23 Luglio 2025
Fonte: X @netanyahu
La "Legge fondamentale: Israele come Stato-Nazione del popolo ebraico", ISRAELI NATION-STATE LAW OF 2018 (in ebraico: חוק יסוד: ישראל - מדינת הלאום של העם היהודי), approvata dalla Knesset il 19 luglio 2018 con 62 voti favorevoli vs 55 contrari, è una delle leggi più controverse, discusse e criticate dell'intera storia di Israele, dal momento in cui definisce lo Stato di Israele come "Stato-nazione del popolo ebraico" (ponendo quindi le minoranze etniche e religiose presenti all'interno dello Stato di Israele in un posizione di subordine rispetto alla intera comunità ebraica) stabilendo:
Non menziona esplicitamente altre religioni o etnie, ma il testo specifica che l'autodeterminazione nazionale è "unica" per il popolo ebraico. Come osservato dall'Israel Democracy Institute, "questa dichiarazione mina il principio di uguaglianza e annuncia a tutti i cittadini che non sono ebrei che Israele non è il loro Paese".
La legge (definita la "legge delle leggi", capace di prevalere su qualsiasi legislazione ordinaria) ha quindi suscitato ampie critiche sia a livello nazionale che internazionale per le sue potenziali implicazioni sui diritti delle minoranze, in particolare della popolazione araba israeliana; è stata molto discussa anche nella stessa Israele, criticata da molti per il suo impatto sui cittadini non-ebrei. Gli osservatori internazionali infatti l'hanno denunciata come discriminatoria e contraria ai principi democratici. L'Unione Europea ha espresso preoccupazione affermando che "complicherebbe una soluzione a due Stati per il conflitto israelo-palestinese", posizione questa che ha acquistato particolare rilevanza nel 2025, quando 17 dei 27 Ministri degli Esteri UE hanno sostenuto una revisione dell'Accordo di Associazione UE-Israele a causa delle azioni di Israele a Gaza. Le relazioni UE-Israele, basate sull'Accordo di Associazione del 2000, sono ora sotto scrutinio. Organizzazioni per i diritti umani hanno chiesto la sospensione dell'accordo, citando violazioni dei diritti umani, anche se nel luglio 2025 i ministri degli esteri dell'UE hanno per ora rifiutato di sospendere l'accordo o introdurre embarghi sulle armi.
La Lega Araba, l'OLP, l'Organizzazione per la Cooperazione Islamica e la Lega Mondiale Musulmana hanno condannato la legge come manifestazione di apartheid, addirittura lo stesso Comitato Ebraico Americano ha affermato che mette "a rischio l'impegno dei fondatori di Israele a costruire un Paese che sia allo stesso tempo sia ebraico che democratico". Il Segretario Generale dell'OLP, Saeb Erekat, l'ha descritta come "una legge pericolosa e razzista" che "legalizza ufficialmente l'apartheid". Jonathan Greenblatt, CEOdella Anti-Defamation League, ha espresso preoccupazione per il fatto che la legge "sollevi questioni significative sull'impegno a lungo termine del governo per la sua identità pluralistica e la natura democratica".
La legge elenca diversi principi chiave che ridefiniscono costituzionalmente Israele:
Ciò che la legge non dice è altrettanto significativo di ciò che afferma. A differenza della Dichiarazione d'Indipendenza del 1948, la legge non fa alcun riferimento all'uguaglianza, alla democrazia o ai diritti delle minoranze. La Dichiarazione d'Indipendenza aveva esplicitamente garantito "completa uguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti indipendentemente dalla religione, razza o sesso".
I membri arabi della Knesset Ahmad Tibi e Yousef Jabareen hanno definito la legge "l'ultimo chiodo nella bara della cosiddetta democrazia israeliana", strappando copie del testo durante il dibattito parlamentare e gridando "apartheid" ai sostenitori.
Decine di migliaia di ebrei e arabi hanno protestato contro la nuova legge, con manifestazioni che hanno coinvolto anche palestinesi in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est in uno sciopero generale di solidarietà. Il governo Netanyahu ha utilizzato la legge per posizionare i diritti collettivi ebraici al di sopra dei diritti individuali e delle libertà, soprattutto dei palestinesi, come possiamo osservare in questi giorni con vero orrore, non solo per quel che sta avvenendo a Gaza, quanto anche per l'appropriazione illegale e violenta di terre e case palestinesi situate nel territorio della Cisgiordania dove orde di coloni israeliani armati di tutto punto dal Ministro Ben-Gvir (condannato per ben 8 volte dallo stesso Stato di Israele per terrorismo e razzismo) e protetti dai soldati dell'IDF, seminano terrore, morte e distruzione giorno e notte senza che nessuno riesca più a fermarli.
Un sondaggio dell'Israel Democracy Institute ha mostrato che il 59,6% degli ebrei e il 72,5% degli arabi israeliani credono che la legge Fondamentale avrebbe dovuto prevedere l'uguaglianza per tutti i cittadini israeliani, quale che sia la loro etnia, religione o colore della pelle. Però non si trova nulla di tutto ciò in quella legge, avendo creato così un precedente preoccupante: non esiste costituzione democratica al mondo che designi l'identità costituzionale dello Stato su base razziale! L'eredità di questa legge continua a influenzare molto negativamente le relazioni di Israele con la sua popolazione minoritaria, con la comunità internazionale e con i suoi partner diplomatici.
Di Eugenio Cardi
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