06 Giugno 2025
Gaza cani militari Fonte: Invictapalestina
Una coalizione di 10 Ong internazionali attacca l’Olanda definendola “complice del genocidio a Gaza” per non aver rispettato gli obblighi previsti dal diritto internazionale. Al centro dell’inchiesta l’export di cani militari e componenti di F35 impiegati nei raid israeliani nella Striscia.
“Mi sono svegliato col rumore delle forze israeliane che entravano in casa mia dopo aver fatto un buco nel muro. In pochi istanti, un cane con una telecamera sulla schiena mi ha attaccato, mordendomi alla spalla e affondando i denti fino all’osso. Mi ha trascinato fuori mentre urlavo di dolore. I soldati ridevano e non hanno fatto nulla per aiutarmi o curarmi”. La testimonianza, scioccante, arriva da Dawlat al-Tanani, una donna di 60 anni sfollata nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. È uno dei casi riportati nel dossier presentato da Euromed Monitor e da una coalizione di 10 Ong che ora accusano lo Stato olandese di “complicità nel genocidio”.
Secondo l’inchiesta, l’Olanda avrebbe ignorato l’obbligo di prevenire crimini di guerra continuando a fornire cani militari a Israele, utilizzati nei raid dentro Gaza e nelle carceri contro la popolazione palestinese. “Animali usati come oggetto di tortura, di atti sessuali con i prigionieri, per terrorizzare la popolazione a Gaza”, si legge nel rapporto, diventato base della nuova causa legale contro il governo olandese.
Il procedimento, già respinto in prima istanza dal Tribunale dell’Aia nel dicembre scorso, è ora giunto in appello. La difesa ha depositato ieri la propria requisitoria; la prima udienza è attesa per la fine di giugno. “Sono ottimista – dice Lydia De Leew di Somo, la Fondazione per la ricerca sulle multinazionali – i Paesi Bassi hanno adottato una misura del tutto inadeguata, che non soddisfa in alcun modo gli obblighi previsti dalla Convenzione sul genocidio e dalle Convenzioni di Ginevra. Non si può continuare a inviare armi a uno Stato che è stato credibilmente accusato di genocidio e addurre come scusa l’indagine dell’Ue per assolversi dalle proprie responsabilità”.
Nel mirino delle Ong anche l’export di componenti olandesi per gli F35 americani, forniti a Israele e utilizzati – secondo numerose fonti – nelle operazioni militari sulla Striscia. Già nel febbraio 2025, una sentenza olandese aveva riconosciuto l’esistenza di “un rischio concreto” che questi materiali venissero impiegati nel conflitto in corso.
Ma l’ondata di denunce non si ferma all’Aja. Il 12 maggio scorso, l’associazione Jurdi (Giuristi per il rispetto del diritto internazionale) ha notificato una messa in mora di 2 mesi alla Commissione europea e al Consiglio Ue. “Se non succederà niente entro il 15 luglio andremo alla Corte di Giustizia Ue, non ci fermiamo più”, ha annunciato Alfonso Dorado, penalista e consigliere alla Corte Penale Internazionale. Secondo Dorado, Bruxelles ha l’obbligo di fermare ogni scambio commerciale con Israele, escludere Tel Aviv dai progetti europei e applicare sanzioni equiparabili a quelle varate contro la Russia.
L’accusa è durissima: “Le alte autorità europee, Ursula von der Leyen e Kaja Kallas, devono stare attente, un giorno potrebbero rispondere di complicità in genocidio davanti alla Corte penale Internazionale dell’Aia”.
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