Gaza, aumentano le vittime per la carestia causata da Israele, ministro Salute palestinese: "289 morti per fame tra cui 115 bambini"

Nella Striscia di Gaza, le vittime palestinesi continuano ad aumentare inesorabilmente. Oltre ai morti causati dai bombardamenti, proiettili e tutti gli altri tipi di attacchi condotti dalle Idf, i palestinesi perdona la vita anche per la fame. Nella Striscia vi è una vera e propria carestia, come affermato nei giorni scorsi anche dalle Nazioni Unite, che miete incessantemente vittime. Il ministro della Salute palestinese, Munir al-Bursh, ha riferito oggi che i morti per fame nella Striscia di Gaza sono 289, tra cui 115 bambini. Un numero elevatissimo, alimentato dal pressocché totale blocco degli aiuti umanitari imposto da Israele.

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289 morti per fame, questo è il dato riportato dal ministero della Salute palestinese gestito da Hamas. È bene ricordare però, che questi numeri sono relativi ai morti per fame documentati, cioè a quei palestinesi deceduti in ospedali e strutture sanitarie; vi sono certamente moltissime altre vittime della denutrizione nella Striscia, che però muoiono prima di poter arrivare in queste strutture, non venendo inserite nel conteggio. Nel computo totale non vi sono inseriti nemmeno i palestinesi gravemente denutriti che muoiono per le ferite causate dall'esercito israeliano. 

Intanto, i soldati israeliani hanno iniziato le operazioni di invasione della Striscia. Questa mattina, i carri armati dell'Idf sono avanzati anche nei quartieri di Sabra e Zeitoun, nella periferia di Gaza City. L'offensiva di Tel Aviv ha causato altre 51 vittime in meno di 24 ore, continuando un genocidio. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha pronunciato altre dichiarazioni choc: "Noi abbiamo detto di evacuare la città. Chi non l'ha fatto, o si arrende, o muore di stenti".

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Il piano israeliano prevederebbe, come anticipato dal Giornale d'Italia, una iniziale occupazione di Gaza City, con il trasferimento coatto del suo milione di abitanti nel Sud della Striscia; poi Israele occuperebbe totalmente l'enclave, deportando i 2,2 milioni di palestinesi rimasti in uno Stato vicino, probabilmente l'Egitto o il Sud Sudan. 

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Tel Aviv vende il suo gas naturale al Cairo, rendendo l'Egitto sempre più centrale nel commercio di energia nel Mediterraneo; in cambio, il governo di al-Sisi ospiterebbe i 2,2 milioni di palestinesi deportati da Gaza, così che Israele possa annetterla, il tutto con il benestare di Donald J. Trump