03 Luglio 2025
Israele Gerusalemme Fonte: Infopal
Le autorità israeliane hanno ordinato nuovi sfratti e demolizioni nei territori occupati della Cisgiordania, colpendo 22 famiglie palestinesi a Gerusalemme e nella Valle del Giordano. L'obiettivo sarebbe quello di svuotare le aree palestinesi per favorire l'espansione di insediamenti ritenuti illegali dal diritto internazionale. A pagare il prezzo sono ancora una volta intere comunità che rischiano di perdere tutto. I residenti non ci stanno e rivendicano il diritto di restare nella propria terra.
Nella cittadina di Um Tuba, a sud di Gerusalemme, 22 famiglie palestinesi hanno ricevuto l’ordine di evacuare le proprie abitazioni nel quartiere di Al-Mashahid entro il 7 luglio. Secondo quanto dichiarato dal Governatorato di Gerusalemme, lo sgombero servirebbe a confiscare terreni per espandere l’insediamento di Har Homa, sorto su terreni appartenenti a Jabal Abu Ghneim. La misura comporterebbe lo sfollamento di circa 180 residenti.
Youssef Abu Tair, uno degli abitanti colpiti, ha confermato la decisione del tribunale israeliano: “Respingiamo completamente questa decisione,” ha dichiarato. “Questa è la nostra terra, la terra dei nostri antenati, e non ce ne andremo nonostante i loro tentativi di trasferimento forzato,” ha aggiunto.
Nel frattempo, nella parte settentrionale della Valle del Giordano, le forze israeliane hanno emesso ordini per fermare la costruzione di tutte le strutture residenziali e delle stalle per il bestiame nella comunità di Ein al-Hilweh fino al 16 luglio. I residenti temono che questo rappresenti l’anticamera di una nuova ondata di demolizioni.
Secondo Mahdi Daraghmeh, capo del consiglio dei villaggi di Al-Malih e Al-Medarib, le strutture minacciate sono fragili e datate, quindi facilmente individuabili come bersagli. Nella zona vivono 13 famiglie, sottoposte a crescenti episodi di violenza da parte dei coloni israeliani: attacchi a tende, tentativi di furto di bestiame e divieti imposti sul pascolo.
Secondo le ONG attive sul territorio, queste misure rientrano in una strategia sistematica volta a svuotare le comunità palestinesi per consolidare la presenza israeliana in aree considerate strategiche, in aperta violazione delle risoluzioni internazionali.
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