mondo celebra la "pace storica".
Ventotto palestinesi uccisi in sette giorni di cessate il fuoco. Undici membri di due famiglie sterminati mentre tornavano a casa. Sette bambini che non cresceranno mai, che non giocheranno mai più, che sono stati ridotti a statistiche in un conflitto che si finge finito ma che continua a divorare vite innocenti. La "pace" di Trump e Netanyahu è un inganno. È la continuazione della guerra con altri mezzi. È l'occupazione travestita da ricostruzione. È il genocidio rallentato ma non fermato. E finché i carri armati israeliani continueranno a sparare sui civili disarmati, finché i bambini palestinesi continueranno a morire, finché il popolo di Gaza rimarrà prigioniero nel proprio territorio e privato del proprio futuro, nessun accordo firmato a Washington, a Gerusalemme o a Sharm el-Sheikh potrà chiamarsi pace. È solo l'ennesimo capitolo di un'ingiustizia che dura da troppo tempo. E che il mondo, ancora una volta, sceglie di ignorare.
E mentre il mondo finge di dimenticare, è necessario ricordare una verità scomoda: nulla di tutto questo è nato il 7 ottobre 2023. A quella data, erano già trascorsi 75 anni di feroce apartheid israeliano sui palestinesi, 75 anni di occupazione, espropriazione, umiliazione quotidiana. Settantacinque anni in cui un popolo è stato privato della propria terra, della propria dignità, del proprio futuro. La violenza del 7 ottobre non è caduta dal cielo: è l'esplosione di tre quarti di secolo di oppressione sistematica che la comunità internazionale ha scelto di ignorare.
E proprio sul 7 ottobre persistono domande inquietanti a cui Netanyahu si rifiuta ostinatamente di rispondere. Il Primo Ministro israeliano sta bloccando con tutte le sue forze un'inchiesta internazionale indipendente su quella giornata tragica: cosa sapevano i servizi segreti israeliani? Come è possibile che il sistema di difesa più sofisticato del Medio Oriente sia stato colto completamente impreparato? Perché ci sono volute ore prima che l'esercito intervenisse? Netanyahu teme la verità tanto quanto teme la pace vera. Perché un'inchiesta seria potrebbe rivelare responsabilità politiche e di intelligence che demolirebbero la sua narrazione e la sua carriera.
Questa "pace" di Trump e Netanyahu non fa che perpetuare quella stessa ingiustizia storica, rivestendola con la retorica vuota della diplomazia mentre i bambini palestinesi continuano a morire sotto le macerie di un'occupazione che non ha mai avuto intenzione di finire. E finché non ci sarà giustizia per settantacinque anni di apartheid, finché non ci sarà verità sul 7 ottobre, finché non ci sarà libertà per il popolo palestinese, non ci potrà essere pace. Solo l'illusione della pace, scritta col sangue degli innocenti.
Di Eugenio Cardi
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