14 Luglio 2025
Francesca Albanese, fonte: imagoeconomica
Sono oltre 50mila le firme su Change.org per sostenere Francesca Albanese ad una candidatura per il Nobel per la Pace. Un'iniziativa nata dopo le sanzioni Usa contro di lei per via di un report nel quale venivano illustrate oltre 60 aziende, anche americane, che avrebbero beneficiato del genocidio a Gaza. Sono tanti i messaggi di vicinanza in questi giorni che sono arrivati alla relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. E lei stessa ha commentato su X: "Sono colpita (e commossa) da quante persone stanno prendendo la parola in difesa del mio lavoro. Stare uniti contro gli abusi è fondamentale, e ancor più fondamentale fermare il genocidio. Insieme possiamo".
La notizia delle sanzioni Usa imposte a Francesca Albanese ha unito il mondo attorno a lei. Ed ecco allora il boom di firme su Change.org per candidarla a Nobel per la Pace.
Ecco il testo della petizione: "Chiediamo che Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati, venga candidata al Premio Nobel per la Pace.
Con rigore, coraggio e indipendenza, Francesca Albanese sta svolgendo il suo mandato nel rispetto del diritto internazionale e della dignità umana, denunciando pubblicamente crimini di guerra, apartheid e – con una chiarezza rara tra i funzionari internazionali – il genocidio contro la popolazione palestinese. Le sue parole, basate su fatti documentati approfonditamente, hanno infranto il muro del silenzio e dell’ipocrisia che circonda uno dei conflitti più violenti e asimmetrici del nostro tempo.
Albanese ha parlato dove altri hanno taciuto, assumendosi la responsabilità morale e civile di dire la verità, anche a costo di subire pressioni, attacchi personali e campagne di delegittimazione, come quelli che ora sono arrivati addirittura dagli Stati Uniti.
Il suo lavoro è un atto concreto di pace. Una pace fondata sul diritto e sulla giustizia. È anche un messaggio universale: non può esserci pace senza il coraggio di riconoscere e fermare la violenza sistemica, anche quando è esercitata da Stati potenti.
Chiediamo ai parlamentari, agli accademici, ai rappresentanti istituzionali e a tutte le figure titolate a proporre candidati per il Premio Nobel per la Pace, di sostenere ufficialmente la nomina di Francesca Albanese.
Firmare questa petizione significa affermare che la verità conta, che la dignità umana è indivisibile, e che chi difende i diritti di tutti – anche quando è difficile – merita il massimo riconoscimento internazionale".
Tantissimi i volti noti tra i firmatari:
"Oggi, impongo sanzioni a Francesca Paola Albanese, "Relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967" del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, in conformità con l'Ordine esecutivo 14203 del Presidente Trump, "Imposizione di sanzioni alla Corte penale internazionale". Albanese si è impegnata direttamente con la Corte penale internazionale (CPI) nei tentativi di indagare, arrestare, detenere o perseguire cittadini degli Stati Uniti o di Israele, senza il consenso di questi due Paesi. Né gli Stati Uniti né Israele sono parte dello Statuto di Roma, il che rende questa azione una grave violazione della sovranità di entrambi i Paesi.
Gli Stati Uniti hanno ripetutamente condannato e contestato le attività parziali e dolose di Albanese, che da tempo la rendono inadatta al ruolo di Relatrice Speciale. Albanese ha vomitato un sfacciato antisemitismo, espresso sostegno al terrorismo e aperto disprezzo per gli Stati Uniti, Israele e l'Occidente. Tale pregiudizio è stato evidente nel corso della sua carriera, inclusa la raccomandazione alla CPI, senza una base legittima, di emettere mandati di arresto contro il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex Ministro della Difesa Yoav Gallant.
Recentemente ha intensificato questa iniziativa scrivendo lettere minacciose a decine di entità in tutto il mondo, tra cui importanti aziende americane nei settori della finanza, della tecnologia, della difesa, dell'energia e dell'ospitalità, formulando accuse estreme e infondate e raccomandando alla CPI di avviare indagini e procedimenti giudiziari contro queste aziende e i loro dirigenti. Non tollereremo queste campagne di guerra politica ed economica, che minacciano i nostri interessi e la nostra sovranità nazionale.
Gli Stati Uniti continueranno a intraprendere tutte le azioni che riterranno necessarie per rispondere al dibattito giudiziario, per controllare e prevenire l'illegittimità dell'abuso di potere e l'abuso di potere da parte della CPI, e per proteggere la nostra sovranità e quella dei nostri alleati".
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