19 Giugno 2025
Khamenei Fonte: Middle East Eye
Le Forze di Difesa israeliane (Idf) denunciano l’uso di bombe a grappolo da parte di Teheran, in un attacco missilistico diretto al cuore del Paese. Intanto, dai vertici del regime iraniano arriva un affondo senza precedenti contro gli Stati Uniti: il leader supremo Ali Khamenei minaccia la chiusura dello Stretto di Hormuz, da cui passa il 30% del petrolio mondiale, e, attraverso il Consiglio dei Guardiani, definisce Donald Trump “un fesso”.
Il Comando del fronte interno dell’Idf ha confermato che l’Iran ha lanciato almeno un missile balistico con a bordo una testata a grappolo verso il centro di Israele. Lo riporta il Times of Israel. Si tratta, secondo Tel Aviv, di un’escalation pericolosa nel conflitto in corso tra lo Stato ebraico e la Repubblica Islamica.
La testata a grappolo si divide durante la discesa, a un’altitudine di circa 7 chilometri, rilasciando una ventina di proiettili più piccoli in un raggio di circa 8 chilometri. Tali proiettili, privi di propulsione autonoma, colpiscono il suolo in modo casuale, rendendo l’arma altamente imprevedibile. Un funzionario militare israeliano ha dichiarato che "un simile missile rappresenta una minaccia per un'area molto più ampia rispetto alle altre testate missilistiche balistiche dell'Iran, ma l'esplosione di ciascuna bomba a grappolo è molto più piccola".
Sul fronte politico, l’offensiva iraniana si accompagna a un’escalation verbale. Il Consiglio dei Guardiani, tra le istituzioni più influenti della Repubblica Islamica, ha lanciato un duro avvertimento agli Stati Uniti: "Il governo criminale americano e il suo fesso presidente devono sapere con certezza che se commetteranno un errore e agiranno contro l'Iran, faranno i conti con una risposta dura", hanno dichiarato, secondo quanto riportato dai media iraniani.
La minaccia militare si estende anche sul piano economico e strategico. Il parlamentare iraniano Ali Yazdih ha definito la possibile chiusura dello Stretto di Hormuz, che veicola il 30% del petrolio globale, una "misura legale", da attuare in risposta a un eventuale ingresso degli Stati Uniti nel conflitto al fianco di Israele. In precedenza, Benham Saeidi, del Comitato per la sicurezza nazionale del parlamento iraniano, aveva già evocato la possibilità che Teheran bloccasse lo Stretto in reazione alle "azioni degli oppositori della Repubblica islamica".
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